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Sempre più grande la confusione sotto il cielo dem, ma la situazione non è eccellente come ai tempi di Mao. A creare ulteriore scompiglio, in un partito allo sbando forse fin dalla sua nascita, stavolta ci si mette il neo vice capogruppo del Pd alla Camera Paolo Ciani. E non solo perché la sua nomina è frutto della rimozione forzata di Piero De Luca - figlio di Vincenzo, l’ingombrante governatore campano entrato in rotta di collisione con Elly Schlein - ma per una serie di dichiarazioni rilasciate a Repubblica.it che hanno messo in allarme buona parte del quartier generale democratico.
Sulla guerra soprattutto. Perché Ciani, uomo di Sant’Egidio e unico esponente dem ad aver votato no in Aula all’invio di armi all’Ucraina, non ha alcuna intenzione di nascondere la sua visione pacifista ora che il partito gli ha assegnato un incarico e dice a viso aperto: «Nel nostro popolo questa discussione c'è, è un fronte molto più ampio di come è rappresentato in Parlamento, nei numeri del Gruppo. Il Pd la scorsa legislatura ha fatto una scelta legittima, dopo una novità sconvolgente e mentre sosteneva un governo di unità nazionale, ma ora dopo un anno e mezzo di guerra il partito può evolvere in nuove posizioni. Si può anche cambiare parere. Il no alle risorse del Pnrr per le munizioni è stato un salto di qualità, non sbagliato». Un salto di qualità che pochi giorni ha spaccato ancora una volta il partito: diviso tra quanti, la segretaria Schlein in testa, hanno espresso la propria contrarietà all’utilizzo del Pnrr per scopi bellici e quanti, buona parte del Gruppo parlamentare europeo, hanno invece sostenuto col voto a Bruxelles il regolamento Asap (proposto dalla Commissione) che consente ai singoli Stati di distrarre risorse dal Piano a favore della produzione di munizioni.
Le fratture su temi così dirimenti sono inevitabili, ma Ciani spera che la posizione del Pd sulla guerra, sotto la spinta di una nuova leader, possa uscire dal recinto iper atlantista e insiste: «Ho molti amici fraterni in Ucraina, che sono stati sotto le bombe o che sono scappati, a cui abbiamo dato aiuto come Sant'Egidio e anche io personalmente. Però il tema è come aiutare Kiev a superare questa guerra. Non credo nella vittoria militare, cioè armare l'Ucraina perché possa vincere».
Apriti cielo. È l’occasione che l’ala più agguerrita del partito aspettava per “aprire il fuoco” sulle “ambiguità” del nuovo corso. La prima a reagire è l’eurodeputata e vice presidente del Parlamento europeo Pina Picierno: «Paolo Ciani diventa vice capogruppo del gruppo del Pd, dichiara di non volersi iscrivere al nostro partito ma di volerne cambiare la linea su Ucraina», twitta, prima di sentenziare: «Una cosa però mi pare importante ribadirla: il sostegno del Pd alla resistenza Ucraina non cambia e non cambierà», dice Picierno. Che con la sua verve polemica punta il dito anche contro un’altra contraddizione del nuovo partito: il vice capogruppo Ciani non è un iscritto al Pd e non intende minimamente chiedere la tessera. Anzi, l’esponente pacifista non solo ribadisce la propria indipendenza, ma ci tiene a sottolineare la propria appartenenza a un altro movimento, Demos, di cui è segretario, «è un partito a tutti gli effetti, iscritto al registro dei partiti e chiede il 2xMille», dice.
Ma per chi non ha mai digerito nemmeno l’arrivo di Schlein, eletta alle primarie aperte ai cittadini dopo aver perso la battaglia congressuale interna, ritrovarsi altri “corpi estranei” come Ciani nei ruoli apicali rischia di generare un cortocircuito senza precedenti. Ma l’uomo di Sant’Egidio non si scompone davanti al clamore e rivendica con maggiore forza la propria libertà di pensiero, anche su temi diversi, come la gestazione per altri: «Sono contrario», dice, senza timore di scostarsi anche dalla linea della segretaria. «Conoscendo bene il Sud America, so come questa pratica si trasformi nello sfruttamento di donne povere, una mercificazione del corpo. Ma non amo fare battaglie ideologiche, quindi sono favorevole alla registrazione dei figli di coppie Lgbt+», aggiunge Ciani.
Ma se sui temi “etici” l’eresia è consentita, sulla guerra le posizioni si irrigidiscono. E anche Piero Fassino dice la sua per scongiurare deviazioni dal seminato: «Non si cambia la linea del Pd sull’Ucraina con una intervista. E in ogni caso sarebbe un errore», dichiara il deputato dem, dettando a sua volta la linea con una dichiarazione.
In realtà a sbrogliare la matassa ci potrà pensare Elly Schlein, pronunciando parole chiare, nell’una o nell’altra direzione, che consentano al Nazareno di uscire dal guado dell’ambiguità onnicomprensiva in cui si è cacciato al momento della sua nascita.