Sono volati (forse definitivamente) gli stracci ieri in casa terzo polo, e per l’ennesima volta Azione e Italia viva sono ai ferri corti. Prima la riflessione di Roberto Giachetti, che si è chiesto se abbia ancora senso continuare con i gruppi uniti, poi la risposta di Carlo Calenda, che rifletterà «sul da farsi». Ma secondo la coordinatrice nazionale di Iv, Raffaella Paita, «Carlo ha sfasciato tutto, ormai ha l’ossessione di attaccare Renzi e Italia viva e pur di farlo smentisce se stesso». Secondo Paita, Calenda «prima ha interrotto la prospettiva del terzo polo, poi ha messo in discussione la lista alle europee, ora rinnega le scelte del programma elettorale presentato assieme». E poi - incalza l’esponente renziana - le uscite giustizialiste ormai non si contano più». La rottura, insomma, sembra questione di ore.

Coordinatrice Paita, la proposta di legge sul premierato ha l’obiettivo di accelerare i tempi sulle riforme o è una mossa politica per mettere all’angolo Calenda e avvicinarsi alla maggioranza?

La cosa che fa sorridere è che la stessa proposta fu presentata dal Pds, a prima firma Occhetto. Matteo Renzi è il premier che si è dimesso giocandosi tutto sul referendum costituzionale: sentire che proporre l’elezione diretta del premier è un modo per entrare in maggioranza, fa veramente ridere. Era Giorgia Meloni ad essersi schierata contro le riforme costituzionali, Renzi era quello che le aveva proposte. L’elezione diretta del Premier non serve a Renzi o Paita, ma serve al Paese per garantire stabilità e governabilità.

Calenda si è detto contrario all’elezione diretta del premier…

Se Calenda ha cambiato idea è legittimo ma è un suo problema anche perché sta cambiando idea su molti punti. Ricordo che l’elezione diretta del premier è nel programma con cui Azione e Italia viva si sono presentate agli italiani. Calenda ci ha fatto la campagna elettorale, ma ormai ha l’ossessione di attaccare Renzi e Italia viva e pur di farlo smentisce se stesso.

Che futuro c’è per il Terzo Polo anche in vista delle elezioni europee? I rapporti tra Renzi e Calenda non sembrano mai essere stati più tesi…

Carlo ha sfasciato tutto. Prima ha interrotto la prospettiva del terzo polo, poi ha messo in discussione la lista alle europee, ora rinnega le scelte del programma elettorale presentato assieme. E poi, le uscite giustizialiste ormai non si contano più. È il grillismo degli antigrillini. Le tendenze giustizialiste che vedo in Calenda e in alcuni suoi dirigenti mi preoccupano. Sul garantismo non abbiamo intenzione di cedere di un millimetro.

Romperete i gruppi?

Leggo che Calenda ha ipotizzato la rottura dei gruppi sull’elezione diretta del premier, la proposta sul salario minimo a prima firma Conte e sulla Commissione Covid. Sono tutte cose su cui noi di Italia viva saremo coerenti con il programma con cui ci siamo presentati alle elezioni.

In ogni caso la proposta illustrata da Renzi è parecchio spinta soprattutto nella parte in cui prevede la caduta del governo in caso di dimissioni del premier. La ritiene costituzionalmente equilibrata?

È assolutamente equilibrata. Favorisce la governabilità e restituisce potere ai cittadini. Se il governo viene sfiduciato si torna a votare, come è giusto che sia. Il premier ha la possibilità di revocare i ministri. E ricordiamo che il sistema dei sindaci, che prevede appunto l’elezione diretta, è il solo che abbia garantito stabilità in questi anni. I Paesi con sistemi instabili come il nostro o quello spagnolo disaffezionano alla politica i cittadini. Non puoi andare a votare e non sapere il giorno dopo chi governerà.

Come valuta la situazione che si sta determinando dopo gli interventi sul reddito di cittadinanza? A settembre sul salario minimo che posizione terrà Italia viva?

È stato sacrosanto eliminare il reddito di cittadinanza, che non ha sconfitto la povertà pur costando tantissimo, ed è incredibile che il Partito democratico, andando dietro al Movimento 5 stelle, lo difenda dopo averlo avversato durante il Conte 1. Il governo deve però spiegare se metterà in campo uno strumento alternativo, per sostenere quanti dovessero cadere in uno stato di difficoltà senza sprecare soldi pubblici come è stato fatto finora. Non c’è chiarezza sui corsi di formazione né sul ruolo dei comuni. Sul salario minimo, è evidente che in Italia ci sia un enorme problema di retribuzioni. Ma abbiamo spiegato che preferiamo la contrattazione tra le parti sociali e un ritorno alla proposta che era contenuta nel nostro programma sottoscritto anche da Azione. La proposta della Cgil a prima firma Conte sul salario minimo prevede un aumento delle tasse. Noi preferiamo quella della Cisl che prevede la partecipazione agli utili aziendali dei lavoratori. Siamo contrari a qualunque innalzamento delle tasse. Il problema dei salari risiede nello scarso potere d’acquisto e nel cuneo fiscale troppo elevato. Non si fanno le riforme alzando le tasse.

Tra aumento della benzina e calo del Pil non si prevede un grande autunno per gli italiani. Che responsabilità ha il governo sul determinarsi di questa situazione?

Gli aumenti dei carburanti dipendono dalla congiuntura internazionale ma anche dal governo, che non considera gli aumenti di benzina e gasolio nei giorni di partenza per le vacanze una emergenza. Se per loro ridurre le accise non è una priorità, mi chiedo in che mondo vivano e se ogni tanto escano dai palazzi. Ricordo che la premier Meloni quando era all’opposizione chiedeva di tagliarle e poi, una volta al governo, non solo non le ha ridotte ma le ha addirittura aumentate. Il governo sta abbandonando completamente la classe media.

I temi del lavoro e del contrasto alla povertà potrebbero far riprendere, invece, un dialogo con le forze del centrosinistra?

Non siamo disponibili ad andare a rimorchio di Elly Schlein e di Giuseppe Conte. Noi siamo orgogliosamente fuori dal campo largo. Poi, si può dialogare con tutti sui singoli temi. Noi abbiamo una nostra visione riformista e non ideologica, che intendiamo perseguire. Il Pd vuole sottoscrivere la proposta della Cisl sulla partecipazione dei lavoratori agli utili? Ben venga. Il riformista è colui che scrive leggi in gazzetta ufficiale, non tweet acchiappalike.