«Silvio Berlusconi ha fatto bene con Il Dubbio a definire mio padre Bettino Craxi un innovatore e modernizzatore che nulla ha in comune con Matteo Renzi. Arrogante? Poteva apparirlo, ma dietro questa durezza celava una timidezza innata. Quanto all'aiuto che Massimo D'Alema ha offerto a Renzi, io spererei in un altro aiuto». Parla con Il Dubbio Stefania Craxi, presidente della Fondazione dedicata alla statista socialista, ex sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi.Onorevole Stefania Craxi, siamo alle battute finali della campagna referendaria, nella quale è rispuntato anche il nome di suo padre, come convitato di pietra della politica italiana. Silvio Berlusconi nell'intervista di ieri a Il Dubbio traccia una netta differenza tra Renzi e Craxi, osservando che lo statista socialista aveva a differenza del premier attuale una visione politica e cambiò la storia della sinistra, ma fu fermato dalla magistratura e osserva che in comune con lui Renzi avrebbe solo "l'arroganza e l'impulsività". Che ne pensa?Sarebbe un esercizio utile avviare nel Paese e nella società politica una riflessione tesa a chiedersi perché, a distanza ormai di un ventennio, la figura di Craxi ricorre quotidianamente nel dibattito politico. La verità, benché in molti facciano fatica ad ammetterlo, sta nella qualità e nella visione della politica di Bettino, un uomo con lo sguardo proteso al futuro che guardava al di là dell'orticello di casa. Dal Mediterraneo all'Europa ogni suo pensiero è vivo ed attuale, il che mette al contempo in risalto la sua lungimiranza ed i ritardi del Paese. Tutto ciò, corrisponde alle parole di Berlusconi, quando parla di un Craxi innovatore e modernizzatore, che nulla ha però in comune con Renzi. Bettino decideva sempre secondo convinzioni profonde, mai per opportunismo. Talvolta, poteva apparire arrogante, ma chi lo conosceva - come l'amico Silvio - sa bene che dietro questa sua durezza celava una timidezza innata.Massimo D'Alema facendo una uscita a sorpresa ha detto che se Renzi cadrà in disgrazia, lui lo aiuterà come fece con Craxi. Le risulta che aiutò suo padre e fino a che punto?Guardi, non sono preoccupata per i destini di Renzi, mi interessano quelli del Paese. Ma se posso dargli un consiglio, gli suggerirei, in caso di bisogno, di sperare in tutt'altro soccorritore. Se è vero che nella fase terminale della malattia di Craxi il Presidente del Consiglio D'Alema provò ad affrontare la questione con la Procura di Milano - fui io stessa, nella speranza di salvargli la vita, a provare a smuovere le acque per il tramite di Giuliano Ferrara - "diciamo", che ciò non ha prodotto nulla. Ciò avvenne per due motivi. Primo. Perché non si volle intraprendere la strada maestra, ossia affrontare politicamente la questione, poiché ciò avrebbe sconfessato le basi su cui poggiava la falsa rivoluzione. Secondo. Perché evidentemente il rapporto con la Procura di Milano era viziato e subalterno. La vicenda, però, spiega bene il perverso intreccio che vi era tra la sinistra post-comunista e taluni ambienti della magistratura e, ancor più, come lo scettro del comando fosse in mano a quest'ultimi. Le bevute non erano pari, sia per le azioni quanto per le omissioni. Da allora viviamo un'epoca di ricatti, di condizionamenti, da cui, mi creda, neanche lo pseudo nuovo corso è immune.Secondo lei perché D'Alema ha fatto questa mossa?D'Alema è un uomo sottile quanto intelligente. Sa bene che non può lavarsi pubblicamente la coscienza con queste generiche ed estemporanee affermazioni, ammesso voglia farlo. Posso ipotizzare che da parte di chi profetizza una nuova e diversa sinistra di governo, vi sia la consapevolezza di dover fare i conti con una storia viva ed ingombrante che ha rappresentato per lunghi anni un tallone d'Achille, un tabù, che ha allontanato una parte importante di elettorato e che resta una macchia indelebile nella coscienza di questa sinistra che, senza storia e senza futuro, vorrebbe dirsi riformista e socialista. Probabilmente, è anche funzionale per smarcarsi da chi vorrebbe bollare lo scontro con Renzi come uno conflitto tra innovatori e conservatori. Ma il tema non è parlare oggi dei meriti di Craxi. Il tema è la vicenda di "Tangentopoli", ivi comprese le "manine" esterne, le speculazioni e le deviazioni che da lì originano. Non è un'opera vana. Serve al futuro dell'Italia se vogliamo riacquisire la nostra sovranità come popolo e come cittadini.Lei è in campo per il No al referendum. Che tipo di No è il suo?La propaganda governativa ha trasformato la discussione in un falso scontro tra riformisti e conservatori. Nulla di più falso. Io sono per cultura, storia e tradizione una riformista. Ma cambiare, per il solo gusto di dichiararlo, non significa di per sé innovare e migliorare. Oltre ad un deficit democratico, la de-forma acuisce tutti i mali del cretinismo parlamentare, introducendo un bicameralismo "imperfetto" ed un "Senato all'italiana" che in termini di competenze, funzionamento e composizione è di per sé motivo sufficiente per bocciare la riforma. Per il futuro, servirà riflettere sull'adeguatezza del 138 come strumento per riforme organiche. Io penso che la via maestra resti un'Assemblea costituente e la contestuale indizione di un referendum d'indirizzo che demandi al popolo la scelta della forma di Stato (centrale o federale), della forma di governo (parlamentare o presidenziale) e sull'ordinamento giudiziario (separazione carriere o meno).Se Renzi sarà sconfitto che scenario prevede?Nessun cataclisma. Nessun diluvio universale. Sarà il presidente della Repubblica, il parlamento, la realtà dei fatti e l'interesse del Paese a guidare la nuova fase. A Renzi, contesto di aver inchiodato l'Italia, in un momento di positive congiunture economiche internazionali, al videogame del "referendum", solo per cercare legittimità e per assicurarsi artatamente un ventennio di potere, piegando a questa esigenza ogni azione di governo. La verità che il 5 dicembre, indipendentemente dall'esito referendario, ci sarà un brutto risveglio per gli italiani.È d'accordo con Berlusconi che ripropone un ritorno al proporzionale?La riflessione di Berlusconi è quella di un pragmatico e sincero democratico. Non solo la condivido, ma è ciò che sostengo fin dall'esito delle elezioni del 2013 che segnano un cambio del sistema politico e la fine del coatto bipolarismo nostrano. La governabilità non si può avere con artifici che stravolgono la volontà popolare, anche perché una deroga al principio sovrano della rappresentanza non solo è antidemocratica, ma è inutile, poiché non governa avendo contro i 2/3 dei cittadini.Cosa pensa degli alleati che chiedono al Cav le primarie, mentre lui, come ha detto a "Il Dubbio", fa notare che le ha già fatte con i suoi 200 milioni di voti?Bisogna avere rispetto delle storie politiche e personali. Berlusconi è un "unicum". E credo che di questo nel centrodestra, e tanto più in Forza Italia, siano tutti convinti. Nessuno mette in dubbio l'importanza e la centralità di Berlusconi. Ma sul domani peserà l'esito referendario e la nuova legge elettorale. Le formule non possono prescindere dalla realtà.Lei, da sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi, fece, sulle orme di suo padre, un grande lavoro nei rapporti con i paesi rivieraschi. Non a caso in questi giorni, pur non essendo rappresentante governativa è al "tavolo" di "Tunisia 2020". Pensa ci sia una lacuna da parte del governo italiano?La politica e le relazioni mediterranee per noi dovrebbero essere un avamposto per dare ruolo e funzione in chiave europea ed internazionale al nostro Paese. La voce dell'Italia, che non ha inviato nessun Ministro, purtroppo non si è sentita. Il sostegno al popolo tunisino è vitale per il mondo occidentale ed in primis per l'Europa. Il G8 ha fatto molte promesse alla Tunisia, tutte puntualmente disattese. Possibile che questa giovane e strategica democrazia tunisina valga meno di un quarto del debito greco?