Tecnicamente un’ispezione parlamentare. Praticamente un vero e proprio blitz. L’avevano programmato da tempo, i quattro parlamentari del Pd che ieri, avvertendo all’ultimo minuto la segretaria Elly Schlein, hanno preso un volo per l’Albania e sono riusciti a entrare nel cantiere dove, in teoria, domenica avrebbero dovuto concludersi i lavori per la costruzione dei due centri per migranti previsti dall’accordo siglato tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama.

E invece Matteo Mauri, Simona Bonafè, Matteo Orfini ed Enzo Amendola si sono trovati davanti uno spiazzo di terra con qualche ruspa in mezzo, e niente più. «Abbiamo aspettato il 20 maggio perché Meloni ha detto che per quella data sarebbe stato tutto operativo - risponde al Dubbio Orfini dall’Albania - Al porto i lavori sono molto avanzati e abbiamo trovato l’esercito italiano, ma la situazione dei futuri centri è ancora in alto mare».

Secondo l’esponente dem «siamo ai preliminari di qualcosa di folle che è già costato 800 milioni per due opere che servono a violare i diritti umani» e l’accordo Italia- Albania è dunque «uno spot» in vista delle Europee che non produrrà nulla di concreto».

La delegazione dem è riuscita ad accedere al cantiere di Gjader e ha visitato anche gli spazi al porto Shengjin, dove dovrebbero avvenire le procedure di sbarco dei migranti. «Il tentativo di Meloni di avere uno spot elettorale sui migranti per le europee è miseramente fallito - ha dichiarato Matteo Mauri durante la visita - Siamo davanti a più di 70mila mq di nulla. Oggi 22 maggio solo ruspe, mentre avevano annunciato che il 20 maggio 2024 avrebbe aperto il centro. Oggi abbiamo svelato il loro bluff elettorale».

Su come i parlamentari siano riusciti a entrare nel cantiere vige il più assoluto riserbo, ma evidentemente in quei luoghi non ci sono troppi controlli. «Non l’abbiamo detto a nessuno, chiaramente abbiamo avvertito il Nazareno ma si tratta di un’ispezione parlamentare», ha aggiunto Orfini.

«I costi aumentano, siamo arrivati a oltre 800 milioni, come avevamo già denunciato alla firma dell’accordo - è il ragionamento di Bonafè - Meloni cambi idea e sposti subito queste risorse sulla sanità e sul welfare territoriale».

Per l’ex ministro Amendola siamo di fronte al «solito modus operandi di un Governo che prova a nascondere con la propaganda i suoi fallimenti» e i parlamentari dem hanno realizzato anche un video della loro visita, alla quale presto potrebbe seguire la presentazione di un’interrogazione in Aula.

Solo tre giorni fa la stessa Meloni aveva difeso l’accordo, parlando a Mediaset. «Se, come io credo e spero, l'accordo con l’Albania funziona, può essere un nuovo modello di gestione dei migranti per l'intera Europa, quindi noi stiamo facendo da apripista su una soluzione sostenibile» ha detto la presidente del Consiglio ringraziando il governo albanese. «Mi dispiace moltissimo degli attacchi scomposti che il primo ministro, tra l’altro socialista, Edi Rama, sta avendo dalla sinistra italiana ed europea per aver fatto questo accordo per aiutare l’Italia - aveva aggiunto Meloni - Funziona che noi processiamo le richieste di asilo in territorio albanese sotto giurisdizione italiana ed è un modello totalmente innovativo. Che cosa ci guadagniamo? Intanto di allentare la pressione sul territorio italiano. E secondo me ci guadagniamo un effetto dissuasione per questi potenziali immigrati illegali che può essere potentissimo».

E ricordando infine che pochi giorni fa «15 paesi su 27 dell’Unione Europea hanno firmato insieme una lettera nella quale chiedono alla prossima commissione di utilizzare il modello Albania per gestire la questione dei migranti». L’accordo prevede l’istituzione di due centri in Albania, uno per la primissima accoglienza ( quello al porto di Shengjin) e l’altro con funzioni di Hotspot e centro di permanenza e rimpatrio ( Cpr), a Gjader.