Non c’è paragone che tenga con l’apoteosi di Matteo Salvini a Pontida, domenica scorsa. Lo distanzia di molto, ma Luca Zaia è l’unico che arriva secondo per applausi. Quando il governatore stravotato in Veneto, che ha incassato quasi il 60 per cento di sì al referendum sull’autonomia, srotola la bandiera della Serenissima e grida «in Veneto autonomia subito, ora o mai più», dal pratone è tutto un «Luca, Luca, Luca…». Il “democristianleghista”, il “leghista e gentiluomo”, per sua autodefinizione, ha nel suo pantheon anche Ghandi, ma al primo posto mette da sempre il Contratto sociale di Rousseau. «E non la piattaforma Rousseau, attenzione», avverte sorridendo. In base al Contratto sociale, quindi, «ora le promesse le dobbiamo mantenere» .

Presidente Zaia, come è stata questa sua Pontida?

Mi son fatto sei chilometri di fila, mai accaduto… Il primo colpo d’occhio sugli stand, con i prodotti alimentari tipici di tutt’Italia, mi ha fatto quasi risentire ministro dell’Agricoltura. La mia battaglia è sempre stata per ribadire l’identità, il valore del nostro cibo. Questo non significa chiusura.

Tra i militanti forse per metà ci sono stati quelli di tutte le Pontida, insieme con i giovani, i nuovi. Un “bel mix” ( ha detto Salvini ndr).

Rottamazione senza scissioni troppo traumatiche?

Proprio così. Noi non abbiamo fatto come Matteo Renzi che il 4 dicembre annullò di colpo quel 40 per cento delle Europee. E si è dovuto dimettere.

Che significa autonomia subito in Veneto?

Una grande sfida. La Costituzione prevede che ci sia la firma dell’intesa tra il governo e la Regione. Il fatto che ci abbiano fatto questo bel regalo e cioè che il governo sia rappresentato da Erika Stefani ( veneta, leghista, ministro degli Affari regionali e delle Autonomie ndr) ci fa ben sperare. Dico solo che se non facciamo l’autonomia dobbiamo vergognarci ad andar per strada. Nel senso che ci siamo impegnati e quindi è assolutamente giusto che questo governo dia l’autonomia che è in linea con la Costituzione.

Lega al 30 per cento secondo i sondaggi che segnale è?

È un segnale di grande responsabili- tà. Significa capire che ai cittadini abbiamo promesso un sacco di cose, ai miei due milioni e mezzo di veneti che sono andati a votare abbiamo promesso l’autonomia, quindi bisogna darla, bisogna fare la flat tax, fermare i barconi, c’è poi la legge Fornero. Se non facciamo tutte queste cose, ovvio che poi quelle percentuali non le vediamo più.

Lei è considerato un leghista moderato. Gli altri colleghi come li vede?

Intanto, io non sono un moderato ma un pragmatico. Abbiamo una bella squadra di governatori e possiamo fare grandi cose. Salvini ha saputo coniugare la Lega di lotta, quella del Bossi della prima ora, delle sfide, delle provocazioni, con la Lega di governo che ci dà stabilità, che ci accredita tra i cittadini.

A Pontida sono andati anche governatori azzurri. Come sta il centrodestra?

Direi bene perché ha la fortuna di avere Salvini che riesce a tenere comunque le fila compatte. Basta fare due conti per capire che un soggetto politico portante c’è e si chiama Lega. Io non ho mai gioito delle difficoltà dei miei compagni di viaggio ( il riferimento è a Forza Italia ndr), meno ancora di quelle dei miei avversari. È un monito. Un’opposizione forte qualifica una maggioranza forte, un’opposizione debole qualifica una maggioranza in maniera debole.

Un consiglio a Berlusconi?

Io non sono in grado di dare consigli a Berlusconi! Ho persino difficoltà a darli a me stesso… ( sorride divertito ndr).

Cosa le ispira questa Pontida?

Il Contratto sociale di Rousseau…

Presidente, però qui il nome Rousseau evoca piuttosto i Cinque Stelle, vostri alleati.

No, no, il mio Rousseau non è quello della piattaforma. È quello che diceva che i cittadini ti delegano a rappresentarli. Ma se li rappresenti male poi questa delega te la tolgono.

Ma con i Cinque stelle non avete qualche divergenza ad esempio sulle grandi infrastrutture?

No, ho incontrato il ministro Danilo Toninelli e posso dire che è stato un colloquio cordiale. Mi ha dato l’idea di uno che vuole essere operativo. Poi, a proposito di immigrazione ho visto le dichiarazioni di Roberto Fico sui porti, non so se sia stato male interpretato o se sia un’infelice uscita. Lui comunque è il presidente della Camera e non fa decreti.

Sulla Pedemontana cosa vogliono i grillini?

La Pedemontana è la più grande infrastruttura oggi in cantiere in Italia. Due miliardi e 258 milioni di euro, 94 chilometri e mezzo, 34 Comuni, 16 caselli. Cambia la vita al Veneto. Inaugurerò i primi chilometri tra qualche mese e non a fine anno. Forse a settembre. Me la consegnano finita. Chiaro? Ormai sulla Pedemontana le vedo difficili decisioni contrarie.

E la Tav?

È una partita sulla quale il governo si esprimerà.

Questo governo durerà?

E certo che deve durare. Anche perché i cittadini non capirebbero. Con tutti i consensi che ha non può non produrre risultati. Anche se questa non è un’alleanza ma si basa su un contratto.

L’antieuropeismo come lo vede?

Io non sono mai stato antieuropeista né ho mai fatto campagna contro l’euro. E l’uscita dall’euro non è nei programmi, non è nel contratto di governo. Ma penso che questo modello d’Europa sia da cestinare.

Alle accuse che vi fanno di cinismo nella politica dell’immigrazione come risponde?

Il cinismo è tutto europeo. È di quell’Europa alla quale bisogna togliere il premio Nobel per la pace, visto che non si è mai occupata di queste tragedie umane e ha girato le spalle di fronte ai morti in mare. Fino all’altro ieri Lampedusa per l’Europa era il confine d’Italia e non d’Europa. Salvini ha creato un nuovo corso.

Ha visto che la sindaca pentastellata di Roma Virginia Raggi sembra averla imitata? Ha mandato maiali a mangiare sporcizia, lei da presidente della Provincia di Treviso mandò gli asinelli a brucare i cigli delle strade.

Guardi che i miei asini mangiano e mangiano bene, tutti i giorni.

E il suo cavallo come sta?

Ah, parla di Furioso…? ( gli occhi del governatore si illuminano e intorno è un coro di Luca, Luca… ndr).