Durissimo lo scontro tra il governatore De Luca e la premier Meloni che stanno facendo diventare il Sud e l’autonomia differenziata il terreno per un corpo a corpo personale che coinvolge anche i partiti e i vari livelli di governo. E così, mentre il presidente della Campania era a Roma per manifestare, insieme a 700 sindaci del Mezzogiorno, contro la riforma targata Calderoli, Meloni faceva in modo dalla Calabria di fare arrivare un messaggio chiaro a tutti. «Sui fondi di coesione i governatori si stanno dimostrando tutti collaborativi, tranne uno che non è molto collaborativo allo stato attuale, perché se si va a guardare il ciclo di programmazione 2014-2020 risulta speso il 24 per cento della spesa». Queste le parole della premier dal porto di Gioia Tauro, dove si trovava insieme al ministro Fitto e al governatore della Calabria Occhiuto per la cerimonia di firma dell’accordo per lo sviluppo e la coesione tra il governo e la Regione Calabria. Un modo di dimostrare reale vicinanza al Sud e smentire la narrazione di un governo antimeridionalista. «Se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare, forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più».

Seppure non nominato direttamente, Vincenzo De Luca, che già aveva dimostrato la sua voglia di intemperanza con alcuni screzi con la Polizia durante la manifestazione a Roma, non ha certo aspettato chiarimenti per rispondere per le rime: «Per lavorare ci servono i soldi. È tollerabile questo atteggiamento con centinaia di sindaci che non hanno i soldi per l'ordinaria amministrazione? Lavora tu, str...».

Toni così duri, da scontro personale, si spiegano anche con la forte tensione che stanno vivendo i partiti in vista delle Europee e dei prossimi appuntamenti con le elezioni regionali. Il centrodestra, Fi e Fdi soprattutto, temono di perdere consensi al Sud dove si sta assistendo a una sollevazione popolare contro l’autonomia e provano a correre ai ripari mettendo in mostra investimenti e progetti e lavorando ad alleanze spericolate come quella che la Lega sta imbastendo con l’Udc per avere candidati (Patricello) in grado di garantire una cospicua messe di voti.

Dall’altro lato il Pd prova ad accreditarsi come punto di riferimento per le Regioni meridionali contro lo strapotere leghista e De Luca prova a superare anche Schlein nella lotta al governo nemico del Sud. «Si dovevano definire prima i livelli essenziali delle prestazioni e poi i costi standard, ma hanno deciso che questa materia si affronta da qui a un anno - ha tuonato da Piazza Santi Apostoli De Luca - Ma possiamo andare avanti senza aver deciso con quali risorse? Siamo di fronte a una legge truffa e per questo siamo qui per combatterla. E siamo qui anche per dire che i cittadini del Sud sono abituati a camminare con la testa alta, non con la testa piegata. L'autonomia differenziata - ha concluso il governatore - non aiuta a recuperare il divario tra Nord e Sud, significa spaccare l'Italia in due e tradire l'unità del Paese. Noi siamo contro questo contro Risorgimento».

Ma De Luca non ha perso l’occasione per specificare anche altri obiettivi legati al suo iperattivismo politico. Interrogato dai cronisti sul possibile terzo mandato ha risposto chiaramente: «Il terzo mandato? Io sono per la democrazia, quelli che hanno paura della democrazia se ne prendano la responsabilità». Una posizione che, nel gioco dei paradossi all’italiana, va a coincidere con quella della Lega che ha aperto uno scontro interno al governo per rilanciare Zaia in Veneto.