Per ora si sa solo che qualcosa di grosso bolle in pentola, ma chi sta attorno a Giuseppe Conte tiene la bocca cucita per non mortificare l’effetto sorpresa. Il leader M5S sta per tornare in Puglia, dopo aver fatto saltare il banco delle primarie baresi, per annunciare in conferenza stampa delle novità importanti sul futuro dei pentastellati all’interno della Giunta regionale guidata da Michele Emiliano.

Il mistero, mentre scriviamo, è così fitto da circondare persino il giorno del grande annuncio: oggi, al massimo domani, fanno sapere i più stretti collaboratori dell’avvocato, che non confermano né smentiscono persino le voci su un possibile addio secco alla maggioranza pugliese da parte del Movimento.

Tra le file grilline regna il riserbo ma soprattutto l’incertezza e qualcuno di loro azzarda ipotesi figlie di ragionamenti ascoltati nei corridoi: «Da quello che ho capito le cose dovrebbero andare più o meno così», ci spiega una fonte pentastellata, «Conte porrà ad Emiliano delle condizioni irricevibili per rimanere in Giunta, il governatore le rifiuterà e a quel punto ognuno andrà per la propria strada».

Quali condizioni irricevibili abbia eventualmente in mente il capo pentastellato non è dato saperlo, ma se così fosse, il solco tra il Pd e il M5S diventerebbe un fossato incolmabile. E non basterebbe una stretta di mano - come quella immortalata ieri, dopo giorni di tensioni, tra Elly Schlein e Giuseppe Conte, in occasione di un convegno sull’emergenza climatica, con proposta sui bacini idrici - a riparare il danno.

La sensazione, tra i dem, è che il leader 5S abbia intenzione di accanirsi sul corpaccione ferito del Pd dopo i presunti scandali pugliesi e piemontesi. L’ex premier ha visto arrivare l’onda inattesa e vuole cavalcarla, nella speranza di recuperare un po’ dei consensi perduti e riequilibrare i rapporti di forza all’interno di una quasi coalizione che vede il M5S nella posizione del partner minore.

Rimettere al centro della campagna elettorale perenne la questione morale, la legalità, l’onestà come unico faro della politica può essere una boccata d’ossigeno per chi da tempo ha perso la centralità garantita dal palcoscenico di Palazzo Chigi e si sente portatore di una superiorità morale garantita dalla lontananza dal potere in quasi tutte le città e le Regioni italiane. Così Conte ora si riprende la scena e non perde occasione per dare addosso alla leader dell’opposizione con offerte d’aiuto poco amichevoli: «Se Elly Schlein vuole mantener fede all’impegno preso nel marzo del 2023, quando fu acclamata segretario del Partito democratico al grido di “libererò il Pd da capibastoni e cacicchi”, parole sue, troverà in me il più grande partner favorevole a quest’operazione», ha detto l’avvocato, giocando col nervo scoperto della sua un tempo alleata. Che per tutta risposta ha fatto approvare un nuovo Regolamento per le candidature (momentaneamente previsto solo per la Campania) che sembra ricalcare i vecchi codici etici grillini: tutto casellario giudiziario, obbligo di denuncia e autocertificazioni.

Sembra passato un secolo da quanto Conte e Schlein brindavano insieme a Cagliari alla vittoria di Alessandra Todde in Sardegna, invece è trascorso solo poco più di un mese, un periodo di tempo sufficiente a varare una nuova Giunta regionale che proprio ieri ha visto la luce sull’isola. Quello slancio «testardamente unitario» - reso possibile dalla disponibilità dem a sostenere una candidata 5S - si è esaurito in fretta.

L’unità è andata a farsi benedire. A cominciare da Bari, dove l’intesa giallo-rossa si è trasformata in competizione aperta, con i dem e i Verdi a sostegno di Vito Leccese e il Movimento schierato con Michele Laforgia, che ieri ha ufficialmente rimesso nelle mani dei partiti la propria candidatura, e per ironia della sorte è sponsorizzato anche da Sinistra italiana (che qui ha divorziato da Bonelli) e Italia viva (i nemici giurati del campo largo a Roma). Tutto si mescola e tutto si confonde, mentre al centrodestra arriva un aiuto insperato.

Ora la partita si sposta in Regione, proprio come aveva chiesto Matteo Renzi, puntando il dito contro l’incoerenza pentastellata, pronta a far saltare i gazebo ma non a mollare Emiliano. Presto il leader di Iv potrebbe essere accontentato da Conte, magari anche in nome di quella inedita alleanza grillin-renziana siglata a Bari.