IL CORSIVO

«Per domani buona festa della LiberaZione…», aveva twittato il giorno prima, con la “Z” dell’invasione russa in bella mostra, e buona liberazione è stata. Ma da lui, dal senatore Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama in quota Movimento 5 Stelle. Almeno fino due giorni fa, quando Giuseppe Conte ha espulso con la velocità di un click sui social network il senatore filo putiniano dal suo partito. Un gesto, quello di Petrocelli, non solo di cattivo gusto, ma anche poco intelligente, visto che prevedibilmente sulla sua figura, già attenzionata per le posizioni filo russe assunte in precedenza, si sarebbe abbattuta l’ira dell’intero arco parlamentare. Che adesso pretende le dimissioni dalla presidenza di Commissione, come già richiesto da settimane del resto. E ora che il Movimento l’ha scaricato ufficialmente per Petrocelli sarà complicato resistere in sella alla sua poltrona. Dal Pd a Fratelli d’Italia non c’è partito che non abbia puntato il dito contro il senatore convintamente «maoista» ( stando al racconto del senatore dem Tommaso Cerno, testimone oculare di una missione a Pechino organizzata dall’ istituto Italia- Cina presieduto dall’ormai ex esponente pentastellato).

«Petrocelli non può guidare la commissione Esteri, lo abbiamo detto più volte: con le sue provocazioni ha superato ogni livello. Un atteggiamento che fa male al Paese», scrive su Twitter la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi. «Vanno usati tutti gli strumenti utili affinché non sia più presidente, anche la sostituzione dalla commissione». Non usa mezze misure invece Giovanbattista Fazzolari, esponente di Fratelli d’Italia a Palazzo Madama che si esprime così sui social network: «Il presidente della commissione Esteri del Senato, Petrocelli del M5S, manda gli auguri del 25 aprile con la Z maiuscola nella parola liberaZione, chiaro riferimento all’invasione russa dell’Ucraina. Imbecille o venduto ai russi poco importa. Questo squallido individuo deve dimettersi».

Persino il presidente della Camera Roberto Fico si sente in dovere di esprimere pubblicamente il suo disappunto per il gesto dell’ex compagno di partito: «Coindivido la scelta di Conte. Credo che quella “Z” oggi rappresenti il peggio e usarla è terribile», dice da Marzabotto.

La “bravata” di primavera costerà dunque cara all’ex grillino: senza partito e, probabilmente, senza ruolo istituzionale in un sol colpo.

Buona festa di Liberazione.