Chi ha fornito quel video a Matteo Salvini? È questa la domanda a cui nessuno ha ancora fornito risposta. A cominciare dal ministero delle Infrastrutture, nella persona del ministro, che si è limitato a condividere su Facebook il filmato di una manifestazione dell’agosto del 2018.

Sul molo di Catania, su cui restava bloccata la nave Diciotti, compare l’immagine di Iolanda Apostolico, la giudice catanese che ha disapplicato il decreto Cutro non convalidando il fermo disposto nei confronti di quattro cittadini tunisini. Secondo le ricostruzioni del Fatto quotidiano, che ha analizzato le inquadrature diffuse dal leader della Lega, quelle riprese non possono che essere state effettuate dalla Polizia di Stato. Nel video, infatti, si vede un uomo che si muove indisturbato con una telecamera in mano dietro al cordone degli agenti.

Del resto, è consuetudine, durante le manifestazioni, operare “attività documentali” per motivi di ordine pubblico. E la prospettiva diffusa in rete da Salvini (che all’epoca dei fatti era ministro dell’Interno, dunque “capo della Polizia”) sembrerebbe corrispondere a quella del “cameraman” delle forze dell’ordine. Se così fosse solo fonti di Polizia potrebbero aver girato quel materiale al fu “capitano”. Una ricostruzione contestata dal giornale online Open, convinto che quei fotogrammi non possano essere stati immortalati dall’uomo indicato dal quotidiano di Marco Travaglio. Ciò, però, non significa che non possano essere stati catturati da un altro agente, visto che in ogni caso si tratta di un video girato nella zona interdetta ai manifestanti.

Dunque, solo chi ha condiviso quel filmato, il vicepremier Salvini, può spiegarne la provenienza. Ma l’uomo dei porti chiusi glissa. E gli uomini più vicini al leader della Lega, interpellati dal Dubbio, non sono in grado di smentire la provenienza poliziesca di quel materiale. L’unica cosa di cui l’entourage di Salvini sembra andare orgoglioso è il «buco giornalistico» rifilato alle altre testate, scovando immagini di cinque anni fa, e chissà come, che ritraggono una giudice a un corteo. Compito di un ministro, dunque, è pubblicare scoop.

Nessun commento neanche da parte della Polizia di Stato, da noi contattata, che per il momento non ha nessuna intenzione di aprire un’indagine interna per accertare eventuali abusi. Dalla Lega non sembrano preoccuparsi di fornire qualche spiegazione, si limitano a licenziare un comunicato in cui si chiedono le «dimissioni immediate» della magistrata. E persino la premier Giorgia Meloni arriva in soccorso: «Ma quale dossieraggio», dice. La natura di quel filmato, evidentemente, deve rimanere avvolta nel mistero. E lo stesso Salvini, in un video postato ancora una volta su Facebook - poco prima di partire per Palermo, dove era atteso per l’udienza del processo OpenArms - preferisce puntare il dito contro Iolanda Apostolico, il cui “caso” sarebbe «motivo di grave imbarazzo per le istituzioni», invece di chiarire la sua posizione.

Eppure su quelle immagini adesso incombono due interrogazioni parlamentari al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi - una del Pd e una del Movimento 5 Stelle - e un esposto in Procura depositato da Angelo Bonelli e Filiberto Zaratti del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra. «Se fosse confermato che il video pubblicato dall'on. Matteo Salvini è materiale proveniente dagli uffici della Polizia di Stato ci troveremmo di fronte ad un caso di rilevante gravità», si legge sull’esposto. «Un video di oltre 5 anni fa viene riesumato ai fini non di evidenziare reati, perché se così fosse avrebbero dovuto essere perseguiti d'ufficio 5 anni fa, e reati non sono stati commessi in quella manifestazione, ma per diventare strumento in mano al segretario nazionale della Lega on. Matteo Salvini con lo scopo di alimentare uno scontro politico contro le decisioni assunte della magistratura e contro una parte delle forze politiche di opposizione».

Il capo del Carroccio continua a tacere, proprio come fosse un giornalista, che ha il dovere di tutelare le sue fonti. A maggior ragione dopo uno “scoop” ministeriale. E dopo lo «scusi, lei spaccia?» si sentirà libero di chiedere «scusi, lei manifesta?».