Sono volati gli stracci ieri tra Pd e Movimento 5 Stelle per le Regionali nel Lazio, dopo il rifiuto della candidata M5S, Donatella Bianchi, alla proposta in extremis del candidato Pd e terzo polo Alessio D’Amato, di formare un ticket in vista del voto.

«Sono arrivata quando ogni ipotesi di intesa si era già chiusa», ha detto Bianchi escludendo qualsiasi ipotesi di correre assieme a D’Amato, ipotesi che peraltro aveva fatto infuriare il leader del terzo polo, Carlo Calenda.

Chiusura netta anche dal capogruppo del M5S alla Camera, Francesco Silvestri, secondo il quale «con noi non serviva parlare di poltrone, serviva parlare di programmi, di progetti e dire un chiaro no all’inceneritore». Secondo Silvestri il M5S è «coerente con la storia» e per questo non può accettare «un ambientalismo ad intermittenza in una colazione guidata da chi, come Renzi e Calenda, è già la stampella annunciata di questo governo».

Dichiarazioni, soprattutto quelle di Bianchi, che hanno mandato su tutte le furie i dem. «Donatella Bianchi chiarisce, in maniera furbetta, di puntare a prendere il doppio stipendio ( da consigliera di opposizione e da conduttrice Rai) per i prossimi anni, visto che le sue possibilità di essere eletta Presidente sono pari a zero - scrive Andrea Casu, deputato e segretario del Pd Roma, in riferimento alle parole della candidata M5S che ha annunciato che se eletta presidente andrà in aspettativa dalla Rai - Ed anzi è stata messa in campo da Conte solo per tentare di far perdere il Pd e consegnare il Lazio alla peggiore destra presente in Italia».

Un attacco vero e proprio, che è niente in confronto a quello dei Verdi, che fino all’ultimo ha tentato una rappacificazione tra Pd e M5S. «Le ultime dichiarazioni di Donatella Bianchi sono terrificanti - i co-portavoce di Europa Verde Lazio Filiberto Zaratti e Simona Saraceno - È ufficiale che il Movimento 5 stelle vuole regalare alla peggiore destra la Regione Lazio: dobbiamo ricordare a Donatella Bianchi che i primi provvedimenti della destra saranno la riduzione della superficie dei parchi e lo smantellamento del piano energetico regionale incentrato sull’implementazione delle rinnovabili, una proposta peraltro dell’assessore Lombardi dello stesso M5S».

Ma i pentastellati non ci stanno e rispondono per bocca dello stesso Silvestri, che sottolinea come gli attacchi del Pd «confermano la forza e l’autorevolezza della sua candidatura, in piena sintonia con la volontà del Movimento 5 Stelle di portare avanti le battaglie per l’ambiente che invece il Partito Democratico ha lasciato alle sue spalle». E D’Amato? Dopo il silenzio in seguito all’ultimatum di Calenda («Facci sapere cosa vuoi fare con i grillini, se nasce un pastrocchio noi troviamo un altro candidato»), ieri ha glissato sul rifiuto di Bianchi. «Ora avanti con il programma della coalizione riformista e progressista ha scritto il candidato su Facebook - “Per un futuro semplice” sarà il titolo e verrà presentato la prossima settimana: mi rivolgerò a tutti i cittadini e le cittadine della nostra regione che hanno avuto modo di vedere il mio impegno e la concretezza che ho già dimostrato nella lotta al Covid- 19».

Dove Pd e M5S vanno a braccetto è invece la Lombardia, con il candidato unitario, Pierfrancesco Majorino, che si è detto «molto fiducioso sul dialogo con i 5S, perché è nato attraverso il confronto sui contenuti e sulle idee», definendosi poi «sicuro che ci saranno candidati e candidate molto in gamba». Majorino ha anche strizzato l’occhio agli elettori del terzo polo, necessari per superare la candidatura del presidente uscente, Attilio Fontana.

Ma ricevendo in questo caso la risposta di Maria Stella Gelmini. «Gli elettori del Terzo Polo confermeranno la loro vocazione riformista, scegliendo in Lombardia Letizia Moratti - ha detto l’esponente di punta di Azione - Se c’è nel Pd un esponente assai lontano dallo spirito riformatore e liberale è proprio Majorino». Insomma, regionali che vai, battibecco che trovi.