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Da sinistra: la vicesindaca di Bibbiano Paola Delfina Tognoni, Andrea Carletti, il segretario locale Daniele Caminati e quello provinciale Massimo Gazza
Sei anni di “vuoto”, poi il ritorno a casa. Il circolo del Pd di Bibbiano ha riconsegnato la tessera ad Andrea Carletti, ex sindaco del Comune reggiano, finito nella bufera con l’inchiesta “Angeli e Demoni” e recentemente assolto dopo l’abolizione dell’abuso d’ufficio.
Ma non è stato «salvato», come qualcuno si ostina ancora a dire: il processo, comunque, non aveva fatto emergere elementi a carico del politico, finito in una bufera mediatica senza precedenti. E la Cassazione, nel caso di Claudio Foti (assolto in abbreviato), aveva anche smontato la sostenibilità dell’abuso d’ufficio, che veniva contestata in concorso con Carletti. Un dato ignorato da chi, come alcuni giornali, si ostina a citare la Corte d’Appello, che pur smontando totalmente le accuse a carico di Foti aveva lasciato uno spiraglio per l’abuso d’ufficio, proprio in virtù del rito ordinario ancora in corso (a luglio la sentenza). Spiraglio chiuso con un colpo secco ad aprile 2024 da Piazza Cavour. Ma la confusione, per chi ignora che tra le ordinanze e le sentenze vi sono centinaia di udienze, è il minimo sindacale.
Il suo arresto - Carletti passò diversi mesi ai domiciliari prima che la Cassazione definisse insensata la misura cautelare - venne ripreso in diretta dal Tg3, appostato davanti al Comune dove l’allora primo cittadino venne condotto dai Carabinieri per le perquisizioni. Anticipando i vertici del suo partito - di solito restii praticare la presunzione d’innocenza -, Carletti, a luglio del 2019, si era autosospeso dal Pd, che rimase inerme di fronte alla valanga di fango che M5S, Lega e Fratelli d’Italia scatenarono sul sistema di welfare della Regione Emilia Romagna, nel tentativo (vano) di strappare la Regione al Pd. Non rimase invece a guardare il circolo locale, da subito schierato con Carletti, così come gli amministratori del Comune di Bibbiano, che scelsero di non costituirsi parte civile al processo.
Ma non solo: il Pd di Bibbiano, ad agosto 2020, criticò aspramente, con un comunicato, la scelta dei vertici del Nazareno - ormai al governo con il M5S - di ritirare le querele sporte nei confronti degli esponenti grillini che avevano apostrofato lo stesso Carletti e le altre persone coinvolte come “ladri di bambini” che agivano attraverso “l’elettroshock” (una delle tante fake news di questa vicenda) per affidare i minori ad amici e conoscenti, frasi che scatenarono una pesante campagna mediatica, culminata, nel caso di Carletti, con minacce di morte e insulti. Minacce per le quali adesso diverse persone rischiano il processo per diffamazione.
«L’accordo tra il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle che prevederebbe il ritiro delle denunce presentate anche a seguito delle gravi e diffamatorie affermazioni nei confronti del cosiddetto Partito di Bibbiano nel pieno della vicenda giudiziaria che vede coinvolti i servizi sociali della Val d’Enza non ci lascia indifferenti - aveva commentato l’allora segretario Stefano Marrazzi -. A quanto per ora si apprende, infatti, tale accordo sembrerebbe non prendere in considerazione un aspetto che riteniamo non possa essere liquidato così banalmente, ossia il dileggio e l’offesa di una comunità, quella di Bibbiano, che è stata pesantemente e ingiustamente ferita per lungo tempo (ricordiamo ancora oggi la frase “mai con il Partito di Bibbiano”). (...) Mai vorremmo, infatti, che si giungesse a questo accordo prima che una delle parti in gioco avesse pubblicamente riconosciuto di avere esagerato nell’esprimere alcune affermazioni e dietro presentazione di formali scuse alla nostra comunità ferita (…) La dignità non è per noi un valore negoziabile».
Delle vere e proprie scuse, ovviamente, non arrivarono mai. E per Carletti il calvario è durato fino ad ottobre scorso, quando è definitivamente uscito dal processo. Ma non dal racconto distorto dei media, che pur ignorando l’andamento di un processo a dir poco particolare - le difese hanno rinunciato a tutti i testi ritenendo che l’accusa non avesse raggiunto la prova - hanno riproposto periodicamente il solo racconto dell’ordinanza di custodia cautelare.
Se Carletti ha lasciato il processo, a rimanerci, paradossalmente, è stato proprio il Pd: la Regione Emilia Romagna, ancora a trazione dem, si è infatti costituita parte civile e nonostante i profondi dubbi emersi durante il processo - e condivisi da alcuni esponenti del partito - non ha ritenuto di ritirarsi, affidando ai propri legali, anzi, il racconto di un “sistema” basato su anomali aumenti di affidi che - come dimostrato nel corso del processo - in realtà non ci sono stati.
La riconsegna della tessera è avvenuta il 29 maggio, in occasione del congresso di circolo. Il segretario Daniele Caminati ha fatto una sorpresa a Carletti, che ha accettato la tessera proprio in virtù della vicinanza che il circolo ha saputo dimostrargli nei lunghi momenti di difficoltà legati a questa vicenda. «La politica regala momenti memorabili - ha commentato il segretario provinciale del Pd Massimo Gazza su Instagram - e tutta la comunità del Partito democratico non può che esprimere gratitudine e riconoscenza per la straordinaria lezione etica e valoriale che queste persone hanno dato a noi e a tutto il paese». A fianco a loro anche la vicesindaca di Bibbiano Paola Delfina Tognoni. Viene da chiedersi cosa ne pensi oggi Elly Schlein, rimasta finora in silenzio sulla vicenda Carletti e sullo smantellamento del sistema di welfare dell’Emilia-Romagna, di cui fu assessora proprio nei giorni in cui nelle strade andava in scena la caccia alle streghe.