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GIULIA PALMIGIANI
Dibattito sempre più serrato sulle politiche vaccinali in Italia dopo la decisione del Ministro Schillaci di azzerare la Commissione nazionale vaccini. Ne abbiamo discusso con il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, finito nel bersaglio degli strali della Lega.
Come valuta la decisione del ministro Schillaci di procedere all’azzeramento della Commissione vaccini?
Un’azione guidata dal buon senso e dall’etica professionale: il Ministro è un medico, docente universitario, già Preside della Facoltà di Medicina e Rettore dell’Università Tor Vergata. Con la comunità scientifica così compatta non poteva fare diversamente, anche rischiando di creare fratture politiche nella maggioranza. La Commissione vaccini non è il luogo dove portare avanti teorie non dimostrate, sotto il segno di slogan quali “contrastare il pensiero unico” e valorizzare il pluralismo. Perché offrire dignità istituzionale all’anti- scienza non arricchisce il confronto, ma lo svuota e crea confusione. Con l’inevitabile conseguenza di indebolire le politiche sanitarie e aumentare i rischi per la salute individuale e collettiva.
Lei è stato attaccato in prima persona dagli esponenti della Lega per le sue valutazioni in merito...
Ovviamente. Sono stato uno dei primi, se non il primo, a segnalare pubblicamente che quei nomi nella commissione vaccini erano solo un segno di “obbedienza” del Ministro, poi tornato sui suoi passi. Questa volta però gli attacchi hanno oltrepassato ogni limite, nei contenuti e nei modi: delegittimare la Fondazione Gimbe con pretestuose insinuazioni, richieste inquisitorie e toni intimidatori non rientra certo nelle attività di parlamentari della Repubblica.
Dopo la decisione di Schillaci lo scontro si è fatto molto politico con critiche molto dure arrivate dalla Lega e anche da Fdi all'operato del ministro. Come si può evitare di politicizzare un tema così rilevante?
Il tema è ormai politicizzato dai tempi della pandemia, esattamente dall’estate del 2020 quando tutto sembrava finito: come dimenticare le continue diatribe con i no- vax, no- mask e i contestatori della “dittatura sanitaria”. Oggi è sempre più un segno dei tempi: del trumpismo dilagante, dell’anti- scienza come “vaccino” per diffondere il sovranismo, del mantenere disinformata la popolazione per raggiungere obiettivi politici e dimostrare che “il vento è cambiato”.
Senza dimenticare che il governo Meloni ha un debito elettorale da pagare a chi lo ha seguito sulla scorta di promesse antiscientifiche e che la politica vuole entra a gamba tesa in tutte le scelte di salute pubblica. E quando le migliori evidenze scientifiche contrastano gli obiettivi, si delegittimano contenuti, scienziati e organizzazioni. Ecco perché ribadiamo con forza che l’avvicendamento dei governi non può distorcere i risultati della scienza a piacimento, né dare spazio – sotto l’alibi del pluralismo – chi porta avanti teorie non dimostrate e rifiuta i metodi rigorosi della ricerca.
Un po’ come se si sentissero riecheggiare le polemiche degli scontri con i no vax dei tempi del Covid dunque. Che rischi intravede?
Sono tornate forti e chiare e per certi versi anche più rumorose. In questi anni il “sapiente” lavoro di disinformazione portato avanti da alcuni esponenti di Governo che lisciano continuamente il pelo ai no- vax per un pugno di voti, ha spostato molti scettici verso posizioni francamente contrarie alle vaccinazioni. Intanto calano le vaccinazioni per il morbillo e la parotite nei bambini e quelle per l’anti- influenzale negli anziani. E nell’ultima stagione invernale siamo rimasti fermi ad una copertura del 7% per anziani e fragili, in linea con i paesi dell’Europa dell’Est. Volenti o nolenti, i dati confermano che la cultura no- vax si sta espandendo con gravi conseguenze per la salute pubblica.
Schillaci rischia di essere sfiduciato?
In parte lo è già stato. Non sono certo apparsi segnali di fiducia né le parole del presidente Meloni - “scelta non concordata” – né quelle dei due “colleghi”, Salvini e Lollobrigida, che nello stesso giorno hanno criticato l’operato del Ministro. Il tutto amplificato da alcune testate giornalistiche che chiedono la testa di Schillaci perché non risulta “allineato” alle scelte di Governo. Forza Italia e Noi Moderati, invece, sostengono con forza le decisioni del Ministro, segno che sul tema vaccini la maggioranza è spaccata.
Come si riparte adesso con il lavoro della Commissione?
Ufficialmente dovrebbe essere rinominata a settembre. Ma visto il polverone d’agosto e le turbolenze al Ministero della Salute, prima bisogna trovare la quadra politica; altrimenti la Commissione potrebbe non essere rinominata. È certo che l’ala di Governo in credito con il mondo no- vax, scottata dall’azzeramento della Commissione per la presenza dei loro “beniamini”, continuerà a fare pressioni. E gli attacchi scomposti alla Fondazione Gimbe sono un chiaro tentativo di sbarrare la strada a chi porta avanti in maniera rigorosa il vessillo della scienza.
Che tipo di politica vaccinale si attende che possa essere messa a punto?
Innanzitutto, una politica basata esclusivamente sulle evidenze scientifiche non “diluita” da chi propala teorie non dimostrate, né da pressioni sulla composizione della Commissione vaccini. Bisogna mantenere sopra la copertura del 95% tutte le vaccinazioni pediatriche in tutte le Regioni ed aumentare quelle per gli anziani. E fare una seria campagna vaccinale per il papilloma virus, che vede in ulteriore calo le coperture: di fatto il vaccino anti- HPV è efficace nel ridurre i tumori della sfera genitale, in particolare nelle donne.