Giuseppe Conte apre il suo discorso al Senato per la fiducia con un richiamo a quel «progetto di Paese di quei 29 punti» programmatici presentati all’inizio dell’esperienza di governo e rivendica che «c’era una visione e una forte spinta ideale, un chiaro investimento di fiducia». Ripercorrendo l’intervento di ieri alla Camera, il presidente del Consiglio annota che «ora un uragano sta sconvolgendo il nostro destino collettivo» e che «anche la politica è stata costretta a misurarsi con scienza e tecnica per rispondere a emergenza e crisi economica». Allo stesso modo, Conte sottolinea che «primi in Occidente, siamo stati costretti a introdurre misure restrittive dei diritti della persona, seguiti poi dagli altri Paesi». Alla sua maggioranza, il presidente anche parlando a Palazzo Madama riconosce che «è riuscita a dimostrare grande responsabilità».
Un’ora di orologio per leggere in gran parte lo stesso discorso letto ieri alla Camera, poche le aggiunte e gli aggiustamenti: Giuseppe Conte rivolge le sue comunicazioni al Senato e conferma di volersi presentare a testa alta, attacca Iv per la apertura della crisi e gli attacchi scomposti e lancia un appello ai volenterosi. «Al culmine di alcune settimane di attacchi anche mediatici molto aspri, devo dirlo a volte anche scomposti, alcuni esponenti di Italia Viva hanno anticipato e poi confermato di volersi smarcare da questo percorso comune», attacca il premier. «In questi giorni ci sono state continue pretese, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Di qui le accuse, a un tempo di immobilismo e di correre troppo, di accentrare i poteri e di non aver la capacità di decidere. Vi assicuro che è complicato governare con chi mina continuamente un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza», afferma il premier nel passaggio sulle critiche di Italia viva e sulle dimissioni di Bellanova e Bonetti. Poi il presidente del Consiglio cita nuovamente la Presidenza Biden. «Guardiamo con grande attenzione alla presidenza Biden, con la quale inizieremo a lavorare subito», spiega. C’è infatti «un’agenda in comune che spazia da un multilateralismo, che vogliamo entrambi efficace, ai cambiamenti climatici, alla rivoluzione verde e alla rivoluzione digitale». Confermati i passaggi su Ue, Nato e sulla Cina. I rapporti con Pechino vanno ancorati «al nostro sistema di valori e di principi», spiega il premier. «Abbiamo l'urgenza di fare politica perché solo la politica ci consente di interpretare il malessere della società» con il rischio «che le richieste restino non ascoltate o si trasformino in rabbia o nello scontro violento». «Spetta a noi quindi mettere in forma politica i bisogni di tutti», ha aggiunto. «Le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, mentre invece così, agli occhi di chi ci guarda, dei cittadini in particolare, appaiono dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della malattia, con lo spettro dell’impoverimento, con il disagio sociale, con l’angoscia del futuro. Rischiamo così tutti di perdere il contatto con la realtà. C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No. E, infatti, i ministri e gli alleati di governo che hanno potuto seguire da vicino le vicende di queste ultime settimane sono testimoni del fatto che abbiamo compiuto ogni sforzo, con la massima disponibilità, per evitare che questa crisi, ormai latente, potesse esplodere», ribadisce il premier Giuseppe Conte, in Aula al Senato. «Nonostante continue pretese, critiche sempre più incalzanti, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Questa crisi di governo ha aperto una ferita profonda all’interno della compagine di governo e tra le forze di maggioranza, ma ha provocato - e questo è ancora più grave - anche profondo sgomento nel Paese. Questa crisi rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere. Arrivati a questo punto - rimarca Conte - non si può cancellare quel che è accaduto o pensare di poter recuperare quel clima di fiducia e quel senso di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti insieme, nell’interesse del Paese. Adesso si volta pagina. Questo Paese merita un governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e una incisiva ripresa della nostra economia». Applauso dell’assemblea di palazzo Madama per Liliana Segre in occasione della discussione generale sulle comunicazioni del premier. È Pier Ferdinando Casini, il primo a intervenire, a chiamare il saluto per la Segre appena arrivata in Aula, che viene applaudita da tutti i senatori e tutti membri i del governo in piedi. «Nell’annunciare il mio voto favorevole al governo vorrei esprimere il rispetto per il governo per gli sforzi onesti e leali che ha messo in campo nell’affrontare la pandemia», ha detto Pierferdinando Casini intervenendo in Senato. Le parole del presidente Conte, ha aggiunto, «sono state parole di verità, ammettendo che ci sono state cose che potevano essere fatte in modo migliore e diverso. Ma credo che nessuno possa avere il pregio della infallibilità davanti a questo dramma». Casini si è poi detto «preoccupato per il trionfalismo di chi si accontenta del pallottoliere e dimentica le ragioni della politica. La crisi è stata aperta da Italia viva, in modo sbagliato e frettoloso ma non inaspettato se è vero che da mesi erano evidenti le ragioni del dissenso all’interno del governo. Ci si è dilungati - ha sottolineato - su una crisi che andava affrontata con risolutezza. Oggi tutto è coperto dalla soddisfazione di fondo di un anti renzismo che diventa una specie di auto compiacimento. Dobbiamo capire invece se il governo ne esce più forte o più debole. Non so se prenderemo 161 voti, 158 o 150. Il problema sono i sentimenti del Paese e la necessità che questo governo allarghi la base di condivisione». «Recuperiamo il cammino comune con chi ha fatto prevalere ragioni divisive», ha detto infine avvertendo che «andando avanti zoppiccando e magari appellandoci solo ai numeri, faremmo un favore alle forze sovraniste, perchè il nostro rapporto con il paese sarà indebolito». «Annuncio il mio voto di fiducia nel modo che mi è proprio. Non le porto voti, se non il mio. Il mio un voto di fiducia è libero e condizionato ai provvedimenti, se corrisponderanno alle mie convinzioni». A dirlo è il senatore a vita Mario Monti intervenendo in Senato durante la discussione generale seguita alle comunicazioni del presidente Conte. «Se ci sarà questo riscontro in futuro non solo appoggerò il governo ma mi adopererò anche presso l’opinione pubblica inclusa quella internazionale per sostenere ciò che verrà fatto».