Non sono giorni facili per Elly Schlein, che assieme a Giuseppe Conte sta per schiantarsi contro il muro eretto da Vito Bardi in Basilicata ( e contro il quale Pd e M5S avrebbero dovuto usare un bulldozer, e invece hanno preferito bruciare prima il re delle cooperative bianche Angelo Chiorazzo e poi l’oculista Domenico Lacerenza, per ripiegare infine su Piero Marrese. Ma in attesa del risultato lucano ( una rimonta di Marrese è praticamente impossibile, vista anche la convergenza dei centristi su Bardi), è sulle questioni di politica internazionale che il Nazareno si trova stretto nell’abbraccio mortale che arriva sia da sinistra sia dal centro, e per ragioni opposte.

Il Movimento 5 Stelle, col quale i rapporti sono ormai ai minimi termini, sta spostando la campagna elettorale sulla pace da raggiungere in Ucraina smettendo di inviare armi a Kiev, come il leader ed ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ripete esplicitamente ormai da mesi. Una posizione che a sinistra è assediata da qualche settimana anche dalla lista Terra Pace Dignità di Michele Santoro, e soprattutto, negli ultimi tempi, da Alleanza Verdi- Sinistra, che come spiegato ieri su queste colonne sta mettendo in piedi un vero e proprio dream team, almeno a nomi, in vista del voto. Da Mimmo Lucano Ignazio Marino, fino a Ilaris Salis, la lista di Avs pescherà molto probabilmente anche nel bacino elettorale dem, o quantomeno in quei cittadini che si riconoscono nel Pd ma che convivono a fatica con l’ala moderata del partito, e che quindi spesso si spostano su posizioni più a sinistra. E che di conseguenza, sia sulla guerra in Ucraina sia su quella tra Israele e Hamas potrebbero farsi persuadere dai nomi d’impatto messi in campo dal duo Fratoianni& Bonelli. Dall’altra parte, i cosiddetti “moderati” del Pd hanno il problema opposto, cioè sopportano a fatica la segreteria di Schlein in sè, tant’è che molti di loro sostenevano il presidente dell’Emilia- Romagna, Stefano Bonaccini, al Congresso, e sono pronti a fare fuoco e fiamme non appena dal Nazareno arrivano parole ambigu sull’Ucraina.

E che in questo caso potrebbero avvicinarsi alle sirene di Carlo Calenda, o magari a quelle del duo Renzi& Bonino.

«Il Pd si spaccherà, non possono stare insieme Schlein e Guerini», ha dteto il segretario di Azione in riferimento alle visioni delle due

ali del partito sul conflitto innescato dall’invasione di Putin.

Del resto, non è un mistero che lo stesso Guerini, presidente del Copasir, abbia una visione del tutto allineata a quella della maggioranza, dell’Ue e della Nato, la stessa portata avanti da personalità come Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo e che si è vista scavalcata nella preferenze del Nazareno al Sud niente meno che da Lucia Annunziata.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato poi il nome di Marco Tarquinio come possibile candidato nella circoscrizione Centro. Le idee di Tarquinio sul conflitto in corso sono molto vicine a quelle di Giuseppe Conte così come a quelle di Fratoianni e Bonelli, e distante mille miglia dal pensiero dei moderati dem e, almeno in parte, anche da quello di Schlein.

E così alla segretaria non rimane che buttarsi a capofitto sui temi che possono invece unire il partito, dall’aborto all’immigrazione. Ma se sul primo ieri si è consumato il caso Porta a Porta, con la redazione che ha reso pubblico l’invito a tre esponenti donne dem indisponibili e sostituite così da Alessandro Zan nel panel sull’interruzione di gravidanza, sul tema migranti dal nazareno è stata accolta con favore la sentenza sul caso Iuventa. «Le organizzazioni umanitarie impegnate nelle operazioni di soccorso in mare devono essere ringraziate e non criminalizzate - ha detto ieri Schlein - perché sopperiscono alla mancanza di una missione europea di ricerca e soccorso in mare per cui il Partito democratico continuerà a battersi: in sostanza fanno quello che dovrebbero fare gli Stati e l’Unione europea. Speriamo nessuno si azzardi mai più a chiamarle taxi del mare». Chi continua a navigare a vista, nel frattempo, è lo stesso Pd.