Per tutta la durata della campagna elettorale, la competizione tra Matteo Salvini e Antonio Tajani per assicurarsi la piazza d'onore nel centrodestra era apparsa palese, ma si era comunque contenuta entro dei limiti urbani. E invece oggi, proprio sull'ultimo miglio, la situazione trai due è andata fuori controllo, maggiormente - va detto - per opera del leader leghista che del ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia. La “bomba” del leader del Carroccio arriva a metà mattinata, in un contesto che obiettivamente si prestava a qualche considerazione fuori dalle righe, e cioè l'inaugurazione di una nuova sezione della Lega.

Il bersaglio prediletto di Salvini, in questa ultima fase di campagna, è sempre lo stesso, vale a dire il presidente francese Emmanuel Macron, ma attraverso quest'ultimo il segretario leghista affonda su quello azzurro e sul suo partito con una veemenza finora non utilizzata. Il tutto, condito da un linguaggio estremo: di fronte ai militanti, Salvini non ha usato metafore: «Macron, vuoi la guerra? Mettiti l'elmetto, vai a combattere e non rompere le palle...Quando uno ipotizza di bombardare e uccidere in Russia è un criminale, perché ci avvicina alla Terza Guerra Mondiale. È pericoloso e gli dico “fermati, calmati, curati”».

Poi, la stoccata diretta a Tajani: «Se qualcuno in Italia di centrodestra preferisce la sinistra al centrodestra, e preferisce il bombarolo guerrafondaio, il pericoloso Macron - perché Macron è pericoloso e lo vedo instabile e non voglio che il mio destino sia nelle mani di un tizio instabile», ha aggiunto Salvini, «se si preferisce Macron alla Le Pen, la guerra alla pace, il centrodestra disunito a favore del centrosinistra, allora è un problema». Concentrandosi su Fi, Salvini ha quindi rincarato la dose: «Per la prima volta in Europa dopo 50 anni è possibile una maggioranza di centrodestra. Sono sorpreso da alcune posizioni di Forza Italia, che purtroppo in Europa ha spesso votato coi socialisti e con gli eco-estremisti piuttosto che con la Lega o il centrodestra».

Parole alle quali Tajani non poteva non reagire, cosa che ha fatto peraltro a stretto giro, nel corso di una diretta tv, cogliendo a questo punto l’occasione per togliersi qualche sassolino rimasto nelle scarpe da settimane: «Capisco i toni da campagna elettorale di Matteo Salvini che sta cercando di recuperare voti», ha detto, «ma io sono il ministro degli Esteri e non posso usare parole volgari nei confronti di un presidente della Repubblica di un altro Stato. Io sono un patriota italiano, l'ho sempre dimostrato. Sono figlio di un militare, ho fatto il militare e ho sempre servito il mio paese sempre e comunque. Io l'inno nazionale lo canto sempre e non ho mai parlato di secessione. Non accetto lezioni da nessuno», ha concluso, «quando si parla di Patria». Poi, per quanto riguarda la lotta con la Lega per diventare secondo partito della coalizione Tajani, replicando al leader del Carroccio che si è detto sicuro di rimanere sopra a Fi ha osservato di lavorare «per prendere il maggior numero di consensi per Forza Italia». «Un anno fa», ha aggiunto, «tutti ci davano per scomparsi, ora prendere più o meno voti di un altro non mi interessa, il nostro obiettivo è quello di arrivare al 10 per cento».

Sugli scenari post-elettorali, il ministro degli Esteri ha tenuto il punto, non escludendo di fatto la possibilità che nella prossima eurolegislatura si ripeta l'accordo col Pse: «Auspico una maggioranza di popolari, liberali e conservatori, senza Marine Le Pen senza l'estrema destra, ma bisogna conoscere i meccanismi istituzionali europei, differenti da quelli italiani. Gli europarlamentari italiani», ha sottolineato, «sono 76 a fronte di 720 europarlamentari totali, siamo il dieci per cento. Se ci mettessimo anche assieme non saremmo in grado di determinare nulla, lo fanno le famiglie europee». «Il Ppe», ha concluso, «è il più forte da sempre. Sarà la guida e Forza Italia sarà parte di questa guida perché siamo gli unici nel Ppe».

Naturalmente la polemica, per effetto soprattutto ai termini usati da Salvini, è stata oggetto delle critiche di diversi esponenti dell'opposizione, che hanno voluto sottolineare le divisioni interne alla maggioranza, che a loro avviso non potranno non pesare, una volta che l'attenzione sarà tornata sulle questioni di casa nostra. «Salvini», ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein, «mi sembra si commenti da solo, fa fatica a inventarsi qualcosa per emergere in questi ultimi sprazzi di campagna elettorale». «Ormai è oltre la decenza», ha chiosato il leader di Italia Viva Matteo Renzi.