Il referendum sulla separazione delle carriere si trasformerà in un voto pro o contro il governo? E lo stesso governo, che sembra intenzionato a impostare la campagna elettorale contro “la casta” dei magistrati, trarrà vantaggio da tale strategia comunicativa? E il fronte del no, invece, con la discesa in campo di pm dal forte peso mediatico come Nicola Gratteri avrà una spinta maggiore o al contrario tale esposizione potrebbe costituire un autogol?

In attesa della data in cui il Senato approverà definitivamente la riforma della Giustizia targata Carlo Nordio, dando così il via all’iter referendario, sono tante le domande che aleggiano nei corridoi dei palazzi romani, e che noi abbiamo girato ai più esperti sondaggisti del Paese.

«Vedendo la storia degli altri referendum, molto spesso accade che non si vota sul merito ma sul governo e quindi dal mio punto di vista la maggioranza già da ora dovrebbe far comprendere che non è un giudizio sul governo ma su una legge, certo voluta dal governo - spiega Antonio Noto, dell’omonimo istituto demoscopico - Generalmente agli italiani piace più la moderazione che il conflitto quindi a livello comunicativo più che fare campagna contro la casta bisognerebbe spiegare i benefici in caso di vittoria dei sì».

Dunque inutile “parlare alle curve” perché secondo Noto «gli italiani rifuggono la conflittualità preferendo invece la moderazione». Di conseguenza la presenza di pm “star” come Gratteri «aumenta la conflittualità e quindi finirebbe per aggregare i tifosi, soprattutto quelli più giustizialisti» e anche il fronte dal no dal canto suo «dovrebbe spiegare quali sono i vantaggi di votare no, piuttosto che metterla sul conflitto tra magistratura e governo».

Un conflitto che tuttavia va avanti da tempo e che divide l’elettorato anche al di là degli schieramenti politici, come illustra Carlo Buttaroni dell’istituto Techné. «Anche se le posizioni rispetto al referendum dividono maggioranza e opposizione in modo molto netto, la questione della separazione delle carriere è sul tavolo da molti anni e va oltre le divisioni e le appartenenze politiche», spiega Buttaroni aggiungendo poi che la presenza di Gratteri e altri in campagna elettorale «può essere una presa di posizione che contribuisce a chiarire anche il punto di vista dei magistrati ma bisogna vedere poi come una figura autorevole e con giudizi positivi come Gratteri possa incidere nella valutazione del sistema giudiziario nel suo complesso».

Buttaroni invita anche a non politicizzare la campagna, perché «una mobilitazione eccessiva politica non fa bene né in un senso né in un altro» sottolineando tuttavia che «la maggioranza di centrodestra che sostiene il referendum al momento è ampia e forte nel Paese ma bisogna vedere se avrà capacità di mobilitazione». Ma è probabile che alla fine tutti cerchino la mobilitazione, anche andando al di là del merito per un motivo molto semplice.

«Alcune forze cercheranno di concentrare l’attenzione sul merito ma come spesso succede è possibile che tutto poi si sposti sul piano politico anche perché è materia abbastanza complessa e quindi non facilmente comunicabile ai cittadini - dice Rado Fonda di Swg - In questo momento però non c’è una divisione netta tra elettori di maggioranza favorevole e quelli delle opposizioni contrari». E Fonda si dice anche d’accordo sul fato che sia il ruolo di magistrati in servizio o in pensione sia la scelta del governo di fare campagna contro “la casta” può polarizzare gli schieramenti, senza tuttavia portare vantaggi consistenti.