Armando Spataro, ex procuratore della Repubblica di Torino e Milano, durante gli anni di piombo, nel 1979 guidò le indagini che portarono alla cattura di Cesare Battisti. Oggi, a quarant’anni di distanza, non ha dubbi: “Cesare Battisti era uno dei peggiori terroristi ancora in circolazione e il fatto che sconti la pena fa parte delle regole di ogni stato democratico”.

Davvero considera Battisti uno dei peggiori terroristi degli anni Settanta, nonostante facesse parte di un’organizzazione minore come i Pac?

E’ vero che di terroristi ne abbiamo avuti tanti, anche se non le migliaia di cui qualcuno parla, forse convinto in questo modo di legittimare quella che fu una storia incredibilmente stupida. Battisti, però, è stato giudicato responsabile di quattro omicidi, condannato all’ergastolo ed è stato a lungo latitante. Sono in pochi ad avere un trascorso del genere.

Lei conosce le carte: ha la ragionevole certezza che Battisti sia colpevole dei fatti per i quali è stato condannato?

Io non sono ragionevolmente convinto, io sono matematicamente certo. Chi sostiene di avere dubbi, evidentemente non ha letto le sentenze. Se lo facesse, verificherebbe che non vi sono margini di incertezza.

Ora, dunque, Battisti sconterà la pena.

Certo, come dispongono le regole di tutti gli stati democratici. Lo Stato ha il diritto di punire coloro che vengono riconosciuti colpevoli dei reati commessi ed il dovere di dar corpo alla ragionevolissima aspettativa dei familiari delle vittime, di vedere puniti gli assassini dei loro congiunti. Altrimenti, si rischia di avallare la convinzione secondo cui, a causa del trascorrere del tempo, condotte così grave possano andare esenti da pena, anche se irrogata in seguito a un regolare giudizio.

Anche se sono passati quarant’anni dai fatti?

Assolutamente sì, non sono affatto d’accordo con chi sostiene che il carcere non serva a nulla. Peraltro, l’ordinamento penitenziario prevede che anche gli ergastolani possano avere accesso a misure meno afflittive. In relazione al caso Battisti, inoltre, va aggiunta una considerazione in più: da parte sua non si è mai ascoltata una parola di autocritica, ma solo chiacchiere per proclamarsi innocente, ingiustamente accusato e per accusare lo Stato di violenze e la polizia e il sottoscritto di essere dei torturatori. Tutto questo, per costruirsi l’immagine di vittima di un presunto sistema illegale.

La stessa convinzione di molta parte dell’intellettualità francese, che lo ha difeso.

Una tesi assurda, coltivata da sedicenti intellettuali di cui non ho alcuna stima. Sostengono che il processo italiano avrebbe violato le regole fondamentali, ma ignorano che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha rigettato il ricorso dei difensori di Battisti, nel quale si sosteneva che lui non si era potuto difendere perchè irreperibile.

Su quali basi è stato rigettato?

Con argomentazioni molto logiche: la Cedu ha spiegato che Battisti era latitante irreperibile in quanto evaso, dunque aveva scelto di rendersi irreperibile. Inoltre ha aggiunto che non era vero che non sapesse del processo a suo carico in corso, non solo perchè il processo era molto noto, ma anche perchè sono state prodotte le lettere che lo stesso Battisti scriveva ai difensori durante il processo ed in relazione al processo. Si può non essere d’accordo con la decisione dei giudici, ma questo non ha nulla a che vedere con il rispetto dei diritti umani.

Un altro argomento addotto dagli innocentisti è stato quello di un processo svoltosi in regime di leggi speciali.

Si tratta di una pura e semplice infamia e chi lo dice dovrebbe avere la forza di riconoscere il suo errore. Diceva Pertini: “Abbiamo sconfitto il terrorismo nelle aule di tribunale e non negli stadi”. Le no- stre erano leggi che hanno favorito la specializzazione ma non hanno determinato giudici speciali. Bisogna ristabilirla, questa verità. Io parlo spesso del caso Battisti, forse anche troppo, ma lo considero un impegno personale che presi con Antonio Tabucchi, il quale mi chiese di rispondere agli intellettuali francesi ed a questo falso storico, a loro così caro, cui non credono nemmeno gli stessi ex terroristi.

Addirittura?

Le racconto un aneddoto. Ero a un convegno a Science Po, a Parigi, invitato da Marc Lazar. Io dovevo parlare nel pomeriggio e sedevo in platea, quando uno dei relatori francesi ha ripetuto più volte che in Italia c’erano stati i quegli anni i tribunali speciali. Alla terza volta, lo interruppi: mi scusai ma gli dissi che non poteva permettersi di dire una tale falsità. Seguirono secondi imbarazzati, poi nella sala si alzò una persona: “Scusi professore, ma le confermo che ha ragione il dottor Spataro: in Italia non ci sono mai stati tribunali speciali”. Quella persona era Oreste Scalzone, esponente di Autonomia operaia e poi fondatori dei Co. Co. Ri., latitante in Francia.

Tornando al caso Battisti e al suo rimpatrio, ritiene che il governo abbia ecceduto nella spettacolarizzazione?

Da cittadino, le rispondo che la scena non mi è piaciuta per nulla. La soddisfazione delle autorità per l’arresto di un personaggio come Battisti è comprensibile e condivisibile, non ritengo accettabile, invece, che questi eventi vengano “teatralizzati”. Ma questo rimanda anche alle modalità delle moderna di informazione, raramente ispirata a criteri di sobrietà. Comunque, non è la prima volta che accadono fatti del genere.

Quale altro caso ricorda?

Nel 1999, venne rimpatriata dagli Stati Uniti Silvia Baraldini, terrorista del Black Panther Party. Ad accoglierla in aeroporto c’erano la madre e Armando Cossutta, mentre l’allora ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, che vi aveva accompagnato la madre, affermò che la Baraldini era «una persona il cui ritorno in Italia è fonte di gioia, soddisfazione e orgoglio».

A proposito delle ragioni dietro l’estradizione di Battisti, ritiene che a determinarlo sia stato il cambio di colore politico dei governi sudamericani?

Questo attiene all’analisi politica. Mi limito a constatare un dato: le autorità giudiziarie francesi e brasiliane avevano concesso l’estradizione, mentre furono le scelte politiche dei rispettivi governi a impedirla. Anche oggi, quella di estradare Battisti è stata una scelta politica. Le leggi, compresi i trattati di estradizione, vanno rispettate senza “se” e senza “ma” ed è triste constatare che, invece, l’esecuzione o meno dell’estradizione sia spesso condizionata dal colore politico di chi governa e non correlata alla mera applicazione delle norme.

PS: Nella prima versione dell'intervista, il titolo conteneva il virgolettato "Battisti è colpevole, lo giuro". La parola "Lo giuro" è stata una interpretazione redazionale. Spataro non l'ha mai pronunciata