«La nostra scuola ha al centro la persona, non dobbiamo mai dimenticarlo». Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara in visita al Cnf per partecipare in qualità di giurato al torneo “Dire e contraddire”, parte da qui, parte dalla visione tutta umanistica della persona al centro del progetto scolastico.

Ministro Valditara, cosa significa mettere la persona al centro della formazione scolastica? E quanto conta questo aspetto?

Moltissimo, dal momento che essa va di pari passo con la cultura del rispetto. La società e la scuola costituzionale si distinguono da quelle totalitarie proprio perché la persona deve essere rispettata. Lo Stato, e con esso la scuola, è al servizio della persona e non al contrario.

Lei è un giurista e cita spesso l’idea del “rispetto delle regole”...

Credo che il tema vada declinato in maniera diversa. Non esistono sono diritti, ci sono anche i doveri. Pensare che quest'ultimi non esistano ci porta inevitabilmente verso una cultura della prevaricazione. È quello il rischio che corriamo se ad un diritto non corrisponde poi un dovere. Bisogna prevedere necessariamente limiti ben precisi per evitare di cancellare i diritti altrui.

La responsabilità è individuale?

La responsabilità non può essere solo collettiva o della società.

Veniamo alle riforme. Che bilancio si sente di fare dopo questo primo anno e mezzo a viale Trastevere?

Certamente un bilancio positivo. Penso per esempio alla riforma che ha introdotto il docente tutor e orientatore, figure che devono lavorare in sinergia con i docenti della classe per esaltare i talenti dei giovani e indirizzarli verso scelte di studio e di lavoro soddisfacenti. E poi c’è il voto di condotta.

Sul voto in condotta lei però è stato criticato.

Si tratta di nuovo modello, in cui vi è una maggiore responsabilizzazione dello studente. Per esempio, per i comportamenti ritenuti più gravi dalla scuola, e che comportino una sospensione di oltre due giorni, lo studente non resterà più a casa a fare nulla, ma sarà indirizzato a svolgere attività di cittadinanza solidale. Il voto in condotta avrà anche un maggiore peso nel percorso scolastico, a significare quanto il rispetto degli altri, dei docenti e dei compagni di classe, ma anche dei beni della collettività, sia valore imprescindibile per la nostra società democratica. Alla maggiore responsabilità degli studenti si aggiunge anche una responsabilità di tipo patrimoniale per i genitori di coloro che aggrediscono un dirigente scolastico o un docente. E In tale ambito, a mio avviso, la risposta penale non è particolarmente efficace considerando i tempi lunghi e le dinamiche processuali talvolta difficilmente comprensibili. Abbiamo invece previsto delle sanzioni pecuniarie da 500 a 10mila euro. Le conseguenze psicologiche di queste aggressioni sono particolarmente traumatiche. I docenti aggrediti hanno spesso paura di tornare in classe. Deve essere chiaro che chi aggredisce un dipendente della scuola, aggredisce lo Stato.

L’età della scuola, soprattutto quella del Liceo, corrisponde all’età della sfida all’autorità. Come pensa che debba essere gestito il dissenso da parte dei ragazzi.

L’equilibrio è complesso. È in gioco questa volta il rispetto dell’autorità - che è ben diverso dall’autoritarismo - di cui non dobbiamo avere paura. In uno Stato ispirato a principi democratici l’autorità è legittima. Pensiamo alla figura del magistrato, del carabiniere, dell’insegnante. L’autorità è poi rafforzativa della cultura del dialogo e del pluralismo.

I regolamenti delle scuole prevedono dei momenti di autogestione. Condivide?

Si, sono momenti di democrazia nei quali i ragazzi si possono confrontare liberamente.

E l’occupazione di una scuola?

Penso sia un atto di violenza nei confronti di coloro che vogliono studiare e vengono privati, quasi sempre da una minoranza, di un diritto costituzionale. Non è comunque un fenomeno che da solo legittima sanzioni dure. Un ragazzo, in altre parole, non può essere bocciato se ha occupato una scuola e se l’occupazione si risolve in pochi giorni e non genera danni. Le devastazioni prima erano la regola. Da febbraio ad oggi abbiamo registrato invece un solo caso con circa 70mila euro di danni. I responsabili a mio avviso non possono non essere pesantemente sanzionati e chiamati a risarcire i danni. E su questo tocca all’autonomia delle scuole decidere.