«Che trucchino pure questa legge, che facciano quello che vogliono ma noi andiamo oltre, noi siamo oltre. Probabilmente vinceranno ma se vinceremo noi sarà una tripla vittoria». Questa volta Beppe Grillo in piazza ci arriva. Dopo aver disertato la manifestazione di Montecitorio di due settimane fa, ieri è spuntato al Pantheon quasi a sorpresa, con un preavviso di poche ore. Il popolo grillino ha risposto numeroso all’appello di Paola Taverna - quattro mila persone per gli organizzatori - che aveva convocato i militanti per protestare contro il Rosatellum. Le prime file sono armate di benda bianca attorno alla testa da calare sugli occhi a un cenno di Grillo, in segno di protesta contro una legge che sottrae al cittadino la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. «Abbassate le bandiere, stiamo per fare una battaglia per tutto il popolo italiano», dice il leader genovese, mentre alle sue spalle annuiscono i due big più amati dal popolo pentastellato: Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. «Sono raffreddato, ho un sistema immunitario leggermente in crisi, che va contro di me. Ed è quello che succede a questo Paese, che non ha le difese immunitarie per salvaguardare la democrazia», prosegue il comico.

Il copione è uguale a quello di due settimane fa: un piccolo palco e microfono aperto a tutti i parlamentari, che nel corso della giornata si alternano e improvvisano comizi. La stampa però non può avvicinarsi, il retro è blindato da cordoni di polizia. Inutile provare ad aggirare il blocco attraverso le viuzze che circondano il Pantheon. Non si passa, accesso consentito solo ai parlamentari. Gli interventi dei ' portavoce' sono scanditi dal suono di trombette da stadio e cori spesso lanciati dall’oratore di turno. E visto che la battaglia sul Rosatellum è ormai persa, la manifestazione si trasforma in un assaggio di campagna elettorale. Le Regionali siciliane sono il leit motiv della giornata. «Cominceremo dalla Sicilia, ma non mi voglio montare la testa», dice Grillo mentre sul maxischermo al suo fianco continuano ad apparire manifesti elettorali di Giancarlo Cancelleri, il candidato pentastellato con cui il Movimento darà la «prima picconata al sistema». Il pubblico esulta. Tra la folla, le facce miti, da shopping domenicale al centro commerciale, all’improvviso si contraggono in una smorfia e liberano un urlo che mischia il disappunto per il Rosatellum alla rabbia per le interminabili code alla cassa. La folla si scalda quando dal palco vengono pronunciati i nomi di Mattarella, Boldrini e Grasso, «i responsabili della crisi della democrazia italiana», dice la deputata Dieni, «dovrebbero andare a casa per primi». Il presidente del Senato è il più bersagliato da oratori e attivisti. Ma anche il nome di Sergio Mattarella viene puntualmente sommerso dai fischi, nel solco della tradizione che vuole Movimento e Capo dello stato incompatibili. E quando sullo schermo appare il volto di Giorgio Napolitano è un tripudio di improperi. «In galera! », urla un ragazzo dal centro della piazza. «Macché galera, gli piacerebbe. I lavori forzati ci vogliono», lo richiama il vicino.

I turisti entrano ed escono dal Pantheon divertiti, chiedono a quelli con le bandiere cosa stia accadendo, in molti si mettono in posa per un selfie tra i manifestanti. Grillo capisce il clima e lancia il suo dardo contro l’ex procuratore nazionale Antimafia: «Grasso? Ma non dobbiamo più prendercela: si sono tolti la maschera dei malfattori, ormai sono a piede libero, non dobbiamo scoprire più niente». Poi il garante si fa un attimo da parte e lascia la parola a Di Maio: «Ecco il premier... quello che cambierà l’Italia», dice. E il vice presidente della Camera non si fa pregare, prende il microfono in mano e inizia il suo breve comizio elettorale sulla Sicilia di Cancelleri e delle liste pulite, contro un’ammucchiata di partiti pieni di impresentabili. A toccare i cuori della piazza ci pensa, come di consueto Alessandro Di Battista che lancia un monito a Mattarella: «Ha già firmato una legge incostituzionale come l’Italicum: si è già sbagliato. Dovrebbe stare molto attento a rifirmare una legge incostituzionale. Mi auguro che ci pensi molto, molto bene», scandisce dal palco. «Voglio ricordargli che quando era deputato e Berlusconi faceva la riforma costituzionale a colpi di maggioranza prese la parola e disse che era vergognoso!».

Nel pomeriggio, anche Roberta Lombardi approfitta della piazza per parlare di elezioni: le regionali del Lazio che la vedranno protagonista contro Zingaretti. L’ex capogruppo alla Camera non rinuncia però a rievocare anche il cavallo di battaglia per eccellenza della retorica grillina: la legge sui vitalizi, bloccata in Senato per volere della “casta”. La folla esplode quando Lombardi sventola il giornale degli ex parlamentari in cui si parla degli eventuali profili di incostituzionalità della legge sui vitalizi. «Pensano solo ai loro maledetti soldi», urla la deputata. Un manifestante commenta: «Tanto ormai sono tutti massoni, anche Renzi è figlio della massoneria». Il Rosatellum intanto ottiene le cinque fiducie richieste in Aula, mentre Grillo chiude la kermesse a modo suo: con un blues e parecchie battute. «Guarda come è pulita la piazza», dice una donna sbucata dal nulla, «lo vedi cosa sono i grillini? Scrivilo allora». La mobilitazione è finita, si apre ufficialmente la campagna elettorale.