Congiure, misteri e bugie. Somiglia sempre più a una spy story la parabola del Movimento 5 stelle dopo l'affaire Muraro. Chi può prova svincolarsi dalle faccende romane, ma per capire la gravità della situazione basta dare un'occhiata ai movimenti dei big del partito. Luigi Di Maio rinuncia a un'apparizione televisiva in prima serata su Rai 3, Alessandro Di Battista interrompe il suo tour "CostituzioneCoastToCoast" e Roberto Fico si rinchiude nel silenzio del militante furibondo. Il Movimento "onestà e trasparenza" esce malconcio dalle indagini a carico dell'assessora all'Ambiente di Roma. Perché probabilmente in troppi sapevano dell'inchiesta della Procura ma nessuno si è preso la briga di comunicarlo ai cittadini e ai colleghi di partito. Lo sapeva Virginia Raggi, lo sapevano i membri del mini direttorio e forse lo sapeva il vice presidente della Camera. Tutti muti.«C'è il caos a Roma, con un rimpallo di accuse tra chi dice di aver avvisato il Direttorio e chi invece sostiene di non sapere nulla dell'indagine in corso nei confronti dell'assessore Muraro. Tutto questo è stato causato da una grave mancanza di regole chiare a tutti». Federico Pizzarotti coglie la palla al balzo per ritornare alla carica dei vertici pentastellati. «Si legge sempre più spesso di incontri a porte chiuse e decisioni prese dall'alto. Ho sempre sostenuto che le correnti interne, che esistono anche nel Movimento, o vengono palesate oppure si rischia di rimanerne schiacciati», prosegue il sindaco di Parma, sospeso da più di cento giorni dal M5s, prima di lanciare l'affondo finale: «Alla luce di tutto questo, il Direttorio dovrebbe oggi rassegnare in blocco le proprie dimissioni per non aver saputo gestire il Movimento». Il primo cittadino parmense per una volta non è solo. Sa che la base 5 stelle è imbufalita coi vertici del partito e aspetta paziente «in riva al fiume». Almeno Per un giorno Pizzarotti si ritrova a giocare di sponda con Roberta Lombardi, la deputata romana che da tempo mostra tutta la sua ostilità nei confronti di Virginia Raggi. «Alla guida del Comune di Roma è stato scelto il Movimento 5 stelle per i valori che porta avanti ed il metodo di condivisione e coinvolgimento dei cittadini, a tutti i livelli, nelle scelte che incidono nella loro vita. Il Movimento 5 Stelle, non una singola persona, ma un progetto politico corale», scrive su Facebook l'esponente romana, che aggiunge: «Ammettere gli errori, chiedere scusa, mandare via chi con il M5s non c'entra nulla e mai c'entrerà nulla, fare gruppo perchè la sfida è titanica e da soli non si può nulla e concentrarsi solo ed esclusivamente sul rilancio di Roma. Solo questo». Ma chi andrebbe mandato via dalla Giunta? A fare nomi e cognomi in questa lunghissima giornata di passione è Paolo Berdini, assessore indipendente all'Urbanistica: «Raffaele Marra, ormai bisogna fare i nomi, deve fare un passo indietro se è vero quello che dicono le oche del Campidoglio, se è stato lui l'ispiratore di questa scellerata lettera all'Anac di Cantone», dice, mettendo il dito in un'altra delle piaghe grilline, l'ex collaboratore di Alemanno e Polverini. Per Berdini, Virginia Raggi ha «il dovere di richiamarlo all'ordine e trasferirlo ad altre e più modeste mansioni». Sarà uno dei temi della riunione di Giunta convocata dalla sindaca in serata.È in questo clima che Luigi Di Maio decide di non partecipare alla puntata di esordio di Politics, il talk show condotto da Daniele Semprini. A darne notizia è lo stesso giornalista che con un video su Twitter. «Di Maio ci ha chiamato poco fa dirci che non verrà. E il perché è chiaro: grande silenzio M5s sulla crisi del Movimento Cinque stelle a Roma e sulle bugie della Muraro e della Raggi», spiega. «Ci dispiace molto per l'assenza di Di Maio che doveva, tra l'altro, rispondere via Facebook alle domande dei cittadini. Ma noi la diretta social la faremo lo stesso. Sappiamo che sui social si sta parlando molto di questo: l'hashtag doveva essere #DiMaiorisponde, diventa #DiMaiononrisponde».