Un signore di 74 anni, che si chiama Armando Verdiglione, è in prigione, e proprio ieri gli è stata negata la detenzione domiciliare. Lo hanno arrestato quest’estate perché deve scontare una pena definitiva di circa sei anni. In questi pochi mesi Armando Verdiglione ha perduto 24 chili. Io non sono medico, e non è medico neppure il magistrato che ieri ha negato i domiciliari a Verdiglione: eppure sia io che lui sappiamo che se una persona perde 24 chili di peso in pochi mesi, e se è affetto - come pare evidente - da una forma seria di depressione, non può reggere al regime carcerario e probabilmente ne morirà.

Voi sapete chi è Armando Verdiglione? Uno psicanalista che è stato anche molto famoso.

Molto famoso e molto discusso, per i suoi metodi, le sue teorie, il modo nel quale esercitava la professione. E’ stato in passato accusato di vari reati simili al reato di plagio.

Poi nel 2011 è finito in mezzo a una vicenda giudiziaria molto complicata che lo ha portato alla condanna al carcere che ora sta scontando per evasione fiscale. Per la verità nel 2012 il tribunale del riesame aveva negato l’esistenza del reato. Così come l’ha negata al processo d’appello la Procura generale, chiedendo l’assoluzione, e tuttavia Verdiglione è stato condannato.

Voi capite che la sua condanna difficilmente può essere considerata una decisione al di sopra di ogni ragionevole dubbio, come prevede il Codice: dubbi, più o meno ragionevoli, li ha sollevati il tribunale del riesame e poi la pubblica accusa. La Corte però ha condannato. E ha deciso che la giusta pena per l’evasione fiscale fossero sei anni di galera, che per una persona di 74 anni in non ottima salute assomiglia moltissimo all’ergastolo.

Non conosco bene le vicende processuali di Verdiglione per esprimermi nel merito delle imputazioni. Conosco un po’ le vicende precedenti, quando fu messo sotto accusa per reati più “ideologici” dell’evasione fiscale e che riguardavano l’esercizio della sua professione. Allora accorsero in suo soccorso e si schierarono a suo favore, negandone la colpevolezza, alcuni intellettuali tra i quali Bernard-Henri Lévy, Eugène Ionesco, Fernando Arrabal, Vladimir Bukovski, Jean Daniel, Alberto Moravia e moltissimi altri. Non so perché, ma su queste cose io tendo a fidarmi più di Bukowski e Moravia che dei magistrati. Forse è un mio pregiudizio. E questo pregiudizio mi porta automaticamente a chiedermi se contro Verdiglione non ci sia stata, negli anni, una vera e propria persecuzione, dovuta anche alla sua notorietà e al suo successo.

Ma ora metto da parte qualunque considerazione sulla vicenda che lo ha portato in prigione. Mi limito a valutare le cose co- me stanno adesso. Un signore di 74 anni sta morendo in prigione. La legge prevede i domiciliari per gli ultrasettantenni, e però stabilisce che la scelta se concederli o no è nelle mani del magistrato di sorveglianza. Per quale ragione un magistrato di sorveglianza decide di non applicare questa legge? Perché immagina che Verdiglione sia pericoloso? Perché pensa che abbia scritto i suoi libri e pubblicato quelli di Lacan e delle femministe francesi e italiane in combutta con la mafia? Perché teme che una volta a casa Verdiglione si cali dalla finestra ( credo che abiti al quinto piano) e fuga a nascondersi nella Locride, dove è nato, protetto dalla ‘ ndrangheta? Non riesco a immaginare una risposta a queste domande.

E poi c’è un’altra cosa che mi piacerebbe capire. E’ normale condannare a meno di cinque anni per stupro ( come è successo ieri al carabiniere fiorentino) e a più di sei per evasione fiscale? C’è proporzione? Ho capito: lo prevede il codice penale. Il fatto è che il codice è molto elastico nella previsione delle pene. E poi sono i magistrati ad applicarlo. Creando giustizia o ingiustizia?