Con fake, insulti da trivio ma pure con livorose e pantagrueliche filippiche, pasdaran antigovernativi mettono nel mirino dell’arpione Conte e i di lui ministri: ora questo, ora quello, “democraticamente”. Su tv, giornali, ma soprattutto sui social, bossiani e migliani d’estrazione dei premiati cantieri Salvini& Meloni vanno all’assalto della nuova Balena Bianca ( Conte). L’ultimo degli arpioni si chiama Mes ed è stato affilato sul tornio della “legittimità”. I suddetti pasdaran marittimi sono composti – oltre che da politici, nani e ballerine della Rive Droite italica – da giornalisti e perfino qualche maître à penser.

Tutti insieme, appassionatamente, costituiscono una ciurma che si trastulla con cori che manco quello dell’Aida per forza narrativa. Pur tuttavia, non ce la fanno proprio a superare la foresta ostativa che li separa da quel mare in cui naviga la Balena bianca, e che anzi, a somiglianza di quella di Birnan, avanza contro di loro, bruciando sistematicamente tutte le fake diligentemente prodotte dalla premiata ditta Salvini& Meloni. Certo, l’uno non è Macbeth né l’altra la sua Lady, ma “espressioni politiche d’un tempo” appese a un estenuante «domani, domani e domani».

Fra i tanti «domani e domani» succedutisi dallo scorso solleone che molte parti del capitano ustionò, si è tentato in tutte le maniere di arpionare il Conte nelle acque agitatissime del mare magnum di una politica in balia della tempesta perfetta scatenata dal più fetente dei Virus.

Per dire, dopo che una accorata e accurata campagna denigratoria nulla aveva sortito, i pasdaran avevano deciso di spingersi regolarmente nel mare aperto dei social con le loro reti dispiegate a caccia di pesci contiani ( molto ricercati perché assai apprezzati quelli della Rive Gauche), con risultati però scarsi, ché il peschereccio della suddetta premiata ditta si riempie sistematicamente di scarti ittici, quali: Loligo Vulgaris ( «il premier non è un leader» ), Pomatomus Saltator ( «non è eletto» ), Octopus Vulgaris ( «non è un politico» ), Scorpaena Scrofa ( «non è un tecnico» ). Insomma, roba da «Non è».

E proprio con queste conclusioni ittiche dal riverbero parmenideo ( «Il Capitano è, il non- capitano non è» ), qualche mezzo maître dell’esclusivo hotel Salvini- Meloni, ha servito in tavola tranci di Esatelis Cete Album ( parti di «Balena bianca» andati a male spacciati per «Conti Vulgaris» : chessò, un Casalinus Vulgaris).

Sedotti – semmai ce ne fosse bisogno dato il pedigree d’origine padana – dalle muscolose esibizioni del Capitano al famoso consesso estivo tenutosi in quel di Papete, pasdaran del di lui seguito, uniti a quelli dal brand melonide, hanno esposto sulla bancarella di quei social così ben fotografati da Umberto Eco, una mercanzia secondo loro sufficiente a sfamare dalle Alpi alla Trinacria. «Argomentazioni» tuttavia olezzanti di Nulla: vecchie riserve ittiche scongelate le cui lische denunciano provenienze marcescenti e già utilizzate contro altri balenotteri della politica, che ad Arcore e Casa Pound ancora ridono.

Insomma, merce avariata: usata già perfino sulle spiagge della prima Repubblica. Con sprezzo del ridicolo i pasdaran inondano insomma la rete con innumerevoli arpioni- fake tuttavia regolarmente smascherati e annullati nello spazio temporale di un singolo di Laura Pausini, non di una suite dei Pink Floyd.

Taliban leghisti e ittici fratellini italici ( fra cui anche stimati professionisti dell’architettura, l’ingegneria, la docenza perfino universitaria, eccetera) s’immolano al grido di “Ipse dixit”, riferendosi non al metepsicotico Pitagora, ma al papetiano Archimede Pitagorico da comizi citofonati o alla signora che da un palco romano aveva rivendicato d'esser “una donna, non una santa” – anzi no, quella era la cantante. Rewind: rivendicando d'essere “una donna”, “una madre”, oltre che una “cristiana” ( rubando per una frazione di propaganda la scena al cuore immacolato del Capitano).

E se per Kant «l'uomo non può disporre della verità ma la verità può disporre dell'uomo», quella poveretta – della verità – su quei due, no: non può proprio contare, ché – per dirla con Arthur Block «Nessuno è più sincero di un politico che mente».