Un ministro dell’Interno è un’autorità. Un potere. Ma è inevitabilmente anche un politico. E nella “mossa” su Bari, tutto si può dire tranne che Piantedosi abbia agito da politico consumato. In generale perché, come raccontiamo con ampiezza negli articoli di oggi, è surreale un centrodestra esposto alla (legittima) contestazione di usare politicamente la giustizia: dopo averne passate tante, da Berlusconi a seguire, mettersi “dalla parte del torto” con tutta questa nonchalance ha davvero poco di machiavellico. Ma c’è un altro riflesso, solo apparentemente marginale, che rende incomprensibile e anzi autolesionista la scelta del Viminale: ci si va a mettere contro un circuito politico che fa capo a Decaro, presidente dell’Anci oltre che primo cittadino di Bari, e al pesarese Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci dem.

Una rete che è stata, e poteva ancora essere, utilissima, in termini di strategia e di comunicazione, per il centrodestra. “Grazie” a Decaro, Ricci, Nardella e ad altri amministratori locali, erano emerse le contraddizioni del Pd sulla giustizia, in particolare sull’abuso d’ufficio. Un conflitto prezioso per Nordio e per il governo Meloni in generale, cioè per lo schieramento che ha varato il ddl penale con dentro l’addio al reato che tutti i primi cittadini, dem inclusi, associano alla “paura della firma”. Ora, il ddl penale che abolisce l’abuso d’ufficio è stato approvato al Senato ma ancora giace inerte alla Camera.

Quando sarà licenziato anche a Montecitorio (se mai lo sarà), ci troveremo a poche settimane dalle agognate elezioni europee, e a quel punto, per Meloni, sarebbe stato importante poter contare su qualche benevola intervista di Decaro, Ricci o Nardella favorevole alla soppressione del reato- spauracchio. Si sarebbe così riusciti a bilanciare la contro- propaganda con cui, legittimamente, l’opposizione, e il Pd innanzitutto, avrebbero additato la riforma addirittura come un regalo ai mafiosi, oltre che ai “corrotti”. E questo nel clou della campagna elettorale, ripetiamo.

Bene: secondo voi, quante speranze ci sono, per la premier, che Decaro o qualche altro amministratore dem le facciano un regalo simile a un miglio dal voto europeo? Nessuna, dite? D’accordo, l’altra domanda è: quanto credete che la presidente del Consiglio sia contenta di avere un ministro dell’Interno cosi poco avvezzo ai calcoli politici come Piantedosi?