Crisi di governo all’orizzonte non ce ne sono. Liti su temi specifici sì, rotture tra Lega e M5s no. E invece una rottura che sarebbe clamorosa è stata sfiorata nell’Anm. Al comitato direttivo di sabato scorso l’attuale presidente Francesco Minisci, di Unicost, ha dovuto far ricorso a tutta la diplomazia possibile per evitare che Magistratura indipendente uscisse dalla giunta unitaria.

Ad alimentare il dissenso delle toghe moderate era stata l’idea di schierare l’intera Associazione contro le politiche del governo sui migranti, idea lanciata dal gruppo progressista di Area.

«Dopo alterne vicende il ministro dell’Interno ha dichiarato che non c’è nessun golpe giudiziario», ha ricordato Minisci, «auspichiamo sia l’inizio di una nuova fase: noi non intendiamo alimentare lo scontro». È quella che le toghe di “Mi” auspicavano fosse la posizione ufficiale.

Se avesse prevalso la linea della “sinistra”, il gruppo moderato sarebbe quasi certamente uscito dall’esecutivo dell’Anm. Lo riferiscono indiscrezioni trapelate dalle diverse componenti che si riconoscono nel “governo di coalizione”: appunto, Magistratura indipendente, i centristi di Unicost e i progressisti di Area. Si fosse arrivati alla “crisi” sul tema dei migranti, dunque su una “discesa in campo” delle toghe contro Salvini, ne sarebbe venuta una profonda frattura in uno degli ultimi scampoli di classe dirigente di cui disponga lo Stato.

Ci si è andati molto vicini. È nota la durissima posizione assunta da Area e in particolare da una delle due anime che la compongono, Magistratura democratica, nei confronti del vicepremier. In una nota, il “cartello” progressista aveva sostenuto che «è compito dell’Anm e di tutti i gruppi che si riconoscono in essa intervenire a tutela» dei «principi fondamentali» che si presumono violati da Salvini, a cominciare dalla «uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge». Dal fronte opposto, “Mi” aveva ribattuto che, se si si tratta del «pubblico dibattito sul problema dei migranti» o di «altre tematiche che hanno caratterizzato l’azione del nuovo governo», l’Anm «non possa e non debba intervenire». Nelle discussioni che hanno preceduto la riunione di sabato, i “moderati” hanno ricordato ai rappresentanti delle altre correnti che l’Associazione dovrebbe prendere posizione solo quando tutti e tre i gruppi che ne costituiscono la giunta sono d’accordo. Alla fine Minisci ha dichiarato la non belligeranza su sbarchi e politiche di accoglienza.

Area ha rinunciato a mettere ai voti il documento contro Salvini, ma ha anche visto respinta l’assai meno bellicosa proposta di istituire una specifica commissione sull’annunciata abolizione dei permessi umanitari.  Resta un residuo dialettico sulla legittima difesa.

Minisci ha detto che eliminare «il principio di proporzionalità» sarebbe «inammissibile». E ieri ha ricordato che l’Anm si esprime sui ddl in discussione perché sollecitata dal Parlamento.  Viceversa le toghe di “Mi” non condividono del tutto una stroncatura che pare escludere anche interventi, più sobri, sull’eccesso colposo, come la tutela dell’elemento soggettivo di chi è aggredito in casa. Ma rispetto alla “crisi” sfiorata su Salvini, pare uno scarto rimediabile.