Dopo il successo delle primarie, è arrivata la proclamazione. Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Pd, con gli auguri di Matteo Renzi, che però non ha partecipato all'assemblea. Paolo Gentiloni è stato eletto presidente, con due vice in rappresentanza delle due minoranze: Debora Serracchiani per Martina e Anna Ascani per l'area Giachetti. Il neo segretario scommette sulla caduta del governo e sulle elezioni anticipate. Ma soprattutto punta ad una nuova fase del partito democratico. "Dobbiamo voltare pagina, dobbiamo cambiare noi, occorre un partito diverso, inclusivo, dialogante, empatico con la società - ha detto Zingaretti -  un partito che riprende a fare politica. Dobbiamo rimettere al centro la persona umana, come hanno fatto le ragazze e i ragazzi scesi in piazza per il clima. Serve più riformismo per affrontare il futuro. Dobbiamo rimettere al centro la giustizia sociale, perché la lotta alla povertà è la condizione per stare meglio tutti". L'idea è quella di rompere con il passato ma non con le varie aree del partito, compresa quella renziana. "Mettiamoci alle spalle le contese sugli equilibri interni, avviamo una dialettica nuova tra le componenti. Non dobbiamo più neppure lambire una politica lontana dalla vita". La sfida per Zingaretti è aperta su tre fronti: l'opposizione al governo (per cui chiede un fronte unico in Parlamento tra tutte le forze del centrosinistra), le elezioni (prima quelle europee e poi le eventuali elezioni anticipate) la sfida interna per riuscire a tenere unito il partito senza rinunciare a tirare dritto nella ricostruzione del centrosinistra. Renzi intanto continua la sua maratona di presentazione del libro Un'altra strada: l'ex segretario promette fedeltà ma intanto accumula nuovo consenso in vista si vedrà di cosa.