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Il no del Pd “con una voce sola e forte” all'autonomia differenziata, fatta a "spallate" da Roberto Calderoli, arriva dai Quartieri Spagnoli di Napoli. Elly Schlein, dopo una tappa d'obbligo al murale di Maradona, chiude la due giorni organizzata dai dem al grido di “una e indivisibile” e attacca Giorgia Meloni e il suo Governo.
Il ddl voluto dall'esecutivo, “vuole dividere un Paese che ha bisogno di essere ricucito”, ribadisce la leader che provoca gli avversari e prova a dividere la maggioranza: “Se non fosse una combo micidiale ai danni dell'Italia ci sarebbe da sorridere al paradosso dei nazionalisti di FdI che vogliono portare a compimento i mai sopiti sogni della secessione leghista”. Di più: “Quello della Lega è un ricatto a Meloni, ma rischiamo che, nella debolezza di Meloni, questa volta, dopo tanti tentativi, questo progetto, nato all'ombra del secessionismo della prima Lega Nord, possa trovare il supporto in Parlamento. Noi dobbiamo essere l'intoppo”, insiste Schlein. E ancora: “Cara Giorgia Meloni non si governa contro gli italiani, ma per gli italiani. Non si governa contro il Sud, ma per il Sud e per tutta l'Italia intera - scandisce - fermatevi, non andate avanti perché farete male a questo Paese”.
Non solo l'autonomia, però. La segretaria dem ribadisce la linea anche per quel che riguarda le riforme, denunciando “il patto di potere” siglato dal Governo “con un orrido baratto”: il presidenzialismo per il ddl Calderoli. Il no del Pd all'elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier è netto. Schlein non chiude al dialogo ed elenca le proposte fatte alla maggioranza, ma chiude la porta a quello che definisce un esito “predeterminato”.
La leader dem, poi, punta il dito contro le ultime uscite del Governo in materia di giustizia: “Il governo è diviso sugli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata. C'è chi vuole indebolirli anche se sono strumenti per cui hanno perso la vita servitori dello Stato - attacca - È irresponsabile mettere in discussione il reato di concorso esterno alle associazioni di stampo mafioso. Che segnale sta dando questo governo?”. Schlein rispolvera poi una delle battaglie storiche della sinistra: serve “una legge sul conflitto d'interessi che continua ad essere un problema e lo dimostrano tante vicende che riguardano da vicino anche ministri di questo Governo”, è l'affondo, che arriva dopo le polemiche che hanno coinvolto la ministra del Turismo Daniela Santanchè.
Le polemiche, però, non mancano nemmeno in casa Pd. A pesare è ancora l'assenza alla due giorni napoletana di Vincenzo De Luca e del figlio Piero. La distanza dei due con la segretaria è legata al dibattito sul possibile terzo mandato del Governatore campano e alla scelta di non confermare il figlio alla vicepresidenza del gruppo a Montecitorio. Stefano Bonaccini e Antonio Decaro provano a richiamare tutti all'unità: “Mi auguro che quelle che possono essere apparse come divergenze in queste settimane si possano ricomporre al più presto, perché abbiamo bisogno di De Luca - dice chiaro il presidente dem e governatore dell'Emilia Romagna -. Si possono avere idee differenti ma bisogna ricercare unità in nome delle cose da fare, per essere tonici e battere la destra”. “Purtroppo oggi non ho visto tutto il partito qui, quindi mi sento di fare un appello a tutti a superare le divisioni interne - gli fa eco il presidente Anci e sindaco di Bari - Quella di De Luca è un'assenza che pesa e non possiamo far finta che non ci sia. L'assenza c'è e va superata”.
Schlein sceglie di glissare sull'argomento, anche se i “pompieri” - come ad esempio il responsabile organizzazione dem Igor Taruffi - sono all'opera. “L'unità - si limita a dire la leader - è un valore soprattutto quando si accompagna alla coerenza di una visione e delle battaglie che noi facciamo insieme”.