Sarebbe sbagliato far ricadere tutte le colpe di ciò che è accaduto a Torino alla sindaca Appendino. Ma una cosa è darle tutte le colpe, un’altra è mettere in evidenza alcune sue responsabilità. Ma quello che colpisce di più non è tanto l’atteggiamento della sindaca, ma quello dei giornali: pronti a perdonarle errori che, se commessi da chiunque altro, sarebbe stato pronto il plotone di esecuzione. Torino: se fosse successa la stessa cosa al “povero” Sala

Sarebbe sbagliato far ricadere tutte le colpe di ciò che è accaduto a Torino sabato notte, durante la partita Juventus- Real Madrid, alla sindaca Chiara Appendino. Cadremmo nel trito meccanismo del capro espiatorio che viene spesso cavalcato in politica per attaccare l’avversario. Ma una cosa è dare tutte le colpe alla sindaca, un’altra è invece mettere in evidenza alcune sue evidenti responsabilità riguardo alla gestione dell’ordine pubblico.

Appendino oltre a essere prima cittadina aveva, fino a qualche ora fa, anche la delega alla sicurezza: era lei la più titolata a verificare che piazza San Carlo, dove sono state ferite 1527 persone, fosse il luogo idoneo ad accogliere un raduno di tale portata. Eppure nel suo discorso, subito dopo il tragico evento, la sindaca non ha mai pro- nunciato parole di scusa, non si è assunta nessuna responsabilità. La descrivono arrabbiata e nervosa, ma ha fatto come quei politici presi di mira proprio dai Cinque Stelle: ha tentato di mettere la polvere s

Adesso sul questore. Un gioco che in passato i grillini avevano stigmatizzato, ma che sembrano maneggiare con grande abilità. Ma forse quello che colpisce di più non è tanto l’atteggiamento della sindaca che per alcuni versi è anche comprensibile, ma come questa vicenda è stata raccontata dai giornali. Ignazio Marino fu quasi travolto dal Panda gate, con l’accusa di aver parcheggiato in divieto di sosta. Poi il colpo finale: gli scontrini. Niente a che vedere con la responsabilità di chi deve vigilare sui pubblici eventi e che alla fine deve contare 1527 feriti. Ma per Marino il mood era un altro. Bisognava picchiare duro, non perdonare neanche il più piccolo errore.

Con i sindaci Cinque stelle, in particolare con le prime due cittadine di Roma e Torino, è come se ci fosse una sospensione di giudizio soprattutto da parte dell’informazione. Per un verso questa reazione è giustificabile. Sono giovani, sono donne, rappresentano una nuova forza politica che si vuol vedere in azione. E’ un atteggiamento positivo, legittimo, su cui non pesano quei pregiudizi che in altri casi sono stati fatali, tanto da decretare la fine di esperienze politiche di lungo o breve corso. Ma il motivo non è solo questo, e non è solo così nobile.

Sembra che una parte dell’intellighenzia e dell’informazione non voglia farsi nemici tra coloro che, almeno secondo i sondaggi, potrebbero essere i nuovi governanti del Paese. Sicuramente sono i politici che in questo momento godono di maggior consenso e criticare loro significherebbe alienarsi le simpatie del popolo grillino. Sembra stia nascendo una sorta di nuovo conformismo o se vogliamo di timore ad attaccare chi oggi ha più potere degli altri.

Se la stessa cosa che è accaduta alla sindaca Appendino fosse capitata a Beppe Sala ( cosa peraltro difficile vista l’attenzione che il sindaco di Milano dedica all’amministrazione della sua città) si sarebbe titolato chiedendo le sue dimissioni. Sicuramente le dimissioni le avrebbero chieste Di Maio e di Battista: appena un avversario politico commette anche il più piccolo errore, lo ripetono come un mantra.

Ci chiediamo a questo punto cosa accadrà se sarà davvero il Movimento 5 stelle a governare: avremmo un’informazione che si saprà distinguere per libertà di giudizio o ci dobbiamo fin da ora rassegnare a due pesi e due misure? La novità rappresentata dal partito di Grillo non può giustificare da sola questa apertura di credito che va oltre i fatti e gli atti compiuti. Il giornalismo, secondo una definizione molto in voga nelle scuole, è il cane da guardia del potere.

Ma se il cane abbaia una volta sì, una no, a seconda delle simpatie o antipatie, c’è qualcosa che non torna. Nel caso di Torino la ricerca delle responsabilità è un dovere. Non per attaccare i Cinque stelle, ma per capire che cosa non ha funzionato ed evitare che si ripeta di nuovo. Appendino è giusto che si difenda e vada avanti, ma è nostro dovere chiedere che si chiarisca la dinamica di una brutto e pericoloso episodio rispetto al quale la prima cittadina non può far finta di nulla.