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Troppo lungo il processo penale, ma troppo lunga anche la discussione attorno alla legge con cui si vorrebbe riformarlo. «Tanto che poi il senso degli interventi legislativi si smarrisce. E non ci si rende conto che il ddl all'esame del Senato è sbilanciato a garantire i diritti dei pm anziché quelli dei cittadini».È l'osservazione preoccupata di Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia che ha partecipato alla travagliata odissea della riforma del processo in qualità di presidente della commissione Affari costituzionali. E che guarda con sempre maggiore perplessità al ddl anche come avvocato penalista. «Conosco bene ad esempio la profonda cultura garantista di Nico D'Ascola, presidente della commissione Giustizia del Senato che ho visto però adattarsi a mediazioni troppo dolorose rispetto alla tenuta delle tutele costituzionali».Quindi le norme sulla prescrizione sono a suo giudizio già inaccettabili così, anche se non passasse l'emendamento Casson.Assolutamente sì. Si registra un allungamento dei tempi del processo che risponde solo a una logica: ampliare ulteriormente la già insostenibile durata delle indagini.Perché si allungherebbe la fase preliminare?Il motivo è semplicissimo: i dati di cui disponiamo dicono con chiarezza che il 70 per cento delle prescrizioni interviene nella fase delle indagini. Allungare i termini di estinzione dei reati non assicura affatto di arrivare alle sentenze definitive, ma semplicemente di avere, ancor più di quanto non avvenga ora, indagini senza fine, proroghe senza motivazioni e soprattutto esposizione dell'indagato alla gogna.Più che le sentenze, insomma, avremmo un allungamento dei processi mediatici.Esatto, un'esposizione più lunga. Finché il giudice non risponde alle pretese del pm tu rimani sotto la gogna. C'è un combinato disposto: la presunzione di non colpevolezza che si è cominciato a limare con la legge Severino, la gogna mediatica a cui ormai gli indagati devono sistematicamente soggiacere e ora l'allungamento irrazionale del processo. Significa prendere l'indagato, renderlo colpevole e colpevolizzato e trascinarlo in uno sfinimento penale che alla fine rende inutile l'assoluzione.Si controbatte: troppi giudizi non arrivano a sentenza.Di sicuro allontanare il momento in cui il reato si estingue è una soluzione tutt'altro che efficientista. È come prolungare la degenza di un malato senza curarlo. Si dice che la civiltà di un Paese si misuri sulla qualità del processo penale. Ecco, con o anche senza l'emendamento Casson questa qualità finirà per ridursi.Qual era la strada da seguire in Parlamento?Trattare separatamente misure così delicate come quelle sulla durata dei processi e sulle intercettazioni. Invece le si è ridotte quasi al rango di un emendamenti o poco più. In ogni caso così com'è la riforma manca di un respiro sistemico, è un corredo di interventi a macchia di leopardo che impediscono l'imporsi di una visione unitaria.Le regole della prescrizione andavano lasciate com'erano?Sarebbe stato giusto intervenire in modo specifico sui reati che più facilmente vanno incontro all'estinzione, in particolare le contravvenzioni. Ma non con l'alterazione di principi base come propone sempre Casson, con l'altro suo emendamento sui reati ambientali.Non la convince la prescrizione calcolata dalla notizia di reato?Assolutamente no: significa rimettere al pm la scelta del momento da cui la prescrizione decorre. Così si tolgono i contrappesi dal processo penale esattamente come sono stati tolti dall'architettura costituzionale con la riforma Boschi.Il Pd pare orientato invece a dire sì sul regime ad hoc per i reati ambientali. E non è detto che l'altro emendamento Casson sia respinto.Se passa davvero una norma che interrompe la prescrizione alla sentenza di primo grado per tutti i processi, vuol dire che si cancella del tutto l'articolo 111 della Costituzione. Evidentemente c'è chi è convinto che la ragionevole durata, e la Carta stessa, rappresentino mere opinioni.