Prima scherza e quasi spiazza Bruno Vespa: «Perché voto No? Me lo chiedo anche io?». Da vero show man Silvio Berlusconi esordisce (ieri sera ndr) sorridendo a Porta a Porta in una delle principali interviste della volata finale referendaria. Il gran comunicatore sembra voler distinguere con questo vezzo scherzoso il suo No da quello urlato di Grillo che continua a ritenere, nelle conversazioni private, "la sciagura" principale. Poi però il Cav delineando bene il suo No, non fa per niente sconti a Matteo Renzi. Lo dice papale papale: «Perché Confalonieri e Mediaset sono per il Sì? Hanno paura di possibili ritorsioni di chi detiene il potere».Ecco spiegato quel «me lo chiedo anche io perché voto No». Paventa quello che per lui sarebbe lo scenario peggiore per l'Italia, la sua azienda e «tutte le aziende»: la vittoria del Sì. Tuona contro «il rischio di una deriva autoritaria nel nostro Paese». Perché, sostiene, «potremmo avere, per esempio, una sola persona che diventerebbe il padrone del governo, dell'Italia e degli italiani». E avverte che ci potrebbe essere «una dittatura Grillo o Renzi». Un rischio dovuto al fatto che lui non si mostra molto convinto del fatto che il premier come promesso cambierà la legge elettorale. Quindi, se Renzi modificherà l'Italicum «benissimo, ma oggi è solo una promessa e questo governo di promesse ne ha fatte tante e non le ha mantenute. Magari l'intenzione c'è, ma poi possono succedere tante cose. Magari uno scioglimento anticipato delle Camere, si andrebbe a votare e con questa legge, e ci troveremo dentro una dittatura di Renzi e del Pd o di Grillo e del M5s».Anche se poi l'ex premier dice di non credere troppo al fatto che si vada a elezioni anticipate, perché «i parlamentari vogliono restare dove sono». Ma per Berlusconi il punto che traspare dalle sue dichiarazioni, vada come vada il referendum, è tornare centrale nel cambio della legge elettorale. Spiega così il suo No: «Il sistema elettorale congiunto alla riforma costituzionale fa sì che in un'Italia ormai tripolare un polo che prende il 30 per cento corrisponde in virtù della bassa affluenza al 15 per cento degli aventi diritto al voto. E con il voto di un italiano su 6, ad esempio, il signor Grillo, già padrone del suo partito diventerebbe capo del governo, della Camera, potrebbe eleggere il presidente della Repubblica, e diventerebbe in breve il capo degli italiani». Poi, all'accusa di Renzi sull' "accozzaglia del No", replica con una bordata in termini calcistici: «Con Renzi ci sono gli Alfano, i Verdini, i Cicchitto, non mi sembra sia il Real Madrid! ». Ribadisce gelido il suo stop a Stefano Parisi sostenendo che Matteo Salvini si è dimostrato più accomodante di lui: «Io Parisi non l'ho mai licenziato perché non l'ho mai assunto. Lui non è mai stato mio collaboratore e ha sempre detto di non essere di Forza Italia. Non si può fare il federatore del centrodestra se si attaccano i dirigenti di Forza Italia o Matteo Salvini. Bisogna essere concavi e convessi (suo celebre mantra ndr), Salvini ha delle punte ma quando ci si incontra cambia e ci mettiamo d'accordo su tutto». Ma su Parisi il Cavaliere sembra lasciare un piccolo spiraglio: «Sarebbe stato un successo portare professionisti del fare e delle professioni senza rottomare nessuno. Questo doveva e deve fare e sarebbe utile a tutto il centrodestra».Ma ne ha anche per il leader leghista: «Lui ha proposto le primarie perché pensa di essere lui il vincitore, ma io invito a fare la differenza tra ciò che si dice per propaganda e le cose che si dicono quando si fa sul serio». Rilancia quindi la coalizione, ma dice anche che dipende dalla legge elettorale: «Sono sicuro che il centrodestra in caso di elezioni che diano ancora peso alle coalizioni, si presenterà tutto unito e con un programma chiaro: meno tasse sulle famiglie, sulle imprese, sulla casa, sul lavoro. E il programma discusso con Meloni e Salvini è stato approvato al 95 per cento». Ma ribadisce di preferire il proporzionale che vorrebbe con una soglia di sbarramento al 5 per cento e quindi in questo caso "ognuno si potrebbe presentare da solo ". Nega che farà un altro predellino. E rimarca: «Io sono alla ricerca costante e disperata di un successore e sono qui proprio perché occorre che il centrodestra trovi qualcuno che contrasti Renzi». Mena un fendente facendo a Renzi un complimento un po' al veleno: «Renzi è un grandissimo affabulatore, il numero uno nella storia della Repubblica. Più bravo di me. E poi ha 40 anni, la metà di me: ha grandi energie e dinamismo, può stare in diversi posti ogni giorno per raccontare le sue bugie». Ma intanto il successore di se stesso, l'altro leader in campo, che nella volata finale referendaria si ripropone al centro della scena come ancora il capo del centrodestra appare lui, ancora lui, il Cav. Pronto a giocare su tutti i tavoli e su tutti gli scenari che si apriranno.