La vittoria del no nel referendum sulle riforme costituzionali sarebbe un "passo indietro" per attrarre gli investimenti stranieri in Italia. Questo il giudizio dell'ambasciatore Usa in Italia, John Phillips, intervenuto a Roma ad un convegno alCentro studi americani.Dagli Stati Uniti, dice Phillips, si osserva il dibattito in corso nel nostro paese e il referendum è considerato una "decisione italiana". Ma, aggiunge l'ambasciatore, "l'Italia deve garantire di avere una stabilità di governo" per attrarre investimenti stranieri. Perché, prosegue Phillips, "63 governi in 63 anni non danno garanzie". PerPhillips, "il referendum offre una speranza e una opportunità per la stabilità di governo". Gli amministratori delegati delle grandi aziende, sottolinea Phillips, "stanno osservando" quanto avviene in Italia.LE REAZIONIImmediata la reazione del mondo politico italiano schierato per il no. FI parte a testa bassa e liquida le parole dell'ambasciatore Usa come "un'ingerenza inaccettabile". "Chiediamo una parola in merito da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e da parte del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che fino a prova contraria è il premier di tutti gli italiani e che quindi ha il dovere di garantire, a livello internazionale, l'onorabilità e la libertà del Paese e dei loro cittadini", tuona. Nel corso di un convegno del Centro di studi americani, Phillips ha aggiunto che "molti Ceo di grandi imprese Usa guardano con grande interesse al referendum", per capire quale sarà il contesto italiano per il loro investimenti e ha spiegato che proprio per questo la vittoria del sì "sarebbe una speranza per l'Italia, mentre se vincesse il no sarebbe un passo indietro". "Il tema della governance è quello che stiamo affrontando con le riforme: semplificare, rendere il Paese più facile, ridurre i costi della politica per rendere il Paese più semplice", conferma, da Milano, Matteo Renzi."Il signor ambasciatore Usa si faccia gli affari tuoi e non interferisca, come troppe volte è già accaduto in passato, nelle vicende interne italiane", controbatte Matteo Salvini. "Spero che a novembre - prosegue il leader della Lega - vinca Trump, che ha già garantito che si occuperà delle questioni di casa sua. Se a votare sì al referendum sono i massoni, i banchieri e i poteri forti allora ancora più convintamente ci schieriamo per il no, ovvero per la libertà e il bene degli italiani". Toni non dissimili, nella sostanza, da Sinistra Italiana: "Dopo Marchionne, residente in Svizzera, oggi arriva anche il Sì dell'ambasciatore statunitense nel nostro Paese. Tutto naturalmente per l'interesse degli italiani", ironizza da Twitter Nicola Fratoianni, dell'esecutivo nazionale di Sinistra Italiana partito che ha presentato alla Camera una mozione sull'Italicum che però, ricorda Laura Boldrini, non è all'ordine del giorno della Capigruppo di domani. "In capigruppo - ha spiegato la presidente della Camera - si decide il calendario dei lavori. Poi, se ci saranno proposte, i gruppi si confronteranno. Ma questo è un passo successivo"."Quello dell'ambasciatore statunitense a Roma ci sembra un intervento irrituale e appare come una grave ingerenza negli affari interni di un altro Paese". È quanto affermano, in una nota congiunta, i deputati M5S della commissione Affari costituzionali ed Esteri alla Camera, in risposta alle dichiarazioni dell'ambasciatore statunitense a Roma, John R. Phillips. "Dopo le dichiarazioni dei vertici di JpMorgan, Confindustria, Coldiretti, Marchionne, e alcuni articoli di organi della stampa internazionale, aggiungiamo anche il nome di John R. Phillips fra l'elenco di coloro che vogliono mortificare i principi cardine della nostra Costituzione per abbattere lo Stato sociale e favorire gli interessi di grandi gruppi di investimento stranieri", aggiungono.