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Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria
Toti ha una sola carta sicura per restare presidente della Liguria, come intenderebbe fare stando a quel che trapela dal suo domicilio coatto. Deve ottenere la revoca degli arresti domiciliari dal magistrato oppure con il ricorso al Tribunale della Libertà. Anche in quel caso, che i bookmakers ritengono improbabile ma chissà se hanno ragione, la situazione potrebbe restare molto difficile, qualora il presidente ottenesse la libertà ma accompagnata da una sospensione. In ogni caso l'eventuale revoca degli arresti gli consegnerebbe però una carta molto forte, da sommarsi all'appoggio di Fi e della Lega. Anche ieri Salvini gli ha fatto scudo rispondendo alla richiesta di dimissioni ribadita da Conte: «In Italia si è innocenti sino a prova contraria e se ogni indagato si dimettesse il Paese si fermerebbe domani». Lo scudo leghista e azzurro però non basterà se il presidente dovrà restare segregato in casa. L'impazienza di FdI trapela sin troppo palesemente. L'irritazione della premier è ovvia e scontata.
Se Toti sarà costretto a passare la mano si aprirà a destra un valzer delle candidature in vista del quale tutti stanno già scaldando i motori. Si voterà in autunno e di conseguenza l'abbinamento con il voto in Umbria è nell'ordine delle cose. Le europee lasceranno però un altra presidenza di Regione vacante, quella dell'Emilia- Romagna in seguito alla sicura elezione di Bonaccini. Nella maggioranza c'è di conseguenza chi già vagheggi un election day regionale, aggiungendo l'Emilia alle altre due regioni. Per ora è solo una suggestione, che dovrà fare i conti con la legge elettorale dell'Emilia che non impone elezioni immediate. Insomma la Giunta potrebbe riuscire a tirare avanti sino alla scadenza naturale, nel 2025.
Le reazioni di FdI all'arresto di Toti sono state subito estremamente eloquenti. A botta calda il coordinatore regionale Rosso affermava di «non escludere dimissioni e nuove elezioni», salvo poi dover tornare indietro una volta resosi conto della clamorosa gaffe. Ma in generale la difesa di Toti da parte dei tricolori è rimasta molto meno convinta di quella degli altri partiti della maggioranza e ci sono pochi dubbi sulle intenzioni della premier di provare ad aggiudicarsi la Regione, con una rosa di nomi tra i cui petali il più papabile è proprio quello del coordinatore Marco Rosso. Neppure la Lega maschera l'ambizione
di lanciarsi all'arrembaggio della Liguria. Un obiettivo che presenta però molte controindicazioni. La presidente uscente dell'Umbria Donatella Tesei è leghista ed è poco credibile una doppia prova regionale con in campo due candidati leghisti. Il Carroccio inoltre è parte integrante del sistema di potere costruito in Liguria da Toti, e questo certo non supporta l'idea di una candidatura del Carroccio. La Lega potrebbe però proporre una sorta di scambio, sacrificando Tesei, considerata una candidata debole, e avrebbe alcune carte forti da giocare: la candidatura di Edoardo Rixi, uno dei principali dirigenti leghisti che in Liguria ha una sua considerevole forza, oppure quella del sindaco di Genova Marco Bucci, che è un indipendente pur se vicino alla Lega e che può vantare una notevole popolarità. L'asso nella manica di Bucci sarebbe però probabilmente un altro: il legame forte con la coordinatrice nazionale di Italia viva Raffaella Paita, che fu sconfitta proprio da Toti nelle elezioni regionali.
Nelle prossime tornate elettorali il partito di Renzi giocherà un ruolo in alcune realtà importanti e si può star certi che il suo leader non mancherà di sfruttare l'occasione. A Firenze, dove si voterà il 9 giugno in abbinata con le Europee, ad esempio, non è affatto certo ed è anzi molto improbabile che, nell'eventuale ballottaggio, la candidata di Iv Stefania Saccardi scelga di sostenere il centrosinistra invece che la destra e il tema si ripeterà quando nel 2025 si voterà per la Regione e si tratterà del voto più pericoloso di tutti per Elly Schlein. Perdere la Toscana rossa sarebbe un trauma per il Pd, tanto da mettere a rischio la stessa segreteria. Non è un'eventualità remota, con tutte le province toscane tranne Firenze e Livorno già controllate dal centrodestra e l'appoggio di Renzi, che in Toscana ha ancora peso e seguito, potrebbe essere decisivo. Una candidatura autorevole e indipendente come quella di Bucci potrebbe spostare Iv a destra anche in Liguria.
Il politico più potente della Regione, con Toti, è però il presidente della provincia di Imperia ed ex ministro degli Interni con Berlusconi Claudio Scajola. Scajola si dichiara oggi né di centrodestra né di centrosinistra ma va da sé che sono parole. Tra i pupari principali della destra nella scelta del candidato governatore ci sarà proprio lui e c’è chi addirittura non esclude l'eventualità, in realtà remota, di una sua candidatura. Nel centrosinistra per ora c'è un solo nome che circola vorticosamente: quello dell'ex ministro della Giustizia e oggi leader della sinistra del Pd Andrea Orlando. Che però non scioglie la riserva e certo non lo farà sino a che lo psicodramma delle dimissioni di Toti non si sarà concluso. In un modo o nell'altro.