L’ordine del giorno dell’onorevole di Azione Enrico Costa che «impegna il Governo a ripristinare la “disciplina della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio”, rimuovendo le criticità attuali derivanti dalla Spazzacorrotti» è stato approvato ieri alla Camera. Hanno votato a favore Terzo Polo, + Europa ma anche tutta la maggioranza, ossia Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Il Governo aveva dato parere favorevole. Voto contrario scontato da parte del Movimento 5 Stelle. Meno ovvio il no del Partito democratico. Ne abbiamo parlato con il senatore dem Walter Verini.

Mentre parliamo viene accolto un ordine del giorno che mira a tornare alla legge che porta la firma di un esponente di spicco del Pd come Andrea Orlando. Come avete potuto dire di no?

Intanto non c'era scritto da nessuna parte il riferimento alla Orlando. Ma non è stato difficile. Era una nuova tappa di una manovra strumentale, cui Costa - da anni - si applica con particolare tenacia. Stavolta - ma non è la prima - in stretta intelligenza con questa destra che si autodefinisce garantista, ma demolisce presìdi di legalità: nel codice appalti, nel contrasto alla corruzione, nel gravissimo decreto contro le Ong, nella politica carceraria, nello stesso decreto rave. La vicenda dei semiliberi che dovranno tornare a dormire in carcere dopo due anni è semplicemente vergognosa. L'ordine del giorno cui, giustamente, il gruppo Pd ha detto no non era contro la ' Spazzacorrotti', una bruttissima legge voluta da 5 Stelle e Lega nel Conte 1, insieme ai decreti sicurezza, ma contro le riforme Cartabia.

La soluzione dell’improcedibilità si è resa necessaria politicamente ma tecnicamente persino Giorgio Lattanzi non l’avrebbe certamente preferita. Perché allora scommettere su di essa?

La riforma del penale è stata un punto di sintesi (come quella del Civile e quella ordinamentale) certamente migliorabile. Ma il tema, adesso, non è quello di demolire queste riforme, ma di applicarle. Dando risorse, mezzi e persone agli Uffici giudiziari, per rendere più veloci i processi, per giungere ad esiti in tempi ragionevoli, sia per gli imputati - presunti innocenti - sia per le vittime dei reati, che non vanno dimenticate. Anche, e a volte soprattutto, quando la vittima è la collettività, come nei reati di corruzione e contro la pubblica amministrazione. Una volta applicate e sperimentate, Governo e Parlamento dovranno e potranno decidere ' tagliandi' e cambiamenti che si rendessero necessari.

Sull’improcedibilità si sono trovati d’accordo accademia, avvocatura e magistratura nel criticarla. Invece di rendere efficiente il sistema lo avrebbero complicato. Come replica?

Vale la risposta che ho già dato. Quella è certamente la parte meno “brillante” della riforma, ma è comunque radicalmente diversa dalla  “Spazzacorrotti”. Ho il sospetto che dietro questa ossessione di demolire le riforme Cartabia ci sia in realtà la voglia di riprendere la guerra politica- magistratura, che l’ultima legislatura e il clamoroso fallimento dei referendum sulla Giustizia avevano seppellito. Come Pd abbiamo contribuito a isolare e battere gli opposti estremismi del populismo penale, del giustizialismo da una parte e di un garantismo sbandierato, ma che aveva ed ha poco a che fare con il rispetto autentico delle garanzie dall'altra.

È malizioso ritenere che dietro il vostro voto contrario si celi la volontà di mantenere aperto un filo di comunicazione sulla giustizia con il M5S? E se sì ha senso preoccuparsi di questo se il Movimento è ormai un concorrente e non un vostro alleato?

Più che malizioso è infondato. Certi estremismi di 5 Stelle in materia di giustizia sono stati e sono il supporto più efficace per quel garantismo á là carte che in questi anni è stato agitato. E che ora vede lo stesso ministro Nordio agitarlo un giorno sì, e l'altro pure. Questo clima ha sempre impedito riforme di sistema. Le riforme Cartabia lo sono, pur con i limiti detti. E noi cercheremo dall'opposizione di impedire che la guerra riprenda. Oggi è il momento di coinvolgere avvocatura, magistratura, accademia nell'applicazione delle riforme, accentuare i temi unificanti e non quelli divisivi e aiutare quella autorigenerazione della magistratura di cui il Paese ha bisogno.

Ieri Meloni nella conferenza stampa ha parlato anche di giustizia. Ha detto che tra qualche mese il Governo metterà sul tavolo anche riforme come la separazione delle carriere. Voi vi opporrete o cercherete un dialogo?

È un'altra di quelle bandierine. È un tema di fatto inesistente. Si contano sulle dita di una mano i reali passaggi, e quasi sempre dopo le prime assegnazioni dei giovani magistrati che vogliono avvicinarsi. E la riforma Cartabia ha già ridotto ad uno solo i passaggi. E io penso ( come dicono anche illustri esponenti dell'avvocatura) che la cultura della giurisdizione debba essere unitaria: passare da requirente a giudicante e viceversa è un arricchimento, è una acquisizione di diversi punti di vista che possono solo aiutare un magistrato. E poi c'è il rischio, reale, di colpire l'indipendenza della magistratura, subordinandola all'esecutivo di turno.

Il ministro Nordio ha detto molte cose in queste settimane. Che bilancio fa di questo suo avvio?

Negativo per la prova orale: troppe le interviste e le esternazioni, spesso proclami. Negativo per la prova scritta: come ha potuto firmare certi provvedimenti come il decreto rave, i tagli alla polizia penitenziaria e così via?

La magistratura è preoccupata da diverse esternazioni del Guardasigilli: il presidente dell’Anm Santalucia in una intervista a questo giornale ha detto che avrebbero preferito un ministro vicino alla magistratura alle prese con diverse riforme e non un ministro che li attacchi ingenerosamente. Condivide questa preoccupazione?

Un ministro non deve essere vicino alla magistratura. Deve rispettarne l'indipendenza. Deve rispettare spirito e lettera della Costituzione, come tutti noi parlamentari.

Teme anche lei che questo Governo voglia abbassare la guardia sui reati di corruzione?

Non lo temo: l'ha già abbassata. E penso, invece, che si debba alzare molto l'asticella della prevenzione e del contrasto alla corruzione e alle mafie, oggi più che mai agguerrite e in piena attività con rischi forti di penetrazione nell'economia reale, negli appalti, negli stessi programmi del Pnrr.