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STEFANIA CRAXI FI
Sigonella 40 anni dopo l’ottobre del 1985, in cui l’Italia disse di no agli Usa per il rispetto della sovranità nazionale, del diritto internazionale e la conferma dell’Alleanza Atlantica, la lezione di coraggio dell'allora premier Bettino Craxi resiste. Ed è valida anche come esempio da parte di Craxi di diplomazia e di pace con i Paesi arabi moderati, gli stessi oggi protagonisti del piano Trump per il Medio Oriente. Con la senatrice di Forza Italia Stefania Craxi, figlia dello statista socialista, presidente della Commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama, ripercorriamo la storia vera di quella notte.
Senatrice Craxi, presentando giorni fa la proiezione, a Palazzo Giustiniani, del docufilm della Fondazione Craxi ' La notte di Sigonella', per la prima volta in una sede istituzionale, perché ha definito quella pagina ' l'ultimo atto del nostro Risorgimento'?
Quella vicenda dell’ottobre 1985, che ha origine nel sequestro della nave da crociera Achille Lauro in acque egiziane e poi ha ricadute nel rapporto tra Roma e Washington, con il duro confronto nella base Nato di Sigonella, rappresenta un momento simbolico della storia nazionale, perché l’azione politica del governo Craxi rivelò al mondo il profilo di un Paese che, nell’istante in cui salvaguardava la propria dignità, rifiutava di essere trattato da satellite, in conformità con il rispetto delle alleanze e dei legami atlantici; un Paese che difendeva la sua indipendenza percorrendo la strada del diritto e non della forza. Si trattò di un episodio di patriottismo, il momento in cui fu chiaro a tutti che la sovranità non era solo una parola, ma un atto di coraggio: in questo senso, lo lego al Risorgimento, essendo impregnato di valori, idee, convinzioni profonde.
Sigonella è stata piegata a molte interpretazioni di parte. Quale è il vero significato?
Bettino Craxi guidava in quel momento un esecutivo che ambiva ad esercitare una propria autonomia soprattutto nell’area mediterranea, nella consapevolezza che si trattasse del quadrante entro il quale si proiettavano gli interessi di una media potenza come l’Italia, che andavano messi al riparo da qualsiasi ingerenza. Il rifiuto che oppose alle richieste che gli provenivano dal presidente americano Ronald Reagan sulla consegna dei dirottatori dell’Achille Lauro, destinate a fuoriuscire dai canali diplomatici e a trovare sbocco in un atto di imperio, si spiega con la necessità di reagire ripristinando le regole del diritto internazionale che si pretendeva di violare, consentendo alla magistratura italiana di prendere in carico i sequestratori della nave e di giudicarli secondo le leggi del nostro Paese, come poi avvenne. Ad ispirare l’azione del presidente del Consiglio era naturalmente anche l’imperativo di preservare il patrimonio di credibilità che il suo governo aveva acquisito nel mondo arabo, patrocinando la causa palestinese e anzi spendendosi in ogni consesso per legittimare la figura del leader dell’Olp Yasser Arafat agli occhi dell’Occidente. Di qui, il bisogno di salvaguardare la stabilità della regione e degli Stati arabi moderati, in primo luogo l’Egitto di Mubarak, che avevano agito da mediatori e che venivano incalzati dalle proteste di piazza, cavalcate dalle forze estremiste.
Il docufilm spiega bene che Craxi seppe solo in seguito dell'assassinio del cittadino Usa di origine ebraica Klinghoffer da parte del commando di terroristi palestinesi. Craxi ancora oggi viene criticato da alcuni per questo e per il rilascio del mediatore, Abbas. Che accadde davvero?
Con la mediazione di Arafat e di Mubarak, venne prospettata ai dirottatori la concessione di un salvacondotto per risolvere nel più breve tempo possibile quell’intricata vicenda, a patto naturalmente che a bordo non si fossero verificati episodi di violenza contro i passeggeri. Nel momento in cui il gruppo palestinese abbandonò l’Achille Lauro, fu il presidente del Consiglio Craxi in persona a mettersi in contatto radiofonico con il comandante della nave De Rosa, il quale, contraddicendo una sua precedente dichiarazione formulata sotto la minaccia dei terroristi, diede la tragica notizia dell’uccisione di Leon Klinghoffer. Così, gli accordi presi in precedenza non avevano più valore, e Craxi fu inflessibile nel pretendere l’arresto e la consegna ai magistrati italiani dei quattro palestinesi autori di quell’atroce delitto. Per quanto concerne invece la figura di Abu Abbas, in quello specifico momento non esistevano prove di un suo coinvolgimento nel sequestro. Va ricordato che tutta la documentazione presentata dall’ambasciatore statunitense a Roma, Maxwell Rabb, con la quale il governo Usa chiedeva l’arresto e poi l’estradizione di Abbas, fu ritenuta insufficiente per la formulazione di un’accusa e valutata in termini negativi dai magistrati riuniti sotto la supervisione del capo di gabinetto del ministro della Giustizia italiano. Anche in questo caso, dunque, il governo Craxi si mosse nel pieno rispetto della legalità.
Craxi da una parte è accusato da destra come ' filopalestinese' e dall'altra bollato da sinistra come ' L'AmeriKano' perché difese al tempo stesso Israele e fece installare gli euromissili a Comiso. Quale è l'interpretazione più giusta?
Craxi era un uomo dell’Occidente, un sincero democratico che aveva a cuore i diritti dei popoli. Per tutta la vita egli difese e sostenne, in termini politici e finanziari, le grandi cause di libertà, schierandosi dalla parte degli oppressi, accanto ai dissidenti che ad Est sfidavano la dittatura sovietica e ad Ovest venivano perseguitati dai regimi autoritari e militari. Fu sempre, coerentemente, uomo di sinistra, ma di quella sinistra che stava dalla parte giusta della Storia, riformista, antigiustizialista, filoatlantica e occidentale. Amico di Israele, a cui riteneva andasse garantito il diritto di vivere in sicurezza, e solidale con le istanze del popolo palestinese, al quale riconosceva il pieno diritto alla dignità statuale.
Nel docufilm è riportato il discorso di suo padre a Montecitorio, in cui afferma che la lotta armata dei popoli oppressi “è legittima”, ma avverte l'Olp che con il terrorismo non avrebbe ottenuto soluzioni, “solo vittime innocenti”. Tragicamente profetico?
Il sequestro dell’Achille Lauro si inserisce in una cornice particolare, avviene sotto la regia del Fronte per la liberazione della Palestina, una frangia radicale che si oppone al tentativo di Arafat di abbandonare la lotta armata e di percorrere la strada del dialogo per difendere le ragioni della causa palestinese. Un approccio a cui Craxi dedicò ampi sforzi, esercitando tutta la pressione politica e morale di cui era capace perché si arrivasse all’interruzione di quella spirale di violenza, generatrice solo di ulteriore distruzione.
Quale lezione viene da Sigonella per il piano di pace del presidente Usa, Donald Trump, che finora, con i Paesi arabi, ha ottenuto il successo della tregua a Gaza? E come si sta muovendo l'Italia con il governo di Giorgia Meloni, che ha subito appoggiato il piano?
Craxi era animato da profondi sentimenti di pace, e non lesinò energie per offrire alla martoriata terra mediorientale un futuro di speranza. Egli compose un mosaico diplomatico che vedeva il sostegno di alcuni Stati arabi importanti, in primo luogo l’Egitto di Mubarak e la Giordania di re Hussein. Credo che questa sia la strada da percorrere, e in effetti il piano statunitense vede non solo la presenza, ma l’attivo coinvolgimento di alcuni fra gli attori più rilevanti della regione. L’Italia oggi sta facendo la sua parte, con generosità ed equilibrio, e continuerà a sostenere le iniziative internazionali necessarie a garantire che i primi spiragli di dialogo possano davvero condurre ad uno sbocco di pace.
Tornando alla notte dell' 11 ottobre di 40 anni fa e alla telefonata Craxi- Reagan, lei nel suo libro ' All'ombra della storia' ( Piemme) svela un particolare divertente e cioè che suo padre fece fare anticamera telefonica a Reagan. Come andò?
Fu un episodio che mi raccontò Marcello, il centralinista dell’hotel Raphael dove mio padre risiedeva quando si trovava a Roma. Quella notte, egli chiese tassativamente di non essere disturbato, ma di fronte alla chiamata in arrivo dalla Casa Bianca, Marcello non poté fare altro che armarsi di coraggio e svegliarlo. Appena udito che all’altro capo della cornetta c’era Reagan, ossia l’uomo più potente del mondo, Craxi si lasciò sfuggire la domanda: «E cosa vuole?». Per lui l’episodio di Sigonella era stato gestito nel rispetto del diritto internazionale, e nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea.