«Testardamente unitari e generosi». Quelle che Elly Schlein sceglie per commentare la vittoria di Alessandra Todde e del campo largo in Sardegna non sono parole di rito, sono la sintesi di un progetto politico lungo un anno. Perché dall’arrivo al Nazareno a oggi, la segretaria del Pd ha dovuto difendersi da feroci attacchi interni, dalle insidie degli alleati e dalle bordate degli avversari giocando apparentemente di rimessa, incassando e rialzandosi col sorriso.

«Testardamente». Inseguendo programmi «unitari», in nome di un’intesa col Movimento 5 Stelle considerata morta da buona parte dei maggiorenti dem. E concedendo spazi «generosi» per scongiurare strappi inutili e dannosi. Sta in queste tre parole la ricetta vincente di Elly Schlein che in un sol colpo è riuscita a mettere a tacere le rumorosissime correnti del suo partito, già pronte allo sgambetto, e a spaventare, per la prima volta dal trionfo alle Politiche, la leader apparentemente invincibile della destra italiana: Giorgia Meloni.

E a differenza della premier, la segretaria del Pd ha esercitato la sua leadership rinunciando al piglio padronale del comando. Schlein si è messa all’ascolto degli alleati e ha saputo riconoscere tempestivamente il momento giusto per fare un passo indietro, infischiandosene dei mal di pancia interni, per lasciare spazio a chi era stato in grado di esprimere una candidatura competitiva e credibile come quella di Todde: Giuseppe Conte. Perché in politica - Silvio Berlusconi ne è stato un maestro - la generosità coi compagni strada paga. E in questo caso ha pagato così tanto da rendere Elly l’indiscussa trionfatrice di questa tornata elettorale, nonostante la vittoria di un’esponente grillina, e l’unica segretaria possibile per un partito di eterni congiurati.

Il Pd, infatti, col 13,8 per cento, è la prima forza politica dell’isola, staccando per un soffio Fratelli d’Italia, fermo al 13,6. Un risultato che forse nessuno si attendeva in casa dem, tanto da obbligare Stefano Bonaccini, capofila del partitino degli amministratori, a seppellire l’ascia di guerra e riconoscere il successo della segretaria. «È una vittoria di squadra, perché Alessandra ha tenuto insieme una coalizione plurale che si è unita ogni giorno di più», può finalmente dire Schlein senza correre il rischio che qualche compagno di partito l’accusi di “sudditanza” nei confronti del M5S. «Una cosa è certa: l’alternativa c’è. Come Segretaria, a un anno esatto dalle primarie, non potevo sperare in una ragione più bella per festeggiare! Dimostra che la direzione intrapresa è quella giusta e che essere testardamente unitari porta i suoi frutti», aggiunge, pensando già alla prossima tappa di questo cammino: «Fra due settimane possiamo vincere anche in Abruzzo con Luciano d’Amico».

Schlein ha un solo obiettivo: sottrarre la Regione al fratello d’Italia Marco Marsilio, con un campo così largo da tenere insieme Conte e Calenda, Fratoianni e Renzi. Perché è proprio la politica dei veti incrociati a essere uscita con le ossa rotte dalla lezione sarda. Chi ha scelto di sostenere altri candidati per non condividere lo stesso spazio politico di Todde ha portato a casa percentuali da prefisso telefonico. Potrebbe andare diversamente in Abruzzo, dove, secondo gli utlimi sondaggi, la partita sembra essere più che aperta. Certo, Marsilio, governatore uscente, non è Truzzu, ma la leader dem sogna di espugnare un’altra roccaforte. Del resto, «era dal 2015 che non si vinceva una Regione in cui governa la destra», dice la segretaria dopo il colpaccio sardo.

Certo, è ancora presto per lanciarsi in previsioni meteorologiche sul «vento» che cambia, ma Schlein ha di certo chiara in mente tutta la road map del 2024. Dopo l’Abruzzo toccherà, un mese dopo, alla Basilicata, dove l’intesa con gli alleati sembra ancora in alto mare, e al Piemonte (a giugno, insieme alle Europee), dove per superare l’incompatibilità tra dem e grillini bisogna scavare attraverso parecchi strati di diffidenze e ostilità sedimentate nel tempo. Toccherà a Elly armarsi di pazienza e di vanga. Perché solo così, ancora una volta, non la vedranno arrivare.