È sicuro che potendolo fare, mi manderebbe senza esitazione, sonoramente, a quel paese. Appresa la morte di Roberto Cicciomessere, il pensiero va al Gianicolo: in quel colle romano ci sono i busti di patrioti italiani e stranieri che durante il Risorgimento hanno lottano per l’Italia. Non gli garberebbe affatto essere considerato e ricordato come un “busto”. «Fallo tu, il caga-piccioni!».

Forse, ma anche qui non sono sicuro, più gradirebbe il paragone con il Sabra: il fico spontaneo, ruvido, selvaggio, con aculei esterni, dolce e saporito “dentro”. Apprezzerebbe, senza peraltro farlo vedere troppo, l’allusione, l’accostamento con le qualità del sabra: la tenacia e la capacità della pianta di sopravvivere in ambienti esterni difficili, comunque in grado di produrre frutti che sotto la scorza, al loro interno contengono una polpa dolce e gustosa.

Cicciomessere appartiene a quella generazione di radicali che si stringono attorno a Marco Pannella negli anni Sessanta del secolo scorso; caparbi tengono in vita un partito che per i suoi fondatori (Mario Pannunzio, Nicolò Carandini, Ernesto Rossi, ecc.) non ha più ragione di vivere. Pannella e una pattuglia di sodali (Angiolo Bandinelli, Marcello Baraghini, Ferdinando Landi, Silvio Pergameno, Aloisio e Giuliano Rendi, Lorenzo Strik-Lievers, Gianfranco e Giorgio Spadaccia, Massimo Teodori, Andrea Torelli, per citarne di alcuni), decidono di giocare la scommessa di un partito libertario che non prevede espulsioni, convoca congressi annuali a data fissa, sceglie obiettivi da perseguire con chiunque in quel momento condivide quel tratto di strada, consente l’iscrizione di tutti e a nessuno possa essere rifiutata, unica condizione il pagamento della “quota” annuale. Cicciomessere fa parte a pieno titolo di quel nucleo (meno di duecento in tutta Italia) di concreti sognatori, di pragmatici utopisti.

Perché il richiamo al Gianicolo, ai busti dei “grandi”? Un giorno ci si dovrà decidere a riconoscere (e valorizzare) il fatto che gli ultimi decenni del secolo scorso non sono stati solo quelli dei cosiddetti “anni di piombo”, del sangue versato a destra e a sinistra; sono stati anche gli anni di importanti, fondamentali conquiste civili e sociali; anni riformatori: divorzio, non punibilità dell’aborto, riforma sanitaria, abolizione di norme fasciste presenti nel codice penale, reati statuto lavoratori, anticoncezionali, affermazione di coscienza, nuovo diritto di famiglia, abolizione dell’infame regolamento manicomiale…: diritti per tutti, contro nessuno, conquistati a prezzo di denunce, processi, carcere, manifestazioni. Cicciomessere è parte di questo Pantheon, il paese, noi tutti, gli si deve più di qualcosa. Dirigente radicale, per conquistare la legge sull’obiezione di coscienza patisce lunghe settimane di detenzione in un umida cella del carcere militare di Peshiera; su Prova Radicale c’è un suo bellissimo diario di quei giorni. Ma un po’ tutte le battaglie politiche di quegli anni lo vedono militante-protagonista senza tuttavia vocazione di esibizione. Deputato per due legislature, epici i suoi “duelli” con la presidente Nilde Iotti conditi con qualche episodio alla Giancarlo Pajetta anni ’50… In Parlamento lascia la sua impronta: più di un suo intervento merita di essere letto e meditato, cosi’ gli atti parlamentari prodotti, ancor oggi, ad anni di distanza, attuali.

Molti lo ricorderanno per il suo carattere ispido, ruvido, brusco, non esattamente “piacione”. Ognuno è come è; a Roberto va riconosciuto “carattere” e il pregio di non essere stato mai ipocrita: poteva piacere o no, ma quel che pensava diceva, schietto, brutale, senza fine doppio. Sincero.

Un episodio forse descrive meglio di altri il suo carattere più vero. Ha avuto un ruolo fondamentale nella costituzione di quel gioiello informativo che è Radio Radicale; poi elabora e letteralmente costruisce “Agorà Telematica”: uno dei primi internet service provider in Italia, precursore dell’utilizzo della telematica applicate alla politica. Il Sistema all’epoca è qualcosa di rivoluzionario, dalla sua successive vendita si ricavano svariate decine di miliardi di lire. Cicciomessere potrebbe “sistemarsi”. Discretamente, senza chiedere nulla in cambio, devolve il tutto alle esangui casse del Partito Radicale.

Malato da tempo, chiede infine di essere sedato. Nel giro di qualche ora, nella sua abitazione, nella tranquillità di quel sonno senza risveglio, ci lascia in punta di piedi. A molti di noi lascia il malinconico ricordo di un tempo condiviso, di molti sogni rimasti tali; di tratti di strada percorsi tra mille dissensi e litigi, ma che tuttavia è stato importante percorrere, nei tempi e nei modi percorsi. Una fortuna che e’ anche un privilegio.