«Credo che questi esperimenti siano la prova del fallimento dello Stato, delle istituzioni, che utilizzano come al solito delle scorciatoie perché non sanno come intervenire sull’ambiente». Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, risponde così alle domande dei ragazzi del Liceo Genovesi di Napoli, che gli chiedono se sia giusto togliere i figli ai boss della malavita. Un esperimento partito da Reggio Calabria, su iniziativa del presidente del Tribunale dei minori Roberto Di Bella, che nei giorni scorsi ha raccontato di come spesso siano gli stessi genitori a scrivergli per chiedere aiuto. Cantone, però, rifiuta l’idea che strappare i figli alle madri e ai padri sia buona. Un’idea che anche la Corte europea dei diritti dell’uomo considera solo come estrema ratio. In Italia, però, c’è una proposta di legge, presentata dalla deputata Enza Bruno Bossio, che prevede l’obbligo di avviso ai Tribunali dei i minori in caso di arresto, fermo, custodia cautelare o esecuzione di pena per condanna definitiva nei confronti di persone con figli minorenni, in linea con l’indirizzo indicato d Di Bella. Ma per Cantone questo è il sintomo del fallimento dello Stato, che «utilizza una scorciatoia per non fare la sua parte», dice. «Cioè lo Stato interviene sulla parte più debole, il bambino, perché ammette di non essere in grado di fare nulla sull’ambiente. Ho molte perplessità, è una di quelle questioni che, dal punto di vista umano ed etico, mi lascia molti dubbi».

Il provvedimento mira ad allontanare i ragazzi da contesti sbagliati per evitare l’insorgere di devianze, dando per scontato, dunque, che non ci sia alternativa possibile. Ma, si chiede Cantone, «è davvero giusto scegliere di togliere la cosa più bella, che è il rapporto genitori- figli, in modo così violento in una logica unilaterale dello Stato?», dice, paventando il rischio che, raggiunti i 18 anni, i ragazzi possano vedere in questa soluzione un’altra vessazione. «Non avrà forse l’immagine di uno Stato come uno Stato che sa solo punire? Se togli un bambino in fasce è un conto se lo levi a 8 o 10 anni rischi di fare peggio», continua il capo dell’Anac. La soluzione migliore sarebbe «non provare a fare operazioni che ti levano direttamente dal contesto, ma far vedere che in quel contesto c’è altro. Ritengo preferibile seguire questa strada».