«Azione è nata proprio quando Italia viva, Pd e M5s hanno dato vita al governo Conte II. Il nostro obiettivo è costruire un centro liberale e riformista che aiuti a superare il bipolarismo» e dunque, osserva Carlo Calenda in un'intervista al Messaggero, se si rendesse impossibile un accordo del Pd con M5s «dipende cosa sarà diventato il Pd in quel momento. Allo stato attuale, un'alleanza è impossibile: con la linea di Schlein c'è troppa distanza. La segretaria ha legittimamente impresso una svolta a sinistra: dall'economia, con la proposta di una patrimoniale, all'ambiente, col no ai termovalorizzatori e sposando la linea di Frans Timmermans che io giudico folle» ma «sui singoli temi possiamo creare convergenze».

Sul capitolo Mes, il leader di Azione osserva che alla fine il centrodestra «certo che dirà si, anche se dopo un balletto con l'Ue che ci saremmo potuti evitare. Ci sarà un cambio di rotta, come su molte altre promesse elettorali. E se Meloni non avrà il sì della Lega, i voti arriveranno dall'opposizione». Quanto a Azione, «sul Mes noi ci siamo, come abbiamo sempre detto. Così come sulla riforma della Giustizia del ministro Nordio, che sosterremo: il nostro progetto era molto simile».