Si fa presto a dire premierato. Ma la «madre di tutte le riforme» costituzionali potrebbe rimanere solo uno slogan politico in assenza di una legge ordinaria capace di darle sostanza: la legge elettorale, che il governo ha deciso di definire in un secondo momento. Ma è proprio in quel «secondo momento», come ci spiega il costituzionalista Giovanni Guzzetta, che «prenderà forma concreta il premierato» targato Meloni.

Professore, quanto il successo del premierato dipende dalla legge elettorale che verrà?

Sicuramente molto. Intanto per ragioni formali, perché se non entra in vigore la legge elettorale, come prevede lo stesso disegno di legge, non si possono applicare le norme della riforma. E poi per ragioni sostanziali, perché ovviamente attraverso la legge elettorale si determineranno le modalità di elezione sia del premier sia dei parlamentari. Senza contare le questioni relative al premio di maggioranza e all'esistenza o meno di un ballottaggio. Tutti elementi che contribuiranno a definire alcuni aspetti della riforma.

Possiamo dunque dire che il nuovo assetto costituzionale dipenderà molto da una legge ordinaria?

L'assetto costituzionale già stabilisce dei vincoli alla legge elettorale, perché la legge elettorale deve essere in grado di assicurare una maggioranza omogenea con premio al premier eletto sia alla Camera che al Senato. Ovviamente la misura, per esempio, di questo premio, la scelta di fare un ballottaggio o meno, la definizione del metodo elettorale per calibrare l'esigenza di governabilità con la rappresentanza e la tutela delle minoranze dipende dalla legge elettorale.

Come è possibile garantire maggioranze omogenee se il Senato è concepito su base regionale?

La riforma modifica l'articolo 57 della Costituzione prevedendo che si possa derogare al principio dell'elezione su base regionale del Senato con riferimento all'assegnazione di un premio di maggioranza su base nazionale. Questo problema è stato dunque risolto dalla riforma.

Ogni nuova maggioranza sarà però libera di cambiare legge elettorale e disinnescare la riforma?

Certo. Ogni maggioranza sarà libera di cambiare legge elettorale, però io guarderei la questione ribaltandola. Oggi l'eventualità che si vada al referendum sembra molto alta. La maggioranza avrebbe potuto già oggi introdurre in Costituzione una scelta sulla legge elettorale e chiudere la partita. Ma non lo ha fatto. E paradossalmente questa scelta garantisce le opposizioni, perché trattandosi di una legge ordinaria potrà essere sottoposta al giudizio di legittimità davanti alla Corte Costituzionale che più volte si è già espressa sulla legittimità o illegittimità delle leggi elettorali. Invece introdurla in Costituzione avrebbe blindato le soluzioni e per la Corte intervenire sarebbe stato molto più difficile, perché avrebbe potuto farlo solo nel caso di violazioni estreme di principi supremi dell'ordinamento. Quindi secondo me non è affatto vero che sia un vantaggio per la maggioranza l'aver lasciato la decisione sulla legge elettorale alla legge ordinaria.

Secondo lei che tipo di sistema elettorale renderebbe il premierato efficace ed efficiente?

Non posso risponderle perché le formule sono tante, nel senso che nel momento in cui si stabilisce la possibilità di un premio, questo premio si può inserire su un modello proporzionale, su un modello misto, su un modello proporzionale ma con circoscrizioni ridotte, il premio di maggioranza dà un margine molto ampio nella definizione della legge elettorale compatibile con l'esigenza di assicurare omogeneità alle maggioranza rispetto al premio.

Matteo Renzi, all'epoca del suo tentativo di modifica della Costituzione, concepì una legge elettorale, l'Italicum, che sarebbe entrata in vigore solo in caso di vittoria referendaria. Come mai l'attuale governo non ha proposto un testo sulle regole per l'elezione diretta del premier?

Però noi non sappiamo se nel periodo che ci separa dall'approvazione finale, ammesso che ci si arrivi alla riforma, il governo non presenterà una legge elettorale. Adesso è troppo presto per dirlo. La maggioranza avrebbe tutto l'interesse a farla tempestivamente, perché se non si fa la legge elettorale non entra in vigore la riforma qualora andasse in porto e fosse approvata.

L'idea di affrontare più referendum costituzionali in una sola legislatura, premierato e separazione delle carriere, espone il governo a dei rischi maggiori?

Su questo c'è sempre stato un dibattito. In passato si è detto che alcuni temi dovevano essere affrontati uno per volta per consentire ai cittadini di scegliere l'uno piuttosto che l'altro, senza essere costretti a prendere tutto in blocco. Oggi si è deciso di procedere per parti. Nessuno dei due sistemi di per sé è costituzionalmente illegittimo. È una scelta politica. D'altra parte queste riforme non sono intrinsecamente collegate l'una all'altra, la riforma della giustizia per esempio può vivere senza il premierato e il premierato può vivere senza la giustizia.

Meglio evitare di mettere insieme riforma del Senato e abolizione del Cnel, in altre parole...

Nella politica costituzionale, sotto questo profilo, secondo me non c'è una soluzione costituzionalmente valida e una invalida. Distinguere per materia ha i suoi vantaggi, come i suoi svantaggi.