Caro Stefano, sei mesi fa ti avevo scritto "attento al Lupo Mannaro". Non so se hai colto l'oscillazione tra il Licantropo e il lupo casereccio, quello che ti fa paura al momento, come il buio per i bambini o, in politica, l'avversario in campagna elettorale. La "tigre di carta" del presidente Mao, insomma. Il Lupo Mannaro è altro. Ti sei mosso con la disinvoltura della "forza tranquilla" con le tue lampadine accese e scintillanti.Hai proposto il Grande Ripensamento della politica un po' visionaria e sessantottina, ma molto con i piedi per terra nella difesa dei diritti e dei valori, dal lavoro alla legalità fino allo Stato laico e liberale. Come non seguirti, piccolo adorabile pifferaio magico? Quando la tua presenza e i tuoi successi hanno suscitato qualche insofferenza nelle prime file dei parlamentari di Forza Italia, non hai dato grande importanza alla cosa, anche perché succede sempre, lo stesso Giovanni Toti ne sa qualcosa. E' la normale difesa del territorio, o anche la normale competizione per un posticino nel cuore di mamma e papà.Più spinoso il problema della Lega e di Matteo Salvini. Soprattutto per la vicenda di Milano, nella quale brucia più che la sconfitta quel silenzio assordante nelle piazze e nei mercati in quei quindici giorni tra il primo e il secondo turno. Non si costruisce (e quindi non si vince) se qualcuno dice in campagna elettorale che il tuo alleato non conta niente, se si dà più importanza a qualche ruspa agitata sopra le righe piuttosto che a un serio comune programma di governo.Ma siamo ancora alle "tigri di carta", allo strabismo cui sono affetti un po' tutti quelli che hanno a che fare con quel fenomeno di Silvio Berlusconi. Prima di tutto perché si trascura (o si dà troppo per scontato) il fatto che lui è davvero - e non lo dico certo per piaggeria - una spanna sopra la gran parte degli altri. Basti pensare a come a saputo innovare nel linguaggio e nella comunicazione, che ancor oggi tutti imitano. La seconda cosa è che lui lo sa bene, ovvio, di essere una spanna sopra, ma anche che vuole esserlo: non c'è anagrafe, non c'è malattia, non c'è Boccassini che tenga. Terzo: se sono sopra e se voglio esserci, conclude, io faccio. E solo io posso. Un aneddoto di un compagno di scuola, dai salesiani. Vicino all'istituto c'era una casa e nella casa una finestra e alla finestra una bella biondina. Scommessa tra ragazzi, chi se la piglia? Non era il più bello né il più elegante, ma Silvio vinse la scommessa.E vogliamo parlare dei cinesi? Il Milan ormai è venduto, tra meno di un mese la squadra non sarà più di Berlusconi, cui viene comunque offerto il ruolo di "presidente onorario". Benissimo, fa lui, però io decido sugli acquisti e le vendite dei giocatori, e ovviamente sugli schemi di gioco. Questo vuol dire che ha scaricato i cinesi? No, come non ha scaricato te, caro Stefano. Altrimenti non saresti mai andato al convegno di Antonio Tajani, te lo garantisco. Non perché Berlusconi lo avrebbe impedito (non è nel suo stile), ma perché le cose sarebbero andate diversamente, in apparenza senza un vero perché. Lui non ha bisogno di comandare, lui vuole semplicemente rinfrescare la memoria. Non è Crono che mangia i suoi figli, e non è neppure vero che preferisca gli yesman. Lui ama il gioco e la competizione. E la stimola. Tra gli altri. Senza farsi scrupolo di buttare il bambino nell'acqua per farlo nuotare.Vedi Stefano, tu potresti per esempio ascoltare di più Fedele Confalonieri, quando ti dice che hai «un cattivo carattere». Sappiamo tutti che non è vero, sei in genere sorridente e ironico e buchi lo schermo in modo empatico. Che cosa vuol dire, allora? Il presidente di Mediaset è intelligente e conosce come nessun altro il suo amico Silvio. Ma non ti sta dicendo che devi andare più d'accordo con Salvini o Brunetta. Ti sta aiutando a rinfrescare la memoria. Attento al Lupo Mannaro, ti dice.