Un gruppo di oltre 100 intellettuali giornalisti, studiosi, professori, artisti - ha firmato un appello a favore della candidatura di Luigi Manconi al Parlamento. . Nei giorni scorsi era circolata la voce che nel Pd stesse maturando la decisione, in un ottica di rinnovamento, di non candidare più Manconi, che attualmente è senatore.

Luigi Manconi tra poco più di un mese compirà settant’anni. Quindi non è un giovane. Lo è stato tanti anni fa, in quella stagione convulsa di pensiero e lotta politica che andò dalla fine degli anni sessanta a metà dei settanta. C’è chi pensa che fu una stagione cupa, chi invece la ricorda come un periodo di grandi idee e di profonde riforme e innovazioni. Poi c’è chi non la ricorda per niente: la maggioranza, tra i politici di oggi.

Da allora Luigi Manconi è impegnato a fondo nella lotta politica. Ha attraversato molti partiti della sinistra, ha modificato in parte le sue idee, adattandole ai tempi, ma ha sempre tenuto fermo, per quel che io ricordo, alcuni principi essenziali. Potrei riassumere questi principi con una parola sola: il Diritto.

Luigi Manconi non è più un giovane, e quindi capisco che un partito nuovo e brillante come il Pd possa pensare che sia l’ora di sostituirlo. Perchè la politica ha bisogno di forze nuove, di personale giovane, combattivo, moderno. «Candidate Manconi, il garantismo ha diritto alla sua voce in Parlamento»

Il problema è che quelle idee che ho riassunto con il concetto di “Diritto” sono molto complicate, e per essere prima di tutto capite, e poi praticate, hanno bisogno di molto lavoro, di studio, di elasticità mentale e di straordinaria forza e limpidezza morale. E purtroppo di queste doti, in giro, non se ne vedono moltissime.

Provo a spiegarmi meglio.

Manconi è uno di quei garantisti, nel senso vero e raro di questa parola, che mettono il diritto e i diritti davanti a tutto. Il diritto come grande idea e come pilastro della Stato. E i diritti in tutte le loro declinazioni: individuali, sociali, di gruppo, collettivi. A partire dai diritti essenziali: il diritto a vivere e a morire, il diritto a godere pienamente della libertà, il diritto alla salute, il diritto all’ospitalità, il diritto al lavoro, alla dignità e alla sopravvivenza.

In questa battaglia, Manconi, che è un uomo fortemente e coerentemente di sinistra, non fa distinzioni di schieramento. Né gradua il suo impegno a seconda della collocazione politica di chi difende. Manconi ha guidato epiche battaglie a favore degli immigrati e dei clandestini, ed ha difeso strenuamente la vita e i diritti di tutti i detenuti. Degli spacciatori, dei borseggiatori e di Marcello Dell’Utri, per capirci. Nello stesso modo. E anche dei briganti e degli assassini. Manconi ha votato contro la cacciata dal Parlamento di Augusto Minzolini, perché gli è parso un atto di arroganza, fondato su una sentenza molto discutibile, e lo ha fatto per difendere l’indipendenza del Parlamento. Manconi ha iniziato lo sciopero della fame per protestare contro la mancata approvazione dello Jus soli. Il problema è questo: non è facile trovare qualcuno che sostituisca Manconi. Sia perché è molto difficile scovare dei veri garantisti, non accecati e neppure vagamente velati dalle proprie convinzioni e appartenenze politiche. Sia perché è ancora più difficile trovare del personale politico che disponga della cultura e delle conoscenze di Luigi Manconi e che quindi abbia le sue capacità, e la sua rapidità, di mettersi a disposizione di chi ha bisogno di essere difeso.

Se date un’occhiata all’elenco dei firmatari, ci sono nomi di assoluto prestigio, anche internazionale. C’è persino un ministro. E ci sono i genitori e i parenti di alcuni ragazzi che non sono più tra noi, scomparsi in modo violento, in Italia o all’estero, in situazione di annientamento dei diritti civili: Giulio Regeni, Andy Rocchelli, Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi. Sapete perché ci sono i genitori e i parenti di questi ragazzi? Perché Luigi Manconi se lo sono trovati a fianco quando hanno dovuto combattere le loro battaglie difficili, con lo Stato che faceva da controparte.

Luigi Manconi, da 50 anni, non teme di scontrarsi con lo Stato. Con le sue burocrazie ma anche con le sue angherie, prepotenze, talvolta crudeltà. Lo fa in nome di un gigante buono, al quale crede davvero: lo stato di Diritto. Che oggi è un gigante buono la cui vita è sempre di più a rischio. Non portare Manconi in Parlamento sarebbe un altro colpo serio contro questo gigante.

Senza anatemi, senza retorica, senza alzare la voce: caro Renzi, caro Pd, non fate questo errore di rinunciare a un principio in nome di una vaga idea di rinnovamento. Se lasciate Manconi fuori dal Parlamento il Pd sarà più debole. E sarà più debole l’idea del garantismo e dello stato di diritto. Sono sicuro che non lo farete.