LA VERA SFIDA È COMUNQUE IMMINENTE, L’ESECUTIVO VERRÀ GIUDICATO SULLA BASE DELLA REALIZZAZIONE DEL PNRR

Ogni partito della maggioranza prova a pizzare le proprie bandierine, ma ci vorrà molto tempo prima che il governo possa passare dai “segnali” agli interventi incisivi

Inflessibile nelle apparenze, mediatrice nella sostanza, realista nel conto finale: Giorgia si prepara ad affrontare il primo slalom della sua carriera di premier. Ufficialmente ha scelto di difendere a spada tratta tutte le misure previste nella manovra, anche quelle più bersagliate: i tetti per i pagamenti Pos e per il contante sopra ogni altro. Non significa che voglia scivolare in gaffes clamorose come l'attacco del suo sottosegretario Fazzolari contro Bankitalia, roba che ha lasciato tutti a bocca aperta sul Colle per l'enormità dello sgarbo istituzionale. Da questo punto di vista la premier è molto più accorta e contenuta ma nella sostanza l'ordine di scuderia per l'intero governo è quello di respingere al mittente ogni critica facendo quadrato intorno alla manovra. È una scelta che sa un po' di sindrome dell'assedio ma da un altro punto di vista la premier agli esordi ha ragione nel ritenere che accogliere anche solo una piccola parte delle critiche sarebbe un segnale di debolezza che le opposizioni coglierebbero al volo e moltiplicherebbero gli attacchi.

Nella sostanza donna Giorgia è meno rigida. Nessuna scelta verrà cassata, perché sarebbe appunto un segnale di debolezza e fragilità esiziale, ma nella pratica le misure verranno alleggerite ove possibile. Dal vertice di ieri, uno degli ultimi prima che la manovra entri nell'ultimo quarto di miglio, è emersa la disponibilità, in realtà l'intenzione di abbassare il tetto sotto il quale gli esercenti possono rifiutare il pagamento elettronico, forse anche di dimezzarlo portandolo da 60 a 30 euro, forse chiedendo un contributo di solidarietà alle banche. Purché sia chiaro che la norma «non si snatura». Sulle pensioni minime, cavallo di battaglia di Forza Italia, la presidente è orientata a concedere qualcosa, probabilmente l'innalzamento fino a 600 euro delle pensioni minime, ma solo per una parte della platea, gli over 75. Più rigida la linea sul Superbonus anche se la capogruppo azzurra Ronzulli dà per certo un emendamento del governo stesso per prorogare sino al 31 dicemebre i termini per accedere al rimborso del 110 per cento.

Nessuno spiraglio invece per un aumento dei fondi disponibili a coperture delle misure che introdurrà il Parlamento: 400 milioni, cioè quasi niente, a fronte di una mole di emendamenti che ondeggia tra i 3 i i 4mila. Significa che la battaglia in corso, le polemiche di questi giorni, le accuse dell'opposizione, la fiera autodifesa del governo hanno valore solo simbolico oppure, a voler essere un po' cattivi, sono poco più di una messa in scena. Misure minime spacciate come indicazioni epocali per il futuro e denunciate dall'altra sponda come epocalmente catastrofiche quando sono nella realtà inconsistenti. Il solo passaggio reale e che avrà peso è l'attacco frontale contro il reddito di cittadinanza, che la maggioranza intera concorda nel sostenere. Ma, anche se gli effetti saranno terribilmente concreti per centinaia di migliaia di persone, si tratta anche qui di una bandiera da sventolare, oppure di uno scalpo nemico da mostrare alla propria tribù.

La realtà è che la manovra è vuota, le misure quasi insignificanti, l'arrembaggio contro il Rdc dettato da furia ideologica e dalla necessità di vantare una vittoria, in questo caso facile essendo riportata sulle fasce più deboli della popolazione. Non da una strategia. Dato il contesto ci vorrà parecchio tempo prima che questo governo possa provare a passare dalle “indicazioni” ai fatti, dai “segnali” agli interventi incisivi. Su questo fronte le battaglie sono destinate a rimanere a lungo molto più mimate che reali.

La prova vera, per la premier, è però lo stesso imminente: il governo sarà giudicato, dagli elettori e dai partner europei, sulla base della realizzazione del Pnrr e su quel fronte i tempi sono al contrario brevi. I 25 obiettivi mancanti per l'ultima tranche 2022 del Ngeu devono essere raggiunti entro una ventina di giorni. L'avvio delle opere dovrà essere mostrato ai controllori europei l'anno prossimo. Se la manovra è quasi una guerra dei bottoni, il Pnrr è al contrario una minaccia reale ed enorme per il governo ma anche per l'intero Paese.