Era stato annunciato, era atteso, lo avevano quasi promesso. L'autunno invece è caldo solo sul fronte della meteorologia, più freddo che tiepido invece su quello della politica. Gli estremi sociali ci sarebbero, ma sono conati che non escono dallo stato di latenza. La mobilitazione estiva proclamata con troppa enfasi dalla segretaria del Pd Elly Schlein, quella che avrebbe dovuto preparare l'autunno, è stata poca cosa in sé e pari a zero quanto a esiti concreti. Per i cronisti politici, che non possono vivere di sola destra, trovar modo di citare l'opposizione è improbo. Chiedersi cosa fa un'opposizione che comunque rappresenta mezzo Paese è inevitabile.

La risposta la offre quotidianamente la cronaca politica: l'opposizione campa di rimessa. Aspetta che questo o quell'esponente del governo incespichi per strillare a vuoto e reclamare dimissioni che sa impossibili: di quante ne abbia chieste l'opposizione nel corso di un anno, con o senza formale mozione, si è letteralmente perso il conto. A volte l'incidente è serio e la richiesta di dimissioni sarebbe fondata, come nel caso della ministra Santanchè, altre volte lo scandalo è risibile, la richiesta di lasciare il ministero quasi incresciosa, come nel caso della porta del treno fermo fatta aprire dal ministro Lollobrigida, altre ancora è decisamente fuori luogo, come nel caso del sottosegretario Delmastro che dovrebbe levare le tende non perché condannato ma perché rinviato a giudizio, come se fosse la stessa cosa o quasi. Incidentalmente proprio in questo caso l'opposizione promette di dare battaglia con il massimo vigore, con la certezza di essere sconfitta in aula ma soddisfatta dal rumore che lo scontro sulla mozione di sfiducia provocherà.

È propaganda, certo, e come tale fa parte della politica da sempre, non c'è da scandalizzarsene.

Il problema si pone quando questo aspetto quasi ornamentale della politica diventa la sola e unica modalità e quando, di conseguenza, l'arte dell'opposizione si riduce alla ricerca di battute taglienti da mitragliare nei talk- show, immaginati a torto come la sola vera arena dello scontro politico.

Non è solo questione di opposizione quotidiana. Anche sul piano della strategia più ariosa l'opposizione, in concreto il Pd e il M5S, altro non fanno che aspettare il fallimento della maggioranza. Aspettano pazienti che i risultati soprattutto sul fronte dell'economia siano tanto catastrofici da provocare di per sé la crisi del centrodestra. Si trovano a malpartito perché di solito la sponda, almeno per il Pd, era l'Europa, che stavolta, al contrario del solito e per motivi di opportunità sin troppo chiari, con il governo Meloni non è affatto severo. Ma se anche il lieto evento si verificasse e il governo fosse travolto dai suoi stessi errori, un'opposizione incapace di andare oltre il gioco di rimessa combinerebbe comunque ben poco.

Ci sono motivi strutturali per questa degenerazione dell'opposizione in afasia o, peggio, in petulanza. Il Pd si trova in situazione non molto diversa dal partito omonimo d'oltreoceano. Negli Usa i democratici sono costretti a sostenere la ricandidatura di un presidente uscente a forte rischio di sconfitta per qualsiasi altro candidato spaccherebbe il partito.

Qui la segretaria può ricorrere solo a una montagna di slogan perché ogni passo in più farebbe emergere le divisioni profonde del suo Pd. Il M5S è una creatura informe: non è più il partito antisistema di Grillo e Casaleggio ma non può neppure diventare una copia appena più radicale del Pd di Elly. Ci sono anche motivi inerenti alla capacità. I 5S sono sempre stati un partito d'opinione e non di mobilitazione. Il Pd ha nella sua genealogia esperienze di conflitto e mobilitazione reali ma dopo aver passato decenni a cercare di dimenticarli e farli dimenticare non sa più nemmeno di cosa si tratti e confonde le raccolte di firme con una poderosa mobilitazione.

Il risultato però non cambia. L'opposizione in Italia non esiste, l'autunno caldo è un miraggio e le cose non sono destinate a cambiare con l'evolversi delle stagioni.

Non fino a che il gruppo dirigente del Pd e magari anche quello del M5S non troveranno il coraggio e la capacità di un colpo di reni di cui al momento non c'è neanche un minimo accenno.