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EMANUELE ORSINI CONFINDUSTRIA
L’Assemblea di Confindustria quest’anno si svolgerà a Bologna, e non a Roma. Una scelta simbolica e strategica: portare l’assise degli industriali nel cuore dell’Emilia-Romagna, regione- simbolo della manifattura italiana e seconda realtà industriale in Europa dopo la Germania.
«Vogliamo dimostrare che siamo presenti su tutto il territorio», ha spiegato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. Una decisione che segna una novità: l’unico precedente di un’assemblea fuori dalla Capitale risale al 2015, quando si tenne a Milano in occasione di Expo. Stavolta, invece, la scelta è interna e deliberata, per sottolineare la capillarità e l’articolazione del sistema confindustriale, una delle sue principali forze.
Accanto ai vertici dell’industria italiana, all’evento di oggi parteciperanno anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. «La loro presenza sarà un’occasione importante per riportare le nostre priorità al centro dell’agenda politica nazionale ed europea», ha dichiarato Orsini. Al centro del dibattito ci sarà il tema dei dazi, tornato di stretta attualità con la nuova politica commerciale dell’amministrazione Trump. Una questione cruciale per le imprese italiane, storicamente orientate all’export, soprattutto verso gli Stati Uniti, che rappresentano uno dei mercati più rilevanti per il made in Italy.
Orsini ha lanciato un appello alla prudenza: «Negli Usa esportiamo 65 miliardi di euro di prodotti, con un saldo attivo di circa 39 miliardi. Reagire con calma è fondamentale: il rischio è bruciare miliardi in Borsa. Serve correre verso un negoziato». Una posizione condivisa anche dal governo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha infatti assicurato: «Lavoriamo per evitare una guerra commerciale.
L’obiettivo è dazi zero per zero, per un vantaggio reciproco». Difesa, energia e Big Tech saranno gli altri tre pilastri della linea programmatica della Confindustria. «La prima priorità è la Difesa – ha spiegato il presidente Orsini – perché senza l’ombrello protettivo degli Stati Uniti si aprirebbe un problema serio». Ma anche il tema energetico resta cruciale. Da tempo, Confindustria sollecita l’esecutivo su una strategia chiara e condivisa sui costi dell’energia. «Basta polemiche – ha detto il presidente – servono soluzioni condivise tra governo, produttori e imprese. È il momento di lavorare insieme per il bene del Paese».
Tra le proposte in campo: il disaccoppiamento delle rinnovabili giunte a fine incentivo, dell’energia idroelettrica e di quella del Gse, da immettere nel mercato attraverso contratti a lungo termine. Secondo il Centro Studi Confindustria, questa strategia porterebbe il costo dell’energia a 65 euro per megawattora. Sul fronte tecnologico, Orsini ha acceso i riflettori sul divario europeo con Stati Uniti e Cina. «Loro hanno investito centinaia di miliardi sull’intelligenza artificiale, noi solo 20. Colmare quel gap è difficilissimo, ma dobbiamo fare di più se vogliamo restare competitivi». Ma non basta dialogare con gli Usa. Confindustria punta anche a diversificare i mercati. «Stiamo spingendo sul Mercosur – ha aggiunto Orsini – perché i nostri prodotti sono efficienti e competitivi. Dobbiamo rafforzare la nostra presenza in India, negli Emirati, in Asia e nei 41 paesi africani con cui abbiamo già stretto un patto».
Perché tutto ciò si realizzi, serve però una cornice strategica nazionale: «Abbiamo bisogno di un grande piano industriale per il Paese – ha ribadito Orsini – che metta al centro l’impresa e crei le condizioni per investire. Servono strumenti semplici, contratti di sviluppo più rapidi e incentivi riformati. Le imprese devono tornare protagoniste della crescita».