Grande è la confusione sotto il cielo pentastellato. E a osservarlo non ci si annoia mai. Perché in attesa di un congresso, che prima o poi si farà, posizioni e alleanze interne al M5S mutano alla velocità della luce. Così, se fino a poche settimane fa Alessandro Di Battista era considerato il picconatore numero uno, l’inciampo più pericoloso sul cammino della maggioranza, oggi si trasforma nello scudiero più leale di Giuseppe Conte. E Luigi Di Maio, l’esponente più governista del panorama grillino, diventa invece il congiurato da tenere sott’occhio, pronto a far saltare l’intesa col Pd. Sì, perché l’ex capo politico 5S non sopporta più l’ingombranza del presidente del Consiglio, sempre più amato dalla base parlamentare e in grado di «mangiarsi» l’elettorato grillino. Il ministro degli Esteri avverte Conte come una minaccia. E ad ascoltare le confidenze dei parlamentari, si intercettano frasi di questo tenore: «Di Maio ormai è ossessionato dal premier, farebbe di tutto per mandarlo a casa, a costo di sostenere un governissimo».

Gli incontri riservati con Mario Draghi e Gianni Letta assumono un significato inequivocabile per chi, dall’interno, osserva con preoccupazione le mosse dell’ex capo politico: Di Maio sta lavorando allo sgambetto. E deve essere la stessa chiave di lettura utilizzata da Dibba, che da qualche settimana ha allacciato un canale di comunicazione diretto con Conte. Quando? Una decina di giorni fa, quando Davide Casaleggio, grande elettore dell’ex deputato romano in rotta con Di Maio, varca la soglia di Palazzo Chigi per un faccia a faccia colpremier su Regionali e futuro del Paese. E del Movimento 5 Stelle.

Di Battista ha avviato da mesi la sua scalata al partito, ma sa che per raggiungere lo scopo ha bisogno di alleanze. E chi se non Conte, il più amato da deputati e senatori pentastellati, risponde all’identikit dell’alleato ideale? Una tregua alle picconate sul governo in cambio di un sostegno al congresso in chiave anti dimaiana, è lo scambio. Del resto, non passa giorno senza che un nuovo parlamentare si converta al “rito contiano” e Dibba ha bisogno del loro voto.

Da qui il cambio di atteggiamento. Un esempio concreto? Autostrade. La soluzione rintracciata in un Cdm notturno lascia tutti perplessi: via i Benetton ma nessuna revoca. Il grosso dei pentastellati non sa come reagire, se festeggiare il bicchiere mezzo pieno o attaccare Conte stringendo in mano il bicchiere mezzo vuoto. Le dichiarazioni che si susseguono in mattinata non sciolgono le riserve. Lo stesso Di Maio rivendica il compromesso con una timidezza che non consente di superare lo sconforto dei parlamentari. «La situazione rischiava di sfuggire di mano», confermano dal Movimento. Finché non spunta il video su Facebook di Alessandro Di Battista. «Non ricordo, nel Paese dove tutti gli scandali finiscono a tarallucci e vino, una famiglia di potenti presa a schiaffi come è stata presa ieri notte a schiaffi la famiglia Benetton grazie alla durezza di M5s e di Conte che ha sposato la linea M5S», dice il leader movimentista, rivendicando senza mezzi temini una vittoria storica di Conte. «Io sono molto soddisfatto», aggiunge, autorizzando nei fatti i suoi sostenitori a brindare pubblicamente. Una blindatura di Conte che disarma le truppe già schierate all’attacco del premier. Gli attestati di stima al presidente del Consiglio ormai si sprecano. Ancora ieri, Di Battista ripeteva su Autostrade: «È un colpo al liberismo e proprio per questo, oggi più che mai, dobbiamo fare due cose: difendere - con le unghie e con i denti - questa scelta dai rigurgiti del sistema; e sostenere Conte ed il M5S ( pur criticandolo ove necessario come ho sempre fatto anche io) perchè le rappresaglie di chi è terrorizzato dal principio che è passato su autostrade non tarderanno ad arrivare».

Un brutto colpo per Di Maio che adesso prova a far saltare le alleanze alle Regionali, sconfessando Ferruccio Sansa come candidato in Liguria a poche ore dalla sottoscrizione di un accordo tra Pd e M5S. Ma ciò che ottiene il ministro degli Esteri è la sconfessione della sua posizione per bocca di Vito Crimi. L’asse Dibba- Conte porta a casa la prima vittoria.