«Conte sapeva benissimo che avrebbe dovuto correre in un territorio non particolarmente fertile per i 5S e che lì con un avversario forte rischiava di perdere. Poi, magari, avrà fatto anche altri ragionamenti, chiedete a lui». Così il leader di Azione Carlo Calenda intervistato da Repubblica, sulla vicenda della candidatura di Giuseppe Conte al collegio di Roma 1 per le suppletive della Camera. «Ritiro la mia candidatura - conferma Calenda - per me il problema non sussiste più. Non potevo accettare l’idea che un 5S calcasse i sacri Colli, che il Pd abbandoni i propri elettori a un Movimento che in quel collegio alle Comunali ha preso il 5,3 per cento. È da tre settimane che Enrico Letta ci prende in giro, dicendo che avremmo parlato. Questo modo di procedere di Enrico dimostra che non c’è nessun Ulivo 2.0 ma solo un Conte 2 riveduto è corretto». «Chiederò al Pd e a una coalizione più larga - aggiunge Calenda - di incontrarci per decidere chi candidare, in una coalizione senza i 5Stelle. Nella Capitale i grillini hanno una storia particolare, si sono resi colpevoli di un disastro amministrativo. Non possiamo presentarci ai romani con i 5S al nostro fianco». Quanto all’operazione Centro, Secondo il leader di Azione «l’operazione di Renzi, Toti, Brugnaro e Mastella oggettivamente molto lontana dal nostro modo di vedere la politica. Noi siamo impegnati nella costruzione di un grande movimento riformista in Italia», ma «non crediamo nè a un partito nè a un gruppo unico in Parlamento. Prima di fare alleanze, dobbiamo costruire un solido movimento liberal-democratico. Con +Europa, amministratori locali e società civile. Non solo un insieme di sigle». «Il grande centro, costruito ora e in Parlamento, non sta in piedi. Ha altri fini, come pesare di più in vista dell’elezione del Capo dello Stato», conclude.