La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, riceverà mercoledì a palazzo Chigi la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. L’incontro altro non è che la risposta, affermativa, a chi si chiedeva se le sparate antieuropee di Matteo Salvini domenica a Firenze avrebbero avuto ripercussioni anche in Italia.

Proprio oggi il leader della Lega è stato protagonista di un battibecco social con la stessa Metsola, che ha risposto alla reunion sovranista dicendo che Salvini «non conosce la storia». Apriti cielo. Passano poche ore e arriva la risposta del leader del Carroccio, affidata ai social. «C’è chi ripropone l’inciucio con le sinistre, che ha portato l’Europa ai problemi di oggi, e chi pensa ad un futuro di benessere fondato su lavoro, sicurezza e libertà, guidato dal centrodestra unito anche a Bruxelles», scrive Salvini con tanto di hashtag #FreeEurope.

Ne parleranno di certo, Meloni e Mestola, anche perché il faccia a faccia, dopo quelli ripetuti degli scorsi mesi tra Meloni e il presidente del Ppe, Manfred Weber, ha anche l’obiettivo di sondare il terreno su un possibile accordo tra Popolari e Conservatori dopo le prossime Europee. Accordo che per forza di cose dovrà essere aperto anche ad altri, e Salvini vuole evitare in tutti i modi l’abbraccio tra Meloni e i Socialisti.

Per farlo, il, ministro delle Infrastrutture, che ieri ha partecipato al Consiglio europeo dei ministri dei Trasporti a Bruxelles, sta tirando per la giacchetta Forza Itala, rimproverando a Tajani di «sbagliare» a non considerare alleanze con Le Pen, Wilders e altri della cerchia sovranista. Tentativo del quale però Fi non vuol sapere.

«Nessun problema con la Lega, nostro leale e fedele alleato, ma il Ppe non può avere rapporti con gruppi estremisti come Alternative fur Deutschland, la Le Pen o gli olandesi di Wilders», ha detto il capogruppo azzurro al Senato, Maurizio Gasparri, mentre per il capodelegazione di Fi a Strasburgo, Fulvi Martusciello, «Tajani non sbaglia mai» e quella di Salvini è solo «campagna elettorale».

E se il segretario di Azione Carlo Calenda prova a dividere ancor più le parti chiedendo retoricamente a Forza Italia se ci sia o meno una ragione perché dica «no ai “non europeisti”, leggi Salvini, in maggioranza in Europa e sì a Salvini in maggioranza in Italia», a buttare benzina sul fuoco ci pensa il numero due di via Bellerio, Andrea Crippa. «Noi - ha detto rispondendo a Fi - di certo non faremo mai accordi con i socialisti in Ue, se Tajani vuole invece stare con loro allora diciamo che sbaglia, se i socialisti, se Macron, per lui sono l'alternativa a Le Pen in Francia, se lo sono rispetto a Afd in Germania, noi diciamo che sono meglio Le Pen e Afd».

E tanto per non farsi mancare definisce «un riconoscimento al suo valore» la nomina del generale Roberto Vannacci, autore de Il mondo al contrario, a capo di stato maggiore. Lasciando aperta una sua candidatura in lista con la Lega alle Europee. «Anche in politica sarebbe un uomo di valore - dice - lui la pensa come noi, sembra davvero un leghista quando parla, ora non so dire se vorrà candidarsi con noi, ma ripeto, le sue idee sono assolutamente compatibili con quelle della Lega e di Matteo Salvini». Lo stesso Vannacci è stato più volte criticato per le sue idee da Forza Italia e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sminuito la nomina precisando che non si tratta di una promozione. Ma tant’è.

Il clima tra alleati, insomma, per usare un eufemismo non è dei migliori, e sarà proprio con questo clima all’orizzonte che la presidente del Consiglio accoglierà Mestola a palazzo Chigi. Ribadendo innanzitutto la posizione salda del governo italiano in sostegno a Kiev e a Israele e rassicurandola sui propositi in vista delle Europee. Elezioni alle quali l’inquilina di palazzo Chigi, per forza di cose, non potrà avvicinarsi con lo spirito di chi per anni è rimasto all’opposizione e che per questo rischia, su molti temi, di essere scavalcata da Salvini.

Il quale dopo un voto europeo, quello di cinque anni fa, fece cadere il governo gialloverde, alla luce sia dell’exploit leghista in quel turno elettorale ma anche del sostegno grillino all’elezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione. Che il segretario del Carroccio possa ripetere la stessa mossa in caso di sostegno di Fdi al prossimo presidente della Commissione nel caso fosse, ad esempio, Mario Draghi? L’incontro tra Meloni e Mestola, possiamo immaginare, non sarà breve.