Il ddl costituzionale per la separazione delle carriere e per il restyling ordinamentale della giustizia è in via di definizione. Dovrebbe prevedere anche l’istituzione dell’Alta Corte per il disciplinare di tutte le magistrature e il sorteggio temperato per i togati Csm. Ne parliamo col senatore e capogruppo dem in Antimafia Walter Verini.

Siete d’accordo sull’istituzione di un’Alta Corte?

Noi siamo favorevoli all’Alta Corte, tanto è che l’abbiamo proposta già nel dibattito pubblico nella precedente legislatura durante le riforme cosiddette Cartabia, e l’abbiamo formalmente proposta con un disegno di legge depositato in Senato il 13 ottobre 2022, primo giorno utile dopo le elezioni del 25 settembre, a prima firma Rossomando.

Quindi qual è il problema?

Il dibattito della precedente legislatura e il ddl presentato all’inizio di questa si trovavano all’interno di un quadro in cui c’erano le riforme dell’ex ministra Cartabia, che andavano secondo noi attuate e non stravolte, e non avevamo ancora la sensazione che questo governo avesse intenzione di riaprire fino a questo punto la guerra contro la magistratura. Questo Esecutivo inserisce l’ipotesi dell’Alta Corte all’interno di una proposta, di cui non abbiamo letto ancora nulla di ufficiale, che è un vero e proprio schiaffo alla separazione dei poteri e all’indipendenza delle toghe. Quale dialogo potrebbe esserci, se resta questo il contesto all’interno del quale si colloca?

Cosa prevede la vostra proposta?

Noi pensiamo all’Alta Corte come a una sorta di giudice di appello: nel Csm resterebbe una sezione disciplinare che giudica i magistrati, mentre l'Alta Corte sarebbe un giudice dell’impugnazione per tutte le magistrature. Tutti i ricorsi sarebbero trattati lì. Sarebbe composta da 15 personalità con le stesse caratteristiche dei componenti della Corte costituzionale: un terzo eletto dal Capo dello Stato, un terzo dalle Camere e un terzo dalle magistrature.

Se il governo seguisse una strada simile, voi sarete favorevoli?

Attenzione, l’Esecutivo non sta presentando una proposta sull’Alta Corte ma, da quel che si legge, sta attentando alla separazione dei poteri, come dicevo prima, perché quello che si prevede è innanzitutto una separazione delle carriere. Si tratta di una norma simbolo e del tutto inutile nel merito: ci sono solo circa venti passaggi di funzione all’anno tra giudicanti e requirenti. Inoltre la riforma Cartabia ha già ridotto a uno solo il passaggio nel corso della carriera. Noi crediamo inoltre in una cultura della giurisdizione complessiva: è bene che i magistrati possano cambiare funzioni durante la loro vita professionale. Aggiungo che ci sono state delle indicazioni europee molto chiare qualche anno fa da parte del Comitato dei ministri di Strasburgo, che addirittura parlava, riferendosi anche al nostro Paese, di utilità di passerelle funzionali. Più in generale dobbiamo dire che in questa maggioranza c’è un patto scellerato su tre totem, che prima delle Europee la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia vogliono agitare e che sono rispettivamente l’autonomia differenziata, il premierato e la riforma della giustizia.

Sono tre elementi che colpiscono l’attuale ordinamento costituzionale e che noi consideriamo profondamente sbagliati. La prima accentua le divisioni e le diseguaglianze nel Paese, la seconda colpisce il Parlamento e il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica, sulla terza ho già detto. Siamo preoccupati per una deriva davvero autoritaria, alla quale va aggiunto l’attacco al mondo dell’informazione e al servizio pubblico.

Si ipotizza anche di eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale. Che ne pensate?

Se a questa previsione aggiungiamo che dovrebbe essere la politica a stabilire le priorità, temo che quelle che potrebbe indicare questo governo come finirebbero per riguardare rave party e imbrattatori anziché i reati di corruzione.

Anche la riforma Cartabia prevede che sia il Parlamento a delineare le priorità nel perseguimento dei reati, anche se finora la relativa legge non s’è vista.

Ma sulle linee generali, lasciando ovviamente agli organi della giurisdizione determinarle nel dettaglio, nel quadro dell’obbligatorietà e non della discrezionalità dell’azione penale.

La riforma Nordio prevederebbe anche il sorteggio dei magistrati eleggibili al Csm.

Noi vogliamo andare nella direzione della lotta al correntismo e al carrierismo ad esso legato e non contro le aree politico- culturali all’interno della magistratura, che rappresentano un bene per il dibattito. E in questo senso va l’Alta Corte. Noi abbiamo introdotto nella riforma Cartabia dei meccanismi che andavano nella direzione di mitigare quei fenomeni, anche se la chiave sarà sempre quella di una autorigenerazione della magistratura. Però l’idea del sorteggio significa delegittimare per intero la magistratura. Se si aggiunge anche la norma sui test psico- attitudinali, si va veramente verso una deriva pericolosa e inaccettabile: in politica come in magistratura non è vero che uno vale uno. Al Csm devono esserci le toghe più brave, quelle che vengono selezionate ed elette dal Parlamento e dai magistrati per la loro dottrina, il loro percorso, la loro autorevolezza.