«Ho deciso di candidarmi alla segreteria del Partito democratico». Il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, rompe gli indugi e annuncia la propria discesa in campo per la scalata al Nazareno. «Mi è parso giusto dirlo prima di tutto a voi e dirlo qui. Agli iscritti del mio circolo, ai compagni e alle compagne. Agli amici del mio Comune. Sono nato proprio qui e ci ho abitato fino a cinque anni», spiega Bonaccini davanti ai militanti del circolo di Campogalliano. L'aspirante segretario, che ogni probabilità sfiderà la sua vice in Regione Elly Schlein, assicura che non interromperà anticipatamente il suo mandato, continuerà a governare l'Emilia fino alla fine della legislatura. «La cosa che mi preoccupa di più è lo smarrimento della nostra gente. Dalla sconfitta sono passati meno di due mesi, da una batosta simile non ci si riprende in poche settimane. Sarebbe illusorio pretenderlo e sarebbe ipocrita prometterlo. Ma sentire evocare lo scioglimento del Pd, mettere in discussioni i motivi per cui siamo nati mi colpisce nel profondo. Non accetto che noi si resti paralizzati sotto i colpi di questa destra che governa o delle altre opposizioni che stanno tentando di dilaniarci. Cosa vogliamo e dobbiamo fare lo decidiamo noi», dice Bonaccini, convinto che il Pd non sia in «liquidazione» e che non delegherà al solo M5S la rappresentanza della sinistra e al solo Terzo polo quella dei moderati. «Il nostro compito è rialzarci e rimetterci in cammino», spiega il governatore, dopo aver ringraziato Enrico Letta per essersi fatto carico di fin troppe colpe e responsabilità. «Non basterà un congresso. Io penso ci aspetti una vera e propria traversata nel deserto. Il nostro compito è far tornare il Pd a essere un grande partito popolare, radicato nella società, a vocazione maggioritaria, perno di un nuovo centrosinistra capace di battere la destra, ma batterla nelle urne alle prossime elezioni». Poi Bonaccini lancia una serie di bordate alla classe dirigente e alle correnti.«Credo serva un gruppo dirigente nuovo. E noi lo abbiamo nel territorio, lo abbiamo nelle Regioni, nei Comuni. C’è una classe dirigente diffusissima che può e deve essere valorizzata di più nel nuovo corso», spiega. «Non possiamo più permetterci di selezionare le classi dirigenti attraverso le correnti, basta. A me ha fatto una certa impressione vedere tutti i dirigenti di primo piano del nostro partito candidati nei listini e non nei collegi uninominali, dove i voti dovresti andare a strapparli uno a uno per vincere, quello che fanno i sindaci quando si candidano nelle loro comunità», rimarca Bonaccini. «Non chiederò a nessuna corrente di sostenermi né vorrò il sostegno di qualsivoglia corrente».