Il dibattito sulla prescrizione impazza, con botta e risposta quotidiani e la data di entrata in vigore della norma Bonafede che si avvicina. Walter Verini, responsabile giustizia del Pd, non svicola: «Se si continua a sottoporre il governo a questo bombardamento quotidiano, con Di Maio che agita temi identitari in modo arrogante, la tenuta potrebbe essere messa a rischio».

Siamo ormai arrivati al muro contro muro tra Pd e 5 Stelle?

No guardi, il muro contro muro non è tra noi e i 5 Stelle, ma tra Luigi Di Maio e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Esiste certamente una rilevante questione di merito sula prescrizione, ma è chiaro che il vero tema è il duro scontro politico tra il capo dei 5 Stelle e il premier. Del resto, è stato Conte a dichiarare testualmente di essere al lavoro per un compromesso, con misure di garanzia che assicurino la ragionevole durata del processo. Questa è la posizione di chi vuole trovare la sintesi, mentre Di Maio e Di Battista gli hanno risposto con dichiarazioni arroganti e ultimative. Per questo dico che si tratta di un problema tutto politico.

Il Pd che posizione ha?

Noi riteniamo che la sintesi di Conte sia assolutamente sostenibile perchè va nella direzione della tutela del giusto processo e rimaniamo partner leali di questo governo. Del resto, abbiamo dimostrato di non voler strumentalizzare la polemica sulla prescrizione, altrimenti avremmo votato in favore dell’urgenza della proposta Costa, di Forza Italia.

Eppure i 5 Stelle sembrano non essere disposti ad arretrare.

Devono rendersi conto che un problema esiste, però: contro il blocco della prescrizione si è espressa tanta parte della magistratura, tutta l’avvocatura e anche il mondo accademico. Si tratta di una soluzione che non risolve davvero nessun proble- ma e anzi, colpisce al cuore il diritto costituzionale alla ragionevole durata dei processi, per questo noi riteniamo che si rischi di varcare anche il limite della costituzionalità. Noi votammo contro questa norma, sollevando proprio questa eccezione. Anche la Lega, che pure la votò, espresse molti dubbi.

Dunque come se ne esce?

È Di Maio a dover chiarire se vuole logorare questa esperienza, segando il ramo su cui è seduto il governo. Noi auspichiamo prevalga la linea di sintesi del premier Conte, per esempio partendo dalla proposta del procuratore Edmondo Bruti Liberati.

Altrimenti?

Altrimenti è evidente che il Pd è pronto a presentare in Parlamento la sua proposta, per avere garanzia che il processo abbia una durata compatibile con i precetti costituzionali. Ma attenzione, la nostra non è nè una minaccia nè un diktat. La strada è quella del dialogo con Bonafede e, se si lavora ancora, è possibile trovare una soluzione che sia utile non per il Pd, ma per la giurisdizione. L’obiettivo di tutti deve essere di far andare insieme le garanzie dei cittadini e una efficace lotta alla corruzione.

Di Maio ha provato a fare un paragone tra il Pd e la Lega...

Un paragone lunare. Tanto per cominciare, nella scorsa legislatura abbiamo fatto una lotta alla corruzione non con proclami, ma con la penalizzazione del falso in bilancio, il reato di autoricilcaggio, l’istituzione del’Anac e la riforma del codice Antimafia. Il nodo è un altro: forse Di Maio continua a pensare che questo governo si basi su un contratto, nel quale ogni partner propone i suoi punti, anche se opposti gli uni agli altri, e poi ognuno si fa carico di votarli. Questo poteva valere per la Lega, per il Pd invece un governo è tale se si fonda sulla condivisione e non sulla giustapposizione degli obiettivi. Come dice Zingaretti, questo governo deve trovare un’anima comune per dare risposte al paese.

La strada sembra essere sempre

più stretta, però.

Vedo un grande rischio: che si torni a fare della giustizia terreno di scontro politico, come fu nei vent’anni del berlusconismo. Io credo che non si debba cadere nè nel garantismo peloso di Forza Italia, nè nell’estremismo giudiziario che caratterizza l’atteggiamento dei 5 Stelle. Per questo, la nostra linea guida è sempre stata e continua ad essere quella del proporre riforme sistemiche, per scongiurare la strumentalizzazione di leggi ad o contra personam.

La settimana scorsa è stato il Mes, ora la prescrizione. Quanti altri scontri potrà reggere il governo?

Le rispondo così: se il Movimento 5 Stelle continua con il quotidiano logoramento di Conte, agitando in modo arrogante temi identitari, allora si mette a rischio davvero la tenuta del governo. Noi rimaniamo leali e vogliamo evitare questa deriva ma è chiaro che, se continuano i no anche a proposte ragionevoli e di sintesi, per il Pd la situazione diventa complicata.

Quindi il Pd cosa chiede?

Che Di Maio si renda conto che il quadro politico è radicalmente cambiato, rispetto al governo gialloverde. Noi non chiediamo abiure, ma vogliamo sintesi. Di Maio, invece, alza muri e vorrebbe che le abiure le facessero gli altri, ma questo non è un modo serio di stare al governo.