Ci sono due valutazioni possibili dell’annuncio fatto da Angelino Alfano riguardo la nascita a ottobre, dopo il referendum costituzionale, di un nuovo partito moderato. La prima è d’immagine; la seconda di sostanza. Partiamo da quest’ultima, perché fa da bussola dell’intero scenario politico dei prossimi mesi. Di norma, il via libera alla costituzione di una formazione politica - specie se ne raggruppa alcune già esistenti - si fa alla vigilia di un appuntamento elettorale. Il perché è chiaro. Avviare la realizzazione di un partito e poi, soprattutto se frutto della giustapposizione di varie anime, lasciarlo esposto per mesi e mesi al logoramento delle componenti interne è operazione autolesionistica. Vale per tutti la “fusione fredda” tra ex comunisti ed ex dc che ha accompagnato la nascita del Pd e che si è trascinata fino ai nostri giorni, peraltro senza essere mai stata davvero risolta. Dunque l’annuncio di Alfano ne contiene al proprio interno un altro, più ghiotto: sempre più acquista concretezza e diventa reale la possibilità di andare ad elezioni anticipate nel 2017.Non solo. Poiché se ad ottobre vince il no l’unica cosa da escludere è il ricorso alle urne visto che ci sarebbero due leggi elettorali diverse per i due rami del Parlamento con conseguenti rischi di ingovernabilità, se ne deduce che il ministro dell’Interno si sbilancia sia a favore della vittoria del Sì sia del conseguente scenario che vedrebbe Matteo Renzi salire al Quirinale per chiedere al capo dello Stato, con la motivazione che è cambiata la Costituzione, il decreto di scioglimento del Parlamento.La seconda valutazione riguarda il messaggio politico. A ottobre, con il referendum celebrato e magari anche vinto, il presidente del Consiglio si ritroverebbe - per dirla brutalmente - con l’Italia in mano, totalmente padrone del proprio destino. Parallelamente, scemerebbe il potere d’interdizione di Ncd, esattamente per le ragioni che Alfano continua a portare a giustificazione dello strappo con Berlusconi: bisognava smuovere il Paese dalle secche e avviare una stagione di riforme istituzionali ferme da lustri. Se quelle riforme arrivano in porto, tutto si azzera e l’importanza del ruolo del Nuovo centrodestra si miniaturizza.Ancora. Condotta in porto la nave riformista, Ncd si ritrova ad un bivio: con l’Italicum che costringe a listoni unitari, che compito spetta ai moderati che hanno abbandonato FI? Alcuni penseranno che dopo anni di impegno a braccetto, tanto vale entrare direttamente nel Pd. Altri faranno il ragionamento opposto: le radici stanno nel centrodestra e lì bisogna tornare. Altri ancora, infine, punteranno a ritagliarsi uno spazio proprio, confidando di poter superare lo sbarramento del 3 per cento.Certo, lo scenario più favorevole sarebbe se il premio di seggi passasse dalla lista alla coalizione. Radar di Palazzo tanto sensibili quanto sotterranei hanno segnalato nei giorni scorsi un gran via vai di esponenti centristi nella spola verso palazzo Chigi. Tutti ritornati alla base ricolmi di belle parole e rassicurazioni da parte del premier; nessuno però con in mano neppure l’umbratile promessa di una revisione della legge elettorale.E dunque? Dunque ad Alfano non resta che una carta da giocare, sapendo di poter - questo è vero - contare sulla benevolenza di Renzi. Ossia puntare a mettere insieme gli spezzoni delle forze che non vogliono o possono trovare collocazione in nessuno dei due schieramenti (i Cinquestelle sono esclusi pour cause): da Ala di Verdini a Scelta Civica di Zanetti passando per gli amici di Tosi, quelli di Fitto e così via. Un’operazione, dunque, benedetta dal capo del governo e che ha come traguardo di guadagnare consensi nel campo berlusconiano dove l’Opa di Salvini si fa sempre più pressante; ottenere un livello di consensi che permetta di esorcizzare lo sbarramento; recuperare in tal modo un ruolo da cerniera per il governo una volta chiuse le urne; garantire a Renzi una legislatura al riparo da tagliole, favorendo lo scontato addio alla riottosa minoranza pd. Naturalmente tenedosi ben strette le giunte di centrodestra, tipo regione Lombardia e, sperabilmente per Ncd, Milano.Tutto bello e levigato, in teoria. In pratica, si sa, è tutt’altra cosa. Perchè Renzi è sempre quello dei tweet “stai sereno”. E Berlusconi è uno che non sta certo a guardare: è lui che punta a svuotare competitor ed alleati. E l’idea di riportare a casa il massimo possibile dei transfughi lo alletta eccome.